Giornata Onu contro la droga, in dieci anni aumentato il consumo del 20%
Michele Raviart – Città del Vaticano
Sono circa 292 milioni le persone nel mondo che hanno consumato droghe nel 2022, il 20% in più rispetto allo scorso decennio. Considerando che molte persone assumono più di una sostanza stupefacente, la cannabis è la droga più diffusa ed è consumata da 228 milioni di persone, seguita da oppiacei (60 milioni), anfetamine (30 milioni), cocaina (23 milioni), ecstasy (20 milioni). Questi dati generali sono stati diffusi dall’UNODC, l’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e crimine, nel rapporto 2024, pubblicato oggi, 26 giugno, in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico di droga.
Il pericolo dei nitazeni
L’allarme delle Nazioni Unite è soprattutto per l’emergere di un nuovo tipo di oppiacei sintetici, i nitazeni, 40 volte più forti del fentanyl e 500 della morfina. Provenienti dalla Cina, sono stati identificati negli Stati Uniti, in Canada e in altri Paesi ricchi come Regno Unito e Belgio. La loro apparizione, secondo gli esperti dell’UNODC, è legata alla situazione in Afghanistan. I talebani hanno vietato la produzione di oppio, di cui il Paese asiatico era il primo produttore mondiale, che è crollata del 95% dal 2023 al 2022, abbassando così la produzione globale del 74%. Le implicazioni, spiega l’UNODC, sono particolarmente preoccupanti, perché i consumatori sostituiscono l’eroina con queste droghe meno care e più facili da produrre, aumentando così i rischi per la salute e le morti per overdose.
Solo una persona su undici riceve le cure
Come ha ricordato anche il Papa all’Udienza generale, la prevenzione è la "via prioritaria" di contrasto all'abuso di droghe, così come il recupero. Questo tuttavia non è sempre possibile. Si stima che dei 64 milioni di persone che soffrono di disturbi causati dalle droghe, solo una su undici è presa in cura a livello medico. Una proporzione che si abbassa per le donne, solo una su 18.
Record storico per la cocaina
La cocaina raggiunge il suo record di produzione con 2.700 tonnellate, il 20% in più in un anno, grazie a una maggiore diffusione in Africa e in Asia oltre che in Europa e negli Stati Uniti. I coltivatori di coca sono aumentati del 12%, coprendo 355 mila ettari di terreno in più e causando così disordini sociali, come è avvenuto in Ecuador e in alcuni Paesi caraibici. I trafficanti di droga sono criminali, ha ribadito Papa Francesco, e questo è particolarmente vero per chi opera nel “Triangolo d’Oro”, tra Thailandia, Laos e Myanmar. Lì i trafficanti, denuncia l’Onu, usano i soldi della droga per finanziare altre attività illegali con grandi impatti nelle comunità e nell’ambiente. “Le comunità sfollate, povere e migranti subiscono le conseguenze di questa instabilità, a volte costrette a ricorrere alla coltivazione dell'oppio o all'estrazione illegale di risorse per sopravvivere, a cadere nella trappola del debito con i gruppi criminali o a fare uso di droghe esse stesse”, si legge nel rapporto, che cita tra gli effetti della produzione di sostanze stupefacenti, “la deforestazione, lo scarico di rifiuti tossici e la contaminazione chimica”.
I rischi della liberalizzazione
Secondo i dati aggiornati al gennaio 2024, Canada, Uruguay e 27 giurisdizioni negli Stati Uniti hanno legalizzato la coltivazione e la vendita di cannabis a scopi non terapeutici. Questo ha portato sia alla produzione di derivati con contenuti di THC – la sostanza psicoattiva della cannabis – più alti, sia a un aumento in proporzione delle ospedalizzazioni e ai ricoveri per disturbi psichiatrici e tentativi di suicidio per i consumatori più giovani. Preoccupazione è stata espressa anche per i movimenti di “rinascimento psichedelico”, che predicano un uso di sostanze psicotrope a fini terapeutici non ancora avallato dagli studi della comunità scientifica.
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