Medio Oriente, ancora vittime a Gaza e in Libano dopo raid israeliani
Gianmarco Murroni - Città del Vaticano
Non si fermano gli attacchi israeliani a Gaza e in Libano. L'agenzia di protezione civile della Striscia ha dichiarato che ieri almeno 30 persone sono rimaste uccise nei raid, in città e nel campo profughi di Jabalia, nel nord. Diversi edifici che fungevano da rifugio per gli sfollati sono stati distrutti, decine sono le persone ancora sotto le macerie. In migliaia sono intrappolati nel campo. “A nessuno è permesso di entrare o uscire, chiunque ci provi viene colpito", è la denuncia di Medici senza frontiere, secondo la quale le forze israeliane hanno emesso ordini di evacuazione, pur effettuando allo stesso tempo attacchi e impedendo alle persone di lasciare l'area in sicurezza.
Bombardamenti in Libano
Il ministero della Salute libanese ha confermato che sono almeno 60 i civili che hanno perso la vita e 168 quelli rimasti feriti in raid condotti dai caccia israeliani nelle ultime 24 ore nel Paese. L'ultimo attacco è avvenuto nella regione di Baalbeck-Hermel, nel Libano orientale, causando cinque morti e cinque feriti. Le località colpite sono Boudai, Kfardane e Kayal. Secondo il rapporto ufficiale, quattro persone sono state uccise nel villaggio di Boudai, mentre un'altra vittima è stata registrata a Kfardane, dove si contano anche tre feriti. Nella vicina località di Kayal, altre due persone sono rimaste ferite. Le forze di Israele, d’altra parte, fanno sapere di aver intercettato due droni provenienti dal Libano diretti a Tel Aviv: un edificio a Herzliya è stato danneggiato, causando blackout in alcune parti della città, ma non sono segnalate vittime. Sirene sono risuonate anche nella Galilea Centrale e Superiore.
Soluzione diplomatica
A esprimere la sua speranza per una soluzione diplomatica della guerra è il segretario di Stato Usa. "Continuiamo a impegnarci intensamente per prevenire un conflitto più ampio nella regione", ha detto Antony Blinken dopo un vertice a Laos. "Abbiamo tutti un forte interesse nel cercare di contribuire a creare un ambiente in cui le persone possano tornare alle loro case, alla loro sicurezza e protezione, e i bambini possano tornare a scuola - ha ribadito - quindi Israele ha un chiaro e legittimo interesse a farlo. Il popolo libanese vuole la stessa cosa". Nel corso delle ultime ore Blinken ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro libanese Najib Mikati e con il presidente del parlamento Nabih Berri.
Condanna internazionale
Intanto, si allarga la condanna dopo gli attacchi israeliani ad alcune basi Unifil nel sud del Libano, l’ultimo dei quali ha ferito due caschi blu di nazionalità cingalese a Naqoura. Dopo le parole dei leader europei Meloni, Macron e Sanchez, che hanno espresso indignazione per quanto accaduto, altri governi si sono uniti al dissenso internazionale. Il ministero degli Esteri dello Sri Lanka ha chiesto il rispetto degli “obblighi di garantire la sicurezza e la protezione del personale delle Nazioni Unite e l'inviolabilità dei locali Onu in ogni momento". Anche il Governo di Cuba si è unito al coro di condanne: "Israele non può continuare ad attaccare impunemente le forze dell'Onu in Libano", ha detto il ministro degli Esteri dell'isola, Bruno Rodriguez. Dello stesso avviso il primo ministro irlandese Simon Harris che ha esortato Israele a “prestare attenzione alle preoccupazioni della comunità internazionale".
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