Case in macerie a Rafah Case in macerie a Rafah 

Israele, la procura della Cpi chiede l’arresto di Netanyahu per crimini di guerra

La Corte Penale Internazionale ha invocato l’arresto anche per il ministro della Difesa israeliano, Gallant, ma anche per i leader di Hamas, Sinwar e Haniyeh. Intanto, ancora vittime a Gaza, mentre sono giunti nell’area nuovi aiuti umanitari

Paola Simonetti – Città del Vaticano

Le modalità di aggressione di Israele a Gaza possono configurarsi come tentativo di genocidio, con l’uso sistematico contro i civili dell’arma della fame, della sete e della persecuzione. Lo ha sottolineato il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Karim Ahmad Khan che ha invocato dalla camera preliminare del tribunale mandati di cattura per il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ma anche il suo ministro della difesa, Yoav Gallant, nominando come colpevoli anche i leader di Hamas, Yahya Sinwar e Isma'il Haniyeh. Un parallelo, questo, definito "disgustoso" dal ministro israeliano, Gallant, che ha dichiarato: "Israele non riconosce l'autorità della Corte". 

Le reazioni internazionali 

Richieste contro Israele che gli Stati Uniti giudicano infondate ed emesse frettolosamente e senza autorità giudiziaria. "Quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza – ha dichiarato il presidente Usa, Joe Biden-non è genocidio". Francia e Belgio hanno comunicato, invece, il pieno sostegno alla Corte penale internazionale. Il ministero degli Esteri francese ha sottolineato che "Parigi sostiene l'indipendenza e la lotta contro l'impunità della Cpi in tutte le situazioni". Quasi in contemporanea il ministro belga degli Esteri, Hadja Lahbib, in un post pubblicato su X ha dichiarato che "i crimini commessi a Gaza devono essere perseguiti ai massimi livelli, indipendentemente dai responsabili". Dal canto suo l'Italia, per bocca del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ritiene "inaccettabile che si equipari un governo eletto con un'organizzazione terroristica".

Israele rinuncierebbe a offensiva ampia su Rafah

Le forze israeliane, avrebbero intanto preso la decisione di accantonare i piani per una vasta offensiva di terra nella città nel sud di Gaza optando per una più limitata azione militare dopo averne discusso con gli Stati Uniti. Lo ha fatto sapere l’analista della testata americana Washington Post, David Ignatius, facendo riferimento a dichiarazioni di funzionari a conoscenza del dossier emerso da un tavolo di confronto fra Usa e Israele. Secondo Ignatius “il piano precedente di inviare due divisioni in città non andrà avanti e le operazioni saranno più limitate con nuovi piani che comporteranno meno vittime civili, allo scopo di ottenere il via libera di Washington”.

Sul campo nuove vittime

I bombardamenti israeliani, intanto hanno provocato altri 4 morti nel sud di Gaza facendo salire ad oggi a 35.562 le vittime totali del conflitto. Nel frattempo, nuove speranze di un sollievo per la popolazione stremata arrivano dai 402 camion carichi di aiuti umanitari giunti nelle ultime ore attraverso i valichi israeliani di Kerem Shalom ed Erez insieme al molo temporaneo, istituito dagli Stati Uniti. I beni di prima necessità sono stati consegnati anche attraverso la Giordania e il porto israeliano di Ashdod.

 

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21 maggio 2024, 08:33