Ucraina, la volontaria Olena: facciamo di tutto perché vinca la vita
Svitlana Dukhovych - Città del Vaticano
“Quando mi sono svegliata quel mattino del 24 febbraio 2022 e ho iniziato a guardare le notizie, ho saputo che la mia città natale Nova Kakhovka, nel sud della regione di Kherson, dove sono nata e ho vissuto per venticinque anni, era stata occupata dai russi”. Inizia così il racconto di Olena Kulyhina, giovane ucraina che al momento dell’invasione si trovava a Leopoli, nell’ovest del Paese, dove insegnava all’Università Cattolica. Sua madre, sua nonna di 85 anni e il fratello con la propria famiglia, come pure molti amici d'infanzia, si sono invece ritrovati sotto occupazione. “Questa consapevolezza, – ricorda – è stata così paralizzante che non potevo pensare ad altro. Dovevo fare qualcosa di utile per ridurre la mia ansia aiutando il nostro Paese in questa lotta”. Questo primo impulso ha spinto la giovane donna a provare diversi modi per rendersi utile: dalla diffusione delle notizie, alla sistemazione dei kit medici per i militari all’invio dei medicinali ai civili nei territori occupati dai russi, fino ad arrivare a ciò che la occupa oggi, fornire farmaci e attrezzature mediche ai sanitari che curano i soldati feriti al fronte. “Questo, – spiega – è il mio modo di dire ‘grazie’ ai nostri militari che stanno liberando il nostro Paese. Loro stanno aiutando me e la mia famiglia a tornare a casa, e io cerco di aiutare i soldati feriti a curarsi, in modo che possano riprendersi il più velocemente possibile”.
Il fenomeno del volontariato in Ucraina
Olena Kulyhina è una dei tantissimi ucraini che svolgono il servizio di volontariato, fenomeno relativamente nuovo in Ucraina per il quale nei tempi sovietici non esisteva neanche la parola. Lo Stato sovietico aveva abbandonato i principi di solidarietà civile per introdurre il principio della protezione sociale comunista, secondo il quale ogni bisognoso, disabile o inabile al lavoro – adulto o minorenne – poteva contare solo sull'assistenza statale. Il volontariato ha ripreso vita in Ucraina fin dai primi anni dell'indipendenza. La Rivoluzione della Dignità, tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014, ha rappresentato un importante impulso per l'attivazione del movimento di volontariato: cittadini, comunità e associazioni hanno fornito cibo, vestiti e fondi ai volontari che hanno consegnato e acquistato tutto il necessario per i manifestanti di Maidan. Questo movimento ha continuato a svilupparsi nel corso della guerra nell’est del Paese, iniziata dopo. La successiva crescita del volontariato nel Paese è stata associata all'inizio dell'invasione russa su vasta scala. Nel febbraio-aprile 2022, centinaia di migliaia di ucraini, anche quelli tradizionalmente lontani dal volontariato, hanno iniziato ad aiutare le Forze Armate e i concittadini nell'organizzazione della resistenza all'aggressione russa. Nella fase iniziale della guerra i volontari organizzavano vari tipi di aiuto alle vittime, evacuavano e ospitavano milioni di sfollati interni, e così via. Secondo i dati di “Iniziative democratiche” un centro di ricerche sociologiche ucraino, circa il 61% degli ucraini è stato coinvolto, in un modo o nell'altro, in attività di volontariato. Oggi, le organizzazioni di volontariato compensano, in larga misura, l’impossibilità per lo Stato di arrivare a fornire piena assistenza medica ai feriti e il supporto materiale e psicologico agli sfollati. È il sondaggio del Centro ucraino di studi economici e politici “Razumkov”, pubblicato a ottobre del 2023, a mostrare il livello di fiducia dei cittadini ucraini nelle varie istituzioni statali e organizzazioni della società civile: le Forze armate dell'Ucraina sono al primo posto (93%), mentre le organizzazioni di volontariato sono al terzo posto (84%).
L’inizio del percorso
Per Olena il primo approccio al volontariato era avvenuto nel 2016 quando, in collaborazione di con monsignor Jan Sobilo, vescovo ausiliare della diocesi latina di Kharkiv-Zaporizhzhia, era stata impegnata nel progetto “Papa per Ucraina”. Molte delle persone con le quali aveva lavorato allora sono andate al fronte subito dopo l’invasione, molte altre sono poi arrivate a sostituirle. “Quasi sempre, dietro ogni soldato – spiega Olena – c’è una persona che, sostenendolo, inizia a fare volontariato. Possono essere i suoi famigliari o i colleghi di lavoro, oppure, ad esempio, persone come i miei studenti universitari che, nei primi giorni di guerra, erano molto confusi e andavano a fare i volontari ovunque potessero: alcuni accoglievano gli sfollati alla stazione ferroviaria di Leopoli, altri raccoglievano cibo e vestiti nelle aule dell'università, tessevano reti mimetiche e così via.” Olena descrive “un’intera categoria di volontari” che sono le mogli, le madri o le sorelle di militari che spesso si riuniscono, anche presso le parrocchie, fanno qualche lavoro manuale (ad esempio, calzini a maglia o reti mimetiche per soldati) e, allo stesso tempo, pregano e si sostengono a vicenda. Ci sono quelle che cuciono abiti adatti ai feriti, visitano i soldati ricoverati negli ospedali, preparano per loro cibo o forniscono i medicinali. “Ci sono moltissime persone ordinarie in Ucraina, – continua la giovane donna – che non hanno alcuna esperienza di volontariato, che lavorano, crescono i figli, e che, allo stesso tempo, cercano una possibilità di rendersi utili. Anche i bambini, i ragazzi, spesso fanno disegni e li inviano ai nostri soldati al fronte insieme ad altri regali che i loro genitori raccolgono. Anche questo è un grande sostegno, perché visitando gli ospedali vicino al fronte, ho visto che ci sono intere pareti con i disegni dei bambini, e questo è importante per i soldati perché così capiscono che i loro figli e i figli di qualcun altro si ricordano di loro e li aspettano a casa”.
Rifornimento di medicinali
Olena Kulyhina svolge la sua attività di volontariato insieme ad una sua amica con la quale, all’inizio della guerra, inviava i medicinali ai civili nei territori occupati della regione di Kherson, dove erano rimasti i suoi famigliari che sono riusciti a scappare sette mesi dopo l'inizio del conflitto. Adesso le due donne aiutano i medici militari. “Noi studiamo le liste di medicinali di cui hanno bisogno per salvare le vite delle persone, – spiega la volontaria, – e in questi quasi due anni già abbiamo le liste permanenti che al 90% si ripetono. Poi cerchiamo i fondi o i partner che possano acquistare i farmaci all'estero e spedirli a noi, oppure acquistarli in Ucraina e poi spedirli ancora più velocemente. Quello che cerchiamo sono dispositivi di protezione individuale, cioè la cosiddetta medicina tattica per il primo soccorso dopo il ferimento, quando è necessario arrestare un'emorragia e salvare la vita di una persona nella fase pre-ospedaliera, cioè prima che il ferito venga ricoverato in ospedale per il trattamento più professionale. Abbiamo circa centocinquanta medici che lavorano nelle regioni del sud e dell’est dell’Ucraina che aiutiamo costantemente”. Le due volontarie hanno una grande comunità di persone che le sostiene. Provengono non solo dall'Ucraina, ma anche da Polonia, Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti d'America. “Per queste persone siamo diventate un punto di riferimento, i loro rappresentanti in prima linea, – spiega Olena – perché quando mostro loro le foto delle persone che ricevono gli aiuti che loro hanno inviato dalle loro città e dai loro Paesi, allora si crea una sinergia in cui ognuno fa la sua parte”.
“…che la vita vinca”
Nonostante tutti gli orrori della guerra, in Ucraina i giovani si innamorano e creano famiglie. Anche Olena si è sposata di recente, suo marito, come anche suo fratello, sta combattendo al fronte. “Naturalmente è dura per ogni famiglia divisa dalla guerra – ammette – è molto difficile per le famiglie in cui le donne con bambini sono costrette ad andare all'estero, mentre gli uomini sono andati al fronte. Per gli uomini, spesso è più sicuro sapere che la famiglia, soprattutto i bambini, è al sicuro, ma fisicamente è molto difficile stare a grande distanza, non vedersi spesso. Alcune donne coraggiose, se non hanno figli troppo piccoli, si avvicinano al fronte per passare un po’ di tempo insieme ai loro amati”. In effetti, è molto importante per i ragazzi e le ragazze in prima linea avere questo sostegno, sapere che la loro famiglia è con loro. Per chi rimane nelle retrovie o addirittura all’estero, è davvero una grande sfida, soprattutto quando non c’è connessione e non si riesce a comunicare. “La mia famiglia ha solo un mese e mezzo – racconta ancora la volontaria. – Ci siamo sposati nell'ultima settimana del 2023, abbiamo preso questa decisione rendendoci conto che non dovevamo aspettare un altro momento, perché questa è la nostra vita, la stiamo vivendo adesso. All’inizio della guerra pensavamo che sarebbe stata una guerra breve, che avremmo messo insieme tutte le forze, tutte le risorse, e con l'aiuto della comunità internazionale credevamo che forse in sei mesi, un anno, saremmo tornati tutti a casa e avremmo continuato a vivere come prima. Ma ora, alla fine del secondo anno di guerra, guardiamo in modo completamente diverso al tempo, a ogni giorno che viviamo, e ogni giorno è importante. Nell’ultimo anno, ci sono state molte perdite tra i conoscenti al fronte, medici che conoscevo, amici, parenti dei miei amici, tutti hanno dato la loro vita per noi. E quando guardo queste notizie, capisco che non sappiamo per quanto tempo ancora dovremo affrontare questa prova. Perciò, ogni decisione che prendiamo, compresa quella nostra di sposarci, è un segno che la vita vince sulla morte nei nostri cuori, nella nostra fede, nei nostri progetti, e che ciascuno di noi sta facendo tutto il possibile per assicurarsi che questa vita vinca”.
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