Incontro famiglie. Don Gentili: a Dublino c’è un cuore che batte
Alessandro Gisotti – Dublino
Don Paolo Gentili, quali sono le sue impressioni e anche, se vogliamo, un primo bilancio di questo Incontro mondiale delle famiglie a Dublino?
R. – L’Irlanda ha vissuto un po’ in anticipo anche un fenomeno di secolarizzazione: è come la punta di un iceberg, rispetto anche ad altre nazioni d’Europa. In questi giorni, camminando per le vie di Dublino, vediamo chiese trasformate in ristoranti, trasformate in musei … qualche volta si ha quasi la sensazione che proprio la comunità cristiana sia diventata una specie di museo … E invece, in questi giorni c’è un cuore che batte, ci sono famiglie con i bambini e con i pannolini da cambiare, che discutono con i figli adolescenti e che portano una freschezza nuova in questa città. Sembra proprio rinascere: c’è un senso di famiglia nell’aria!
Lei diceva: i pannolini da cambiare; è la concretezza della vita delle famiglie ogni giorno. Che cosa sta dando questo a voi, ai sacerdoti, ai tanti vescovi, ai cardinali che sono qui a Dublino?
R. – Quando un prete, un vescovo ha accanto delle famiglie, credo che avverta nel cuore il senso del suo ministero pastorale. Quando una famiglia ha accanto un sacerdote, si sente protetta, custodita, avverte una paternità: c’è una reciprocità che è tutta da riscoprire, ed è anche la bellezza del camminare insieme tra vocazioni differenti.
Il Papa chiede, con “Amoris laetitia” e anche con questo Incontro mondiale delle famiglie, di testimoniare la gioia delle famiglie, cristiane in particolare, a volte anche tra mille fatiche. Come si può anche incoraggiare questa sfida da parte della Chiesa?
R. – Quando il Papa parla della gioia sempre precisa che non è una gioia a basso prezzo, non è una gioia dell’effimero, non è una gioia passeggera. E’ la gioia di una giornata instancabile, terribilmente colma di questioni problematiche, dove la sera marito e moglie arrivano stanchi morti e guardandosi negli occhi, però, ritrovano il senso profondo di tutta quella giornata, il senso dello stare lì. Il Vangelo si illumina nella loro carne; il loro incontrarsi tra uomo e donna diventa veramente fecondo. Non è solo che nasce un figlio: è che rinasce, quella famiglia, ogni giorno; è un amore vissuto a 360 gradi. E non è un amore facile: è davvero l’amore che si costruisce. Il Papa parla di un amore artigianale, un po’ come stare dentro un laboratorio dove impari dall’artigiano quel mestiere così speciale. Questo chiede allora un accompagnamento nuovo delle famiglie: questa è la vera sfida del futuro.
Da ultimo: la Chiesa italiana, secondo lei, che cosa si porterà da Dublino quando poi torneranno – famiglie, vescovi e sacerdoti – nelle proprie diocesi?
R. – Qui stiamo vedendo una Chiesa italiana molto bella, devo dire; cioè, io sento di essere un privilegiato perché ho un osservatorio speciale, nel senso che vediamo famiglie che vanno la scelta del Vangelo e la rinnovano ogni giorno, e poi ricadono. E questo ricadere mostra anche a noi sacerdoti il vero incontro con la salvezza del Vangelo, cioè: sto immaginando il Parco nel quale si svolgerà sia la grande Messa con Papa Francesco alla quale tanti verranno. Ecco, lo immagino come il nuovo giardino nel quale le famiglie d’Europa possono anche trovare un’accoglienza nuova.
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