Bhatti: cristiani e minoranze devono essere aiutati
Cecilia Seppia, Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Paul Bhatti ha fondato il Movimento di tutte le minoranze del Pakistan dopo l'uccisione del fratello Shahbaz nel 2011. Con il governatore del Punjab, il musulmano Salman Taseer, si era opposto alla legge sulla blasfemia. (Ascolta il podcast dell'intervista)
D. – Oggi, insieme alla sua associazione, è stato ricevuto dal Papa che vi ha incoraggiati ad estendere la vostra azione di aiuto ai cristiani discriminati e alle minoranze in tutte le zone del Pakistan dove sono più presenti. Cosa l’ha colpita però del discorso di Francesco?
R. – Più che altro, la sua convinzione che i cristiani del Pakistan e tutti gli altri che sono perseguitati per la loro fede, debbano essere supportati, protetti e aiutati. Ha incoraggiato la nostra associazione ad estendere i nostri aiuti, il più possibile, alle persone in difficoltà, in sofferenza e questa è la nostra dottrina, questa è la nostra fede: non soltanto i cristiani, ma tutti coloro che soffrono a causa della loro fede e sono emarginati in una società come quella del Pakistan.
D. – Lei ha seguito – ovviamente – il caso di Asia Bibi: ci siamo sentiti molte volte, su questo argomento. In questo momento, Asia è libera in Pakistan ma ovviamente in un luogo nascosto per le minacce degli estremisti. Sotto tiro ci sono anche i suoi figli. Che cosa può dirci relativamente a questa vicenda?
R. – Io credo che Asia Bibi sarà libera, anche se lei attualmente è in Pakistan e in una situazione protetta; c’è gente, in Pakistan specialmente – giudici e forze dell’ordine – che l’ha presa sotto la propria protezione e stanno aspettando la revisione della decisione. Questa è una cosa abbastanza comune: quando la Corte Suprema emette un verdetto, la persona che è stata accusata o l’opponente può chiedere una revisione. Questo avviene in tutti i casi: anche io ho una bambina accusata di blasfemia che è stata assolta dalla Corte Suprema e loro hanno chiesto la revisione; ma di solito, la loro decisione non cambia.
D. – La sua associazione “Missione Shabhaz Bhatti” segue proprio, tra le altre attività, le vittime di false accuse, come è stato per Asia Bibi...
R. – Abbiamo una giustizia in Pakistan per cui stiamo seguendo queste accuse, questi casi …
D. – Come procede il vostro lavoro e soprattutto, di cosa avete bisogno?
R. – Noi abbiamo bisogno di tre cose. Primo: poichè questa nostra missione dovrebbe rispondere ai bisogno del Pakistan, abbiamo delle zone che sono coperte da diocesi come quella di Treviso, Trento e Venezia. Ma stiamo cercando aiuti per altre quattro zone dove facciamo incontri, abbiamo creato centri di ascolto e c’è promozione del dialogo religioso. Quelle persone che sono falsamente accusate vengono aiutate, supportate e, quando necessario, protette. Questo creerebbe, secondo me, una grande armonia in Pakistan, darebbe una continuità a quella missione che mio fratello aveva iniziato. Perciò, quello che abbiamo chiesto e stiamo chiedendo è di appoggiarci per un po’ di anni, finché la gente diventerà indipendente da poter poi continuare con le proprie risorse locali.
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