Gaza, il 25 marzo nuovo voto al Consiglio di sicurezza Onu sulla tregua
Gianmarco Murroni - Città del Vaticano
Rinviato a lunedì 25 marzo il voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu su una risoluzione alternativa per il cessate il fuoco a Gaza. In un primo momento previsto per oggi, sabato 23 marzo, il rinvio è stato deciso per consentire nuove discussioni su un progetto di risoluzione preparato da diversi membri non permanenti del Consiglio: Algeria, Malta, Mozambico, Guyana, Slovenia, Sierra Leone, Svizzera ed Ecuador hanno preparato una versione aggiornata, sostenuta dal gruppo arabo, che chiede un cessate il fuoco umanitario immediato per il mese di Ramadan che porti ad una tregua duratura. Si chiede, inoltre, il rilascio "incondizionato" degli ostaggi e la rimozione di "tutti gli ostacoli" agli aiuti umanitari.
La posizione degli Usa
Il voto avrebbe un esito incerto, a causa della riluttanza mostrata dagli Stati Uniti, nonostante i negoziati continuati nella notte tra venerdì e sabato per cercare di evitare un altro fallimento. Ieri, Russia e Cina hanno posto il veto al progetto di risoluzione americana che sottolinea la "necessità di un cessate il fuoco immediato" a Gaza, in relazione ai negoziati per il rilascio degli ostaggi catturati durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre sul suolo israeliano. L'ambasciatrice statunitense, Linda Thomas-Greenfield, ha avvertito del rischio che corrono gli sforzi diplomatici sul campo per raggiungere un accordo di tregua in cambio del rilascio degli ostaggi. Un argomento utilizzato durante l'ultimo veto americano di fine febbraio.
Appoggio arabo a Mosca e Pechino
L'ambasciatore palestinese all'Onu Riyad Mansour ha condiviso il rifiuto della risoluzione Usa, sostenuto "all'unanimità" dai Paesi arabi, perché "non chiede un cessate il fuoco immediato". Mansour ha ribadito la posizione di Mosca e Pechino, secondo cui il testo non usa esplicitamente la parola "chiede", ma afferma semplicemente che è imperativo un cessate il fuoco, un linguaggio considerato troppo debole.
Soluzione a due Stati
Intanto, in una riunione focalizzata sulla crisi in Medio Oriente a margine del Consiglio Ue, i primi ministri di Spagna, Irlanda, Malta e Slovenia - in una dichiarazione congiunta - si sono detti "pronti a riconoscere lo Stato palestinese" e lo faranno "quando ciò porterà un contributo positivo" alla situazione. Nel testo, i 4 Paesi hanno chiesto "un immediato cessate il fuoco, che prevede il rilascio incondizionato degli ostaggi e un massiccio aumento degli aiuti a Gaza". "Siamo d'accordo sul fatto che solo la soluzione dei due Stati può portare una pace durevole e stabile", hanno affermato i 4 leader europei.
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