Gesù come vero medico dei corpi e delle anime
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
“Non si capisce l’opera di Cristo, non si capisce Cristo stesso, se non si entra nel suo cuore pieno di compassione”. Sono le parole di Papa Francesco all’Angelus di oggi, giornata mondiale del Malato e memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes.
Gesù compie un gesto sconvolgente
Commentando la lettura evangelica odierna in cui Gesù - mosso a compassione - guarisce un uomo malato di lebbra, Francesco mette in evidenza il gesto “audace” di Cristo:
“Il fatto più sconvolgente è che Gesù tocca il lebbroso, perché ciò era assolutamente vietato dalla legge mosaica. Toccare un lebbroso significava essere contagiati anche dentro, nello spirito, cioè diventare impuri (…) In questa guarigione noi ammiriamo, oltre alla compassione, anche l’audacia di Gesù, che non si preoccupa né del contagio né delle prescrizioni, ma è mosso solo dalla volontà di liberare quell’uomo dalla maledizione che lo opprime.”
La malattia non intacca il rapporto con Dio
“… una persona malata può essere ancora più unita a Dio. Invece il peccato, quello sì che ci rende impuri! L’egoismo, la superbia, l’entrare nel mondo della corruzione, queste sono malattie del cuore da cui c’è bisogno di essere purificati, rivolgendosi a Gesù come il lebbroso: ‘Se vuoi, puoi purificarmi!’. E ogni volta che ci accostiamo al sacramento della Riconciliazione con cuore pentito, il Signore ripete anche a noi: 'Lo voglio, sii purificato!'.
Solo così, conclude Francesco, è possibile “sanare anche le nostre ferite interiori”.
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