Hamas accetta l’accordo, ma Israele è insoddisfatto e prosegue gli attacchi su Rafah
Paola Simonetti – Città del Vaticano
La pressione su Hamas arriva a colpi di raid su Rafah, che hanno provocato almeno 15 morti. Dei pesanti bombrdamenti stanno facendo le spese anche le strutture sanitarie: l'ospedale kuwaitiano, presente nel perimetro cittadino, ha reso noto che cinque persone sono state uccise e molte altre ferite negli attacchi aerei. Israele, dunque, prosegue l'offensiva militare prima dei nuovi colloqui di oggi al Cairo dove proseguirà il tavolo negoziale. Insoddisfacente, infatti, per il governo israeliano la risposta finora data dal gruppo islamico alla proposta di tregua su Gaza: Hamas chiede un cessate il fuoco graduale con il ritiro completo di Israele dalla Striscia, il ritorno dei palestinesi sfollati e uno scambio di ostaggi-prigionieri per una tregua permanente. A Gerusalemme, intanto, centinaia di manifestanti hanno chiesto un accordo sugli ostaggi, marciando verso la casa del primo ministro, Netanyahu.
Il presidio israeliano sul valico di Rafah
Israele, intanto, continua le azioni militari su Rafah anche con il controllo del lato palestinese del valico tra Egitto e Gaza, con l’obiettivo di impedire ad Hamas di dimostrare che sta ancora governando l’area. Nei prossimi giorni e settimane, secondo fonti israeliane, Israele vuole che i palestinesi di Gaza, che non sono collegati ad Hamas, siano coinvolti nel controllo e nella distribuzione degli aiuti che entrano nella Striscia dall'Egitto. Egitto che ha, nel frattempo, interrotto l'operatività del terminal al valico anche dal proprio fronte.
Inaccettabile l’attacco di terra
I cittadini sono stati esortati, dall’esercito israeliano, a evacuare in vista dell’invasione di terra, giudicata "intollerabile per le sue devastanti conseguenze" dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che vede questo accordo come un'opportunità che non deve andare persa. L’Egitto, da parte sua, ha avvertito di "gravi rischi umanitari" per l'oltre un milione di abitanti di Gaza rifugiati. Preoccupata anche la Giordania che ha chiesto agli Stati Uniti di intervenire per fermare un "nuovo massacro". Il presidente Usa, Joe Biden, nei giorni scorsi, in una conversazione con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, aveva ribadito "la sua chiara posizione" contraria a un'invasione della città. Intervenuta anche la Cina che ha esortato Israele a "fermare l'attacco ".
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