Papa all'udienza: che Maria benedica la Bulgaria e la Macedonia del Nord
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Papa Francesco è rientrato ieri sera dal suo viaggio apostolico di tre giorni in Bulgaria e Macedonia del Nord e la catechesi all’Udienza generale di questo mercoledì non poteva che riandare all’esperienza appena vissuta di cui il Papa fa quasi un resoconto ai numerosi pellegrini raccolti in Piazza San Pietro.
Passi avanti in Bulgaria nel dialogo con gli ortodossi
Francesco sottolinea che in Bulgaria, a guidarlo nell’incontro con un popolo cerniera tra Europa Centrale, Orientale e Meridionale, è stato il ricordo di San Giovanni XXIII, che fu Delegato Apostolico in quel Paese.
Col motto “Pacem in terris” ho invitato tutti a camminare sulla via della fraternità; e su questa via, in particolare, ho avuto la gioia di compiere un passo avanti nell’incontro con il Patriarca della Chiesa Ortodossa Bulgara, il Patriarca Neofit e i Membri del Santo Sinodo. In effetti, come cristiani, la nostra vocazione e missione è essere segno e strumento di unità, e possiamo esserlo, con l’aiuto dello Spirito Santo, anteponendo ciò che ci unisce a ciò che ci ha diviso o ancora ci divide.
Il mondo ha bisogno di evengelizzatori appassionati
Furono i santi Cirillo e Metodio a portare il Vangelo in Bulgaria, tanto che San Giovanni Paolo II, ha detto Francesco, li ha nominati Patroni d’Europa a fianco di San Benedetto. Nella Cattedrale di Sofia, il Papa ha sostato di fronte alla sacra immagine dei due fratelli e di loro dice:
Essi, di origine greca, di Salonicco, seppero usare con creatività la loro cultura per trasmettere il messaggio cristiano ai popoli slavi; idearono un nuovo alfabeto col quale tradussero in lingua slava la Bibbia e i testi liturgici. Anche oggi c’è bisogno di evangelizzatori appassionati e creativi, perché il Vangelo raggiunga quanti ancora non lo conoscono e possa irrigare di nuovo le terre dove le antiche radici cristiane si sono inaridite.
La Macedonia del Nord, un Paese accogliente e ospitale
Santa Madre Teresa di Calcutta, nata a Skopje, è stata invece la presenza spirituale che ha accompagnato Francesco in Macedonia del Nord. Lei, dice, è “l’immagine della Chiesa in quel Paese e in altre periferie del mondo: una comunità piccola che, con la grazia di Cristo, diventa una casa accogliente dove molti trovano ristoro per la loro vita”. Una accoglienza che caratterizza l’intero Paese e che il Papa vuole sottolineare:
Con la mia visita ho voluto incoraggiare soprattutto la sua tradizionale capacità di ospitare diverse appartenenze etniche e religiose; come pure il suo impegno nell’accogliere e soccorrere un gran numero di migranti e di profughi durante il periodo critico del 2015 e 2016. Là, c’ è una grande accoglienza, hanno un grande cuore. I migranti creano dei problemi per loro, ma li accolgono e li amano. E i problemi li risolvono. Questa è una cosa grande di questo popolo. Un applauso a questo popolo.
La tenerezza delle suore di Madre Teresa
Sempre riguardo alla visita nella Macedonia del Nord, un Paese giovane “e bisognoso di aprirsi ad orizzonti ampi senza perdere le proprie radici”, il Papa cita l’incontro con i giovani che ha esortato a mettersi in gioco come ha fatto Agnese da ragazza, la futura Madre Teresa, e poi quello con i sacerdoti e le persone consacrate.
Sono rimasto colpito, quando sono andato a visitare le Suore di Madre Teresa, erano con i poveri. Sono rimasto colpito dalla tenerezza evangelica di queste donne. E questa tenerezza nasce dalla preghiera, dall’adorazione. Ma loro accolgono tutti, si sentono sorelle, madri di tutti; ma lo fanno con tenerezza. Tante volte noi cristiani perdiamo questa dimensione della tenerezza. E quando non c’è tenerezza, diventiamo troppo seri, acidi. Queste suore sono dolci nella tenerezza e fanno la carità, ma la carità come è, senza travestirla. Invece, quando si fa la carità senza tenerezza, senza amore, è come se all’opera di carità, noi buttiamo un bicchiere di aceto. No, la carità è gioiosa, non è acida.
La Madonna benedica i due popoli
Nella messa a Skopje, dice ancora, si è rinnovato “in una periferia dell’Europa di oggi, il miracolo di Dio che con pochi pani e pesci, spezzati e condivisi, sazia la fame delle moltitudini. Alla sua inesauribile Provvidenza - conclude - affidiamo il presente e il futuro dei popoli che ho visitato in questo viaggio. E per loro recita insieme ai presenti in piazza un’Ave Maria.
Il ricordo commosso di Jean Vanier
Nel saluto ai pellegrini di lingua francese, Papa Francesco ricorda Jean Vanier, "un grande uomo di Chiesa", morto ieri e afferma:
Lui ha lavorato per i più poveri, per i più scartati, anche per coloro che nel grembo della mamma erano condannati a morte, cercando di convincere i genitori di mandarli via e non farli nascere. Lui li ha ricevuti e ha dato la vita. Che Jean Vanier rimanga un esempio per tutti noi, che ci aiuti dal cielo.
Il saluto ai pellegrini di lingua italiana
“Sabato scorso, a Città del Messico, dice il Papa nel suo saluto ai fedeli di lingua italiana, è stata proclamata Beata Maria de la Conception Cabrera, madre di famiglia, “che testimoniò il valore salvifico della Croce di Cristo (…). Un applauso alla Beata Conchita!”. Cita poi, tra gli altri gruppi presenti, la delegazione della “Campana della Pace” di Vigo di Fassa e quella dell’Associazione Meter impegnata contro lo sfruttamento dei bambini. Ricorda ancora che oggi ricorre la Supplica alla Madonna di Pompei dicendosi unito a quanti si ritroveranno a mezzogiorno a recitare la Supplica alla Madonna, “affinché Ella volga il suo sguardo sul mondo e interceda per la Chiesa intera e per quanti soffrono nel corpo e nello spirito”. Infine una preghiera per la sua Patria, l’Argentina dove oggi si celebra la Solennità di Nuestra Señora de Luján.
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