Aperta al pubblico la casa natale di Papa Luciani, visitata da Wojtyla
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La visita della casa dov’è nato, il 17 ottobre del 1912, e dove ha vissuto la sua vita da fanciullo Papa Luciani, a Canale d’Agordo, inizia dalla vecchia stalla al piano terra del “maso”, dopo aver attraversato una piccola area verde che da’ su via XX Agosto. E’ da qui che sono passati i visitatori che, alle 17 del 2 agosto, hanno avuto il privilegio di essere i primi ad entrare in casa Luciani nel giorno dell’apertura al pubblico. La diocesi di Vittorio Veneto l’ha acquistata dai nove nipoti di Albino Luciani, il 27 giugno di quest’anno, ma era disabitata dal 2008, anno della morte di Edoardo, il fratello di Papa Giovanni Paolo I.
La visita a casa Luciani comincia dalla stalla
Accanto alla stalla, la cantina dove il padre di Albino, Giovanni, durante l’inverno lavorava il legno, con gli attrezzi da falegname ma anche per lavorare la terra. Una prima rampa di scale porta all’ingresso “nobile” della casa, su via Rividella, civico 8, di questo borgo del bellunese che conta 1200 abitanti, a 973 metri d'altitudine, sulla strada che porta alla stazione sciistica di Falcade. Ancora qualche gradino e si sale al primo piano, dove si trovano la cucina, luogo di ritrovo della famiglia, e dove il piccolo Albino, prima di entrare in seminario, già a 11 anni, viveva soprattutto con la madre e dove è tornato a trovare molte volte il fratello, anche da vescovo di Vittorio veneto e poi da patriarca di Venezia.
Il primo vagito nella stanza riscaldata dalla "stua"
Dalla cucina si accede alla sala, che quando Albino è nato era la stanza più calda della casa, grazie ad una grande “stua” in ceramica, la stufa di montagna alimentata a legna. Qui Bortola Tancon ha dato alla luce Albino, il primo dei quattro figli, e qui il piccolo è stato battezzato, subito dopo la nascita, dalla levatrice Maria Fiocco, “per imminente pericolo di vita”. Due giorni dopo, la cerimonia completa nella chiesa parrocchiale di Canale D’Agordo, dedicata a San Giovanni Battista, officiata dal vicario cooperatore don Achille Ronzon. Sullo stesso piano anche la piccola stanza da letto dove il monsignor e poi cardinale Luciani poteva venire a dormire ogni volta che veniva a trovare il fratello Edoardo.
Gli altri eventi della giornata a Canale d'Agordo
La prima visita è stato solo uno dei momenti dell’intenso pomeriggio dedicato a Giovanni Paolo I a Canale d'Agordo. Alle 16, il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero e postulatore della causa di canonizzazione, ha presentato il volume: "Albino Luciani. Giovanni Paolo I. Biografia ex documentis. Dagli atti del processo canonico" di Stefania Falasca, vice postulatrice, di Davide Fiocco, collaboratore della causa di canonizzazione e di Mauro Velati, storico e collaboratore della positio di Giovanni Paolo I. Il testo rappresenta la prima biografia completa, condotta con metodo storico-critico sulla base di una investigazione delle fonti archivistiche, di una ricerca bibliografica e della testimonianza di 188 persone, tra le quali il Papa emerito Benedetto XVI, il dottor Renato Buzzonetti che constatò la morte di Luciani e suor Margherita Marin, religiosa presente nell’appartamento papale al tempo di Giovanni Paolo I.
Il card. Stella: nel cuore il ricordo di un Pastore buono
Nel suo intervento, il cardinal Stella ha ricordato che Vittorio Veneto, dove Albino Luciani è stato vescovo per 11 anni, è anche la sua diocesi di origine. Personalmente, ha rivelato il porporato, “ho il vivo ricordo della sua santità umile e sobria, nonché del suo tratto amabile e cordiale. Ho conservato nel cuore, lungo gli anni, la memoria di una persona semplice che non amava apparire, di un Pastore buono e attento che incarnava la mitezza evangelica, di una figura che per me è stata come un faro luminoso lungo il cammino vocazionale e sacerdotale, nonché nel mio servizio alla Chiesa”.
La lettera del padre: “sarai un prete dalla parte dei poveri”
Il postulatore ha ricordato una lettera che il giovanissimo Albino, all’inizio del suo cammino vocazionale, ricevette dal padre, che era emigrato in Francia per cercare lavoro, e che il futuro Papa conserverà sempre nel portafoglio. “Spero che quando sarai prete - scriveva Giovanni Luciani - starai dalla parte dei poveri, perché Cristo era dalla loro parte”. Nel modo in cui Luciani ha vissuto l’essere pastore del popolo di Dio, ha commentato il cardinal Stella “c’è un riverbero di quelle parole che il padre volle rivolgergli, nonché un filo diretto che lo lega all’attuale magistero di Papa Francesco”.
"Da Papa, voleva che tutti sentissero il Vangelo più vicino"
Riguardo al breve pontificato di Giovanni Paolo I, il cardinal Stella ha sottolineato che “con lo stesso desiderio del buon pastore, che cerca di raggiungere ogni pecora del suo gregge per condurla ai pascoli verdi della vita divina, Papa Luciani desiderava che tutti comprendessero e sentissero il Vangelo più vicino all’uomo e alle preoccupazioni di ciascuno, e questo, lo induceva ad usare un linguaggio semplice e immediato che gli procurò da subito l’affetto del Popolo di Dio”. Alle 18 infine, presso la chiesa arcipretale di Canale d'Agordo, una tavola rotonda moderata da Loris Serafini, direttore della Fondazione Papa Luciani e del Museo Albino Luciani, per la presentazione del libro di Antonio Preziosi "Giovanni Paolo I. Indimenticabile", edito da Rai Libri – Cantagalli.
Biglietto unico per visitare anche il Museo Albino Luciani
La casa natale di Papa Luciani sarà aperta dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18, e sarà visitabile grazie al biglietto unico che comprende anche l’entrata al Museo Albino Luciani. Per il momento l’allestimento è molto semplice: la diocesi, che ha affidato alla Fondazione Albino Luciani la gestione delle visite, ha apportato alcune migliorie, ma già da questo inverno la casa verrà richiusa per completare la ristrutturazione e ampliare gli spazi visitabili.
Le visite di Papa Wojtyla a casa Luciani
Casa Luciani è stata visitata anche da un Pontefice in carica, san Giovanni Paolo II, che a Canale d’Agordo è voluto venire il 26 agosto 1979, prima visita pastorale in Italia, nel giorno del primo anniversario dell’elezione del suo predecessore. Ma Papa Wojtyla è tornato a Canale sicuramente almeno due volte, in incognito e in forma privatissima, durante i suoi soggiorni estivi a Lorenzago di Cadore, testimoniando così il forte legame con Albino Luciani. I due, da cardinali, si scrivevano spesso, e nell’omelia della messa celebrata davanti alla chiesa di San Giovanni Battista il 26 agosto 1979, Giovanni Paolo II disse che “la missione e l’apostolato del mio Predecessore continuano a brillare come luce chiarissima nella Chiesa” e per questo, dato che il suo pontificato è durato appena trentatré giorni, “spetta a me non soltanto di continuarlo, ma in certo modo di riprenderlo dallo stesso punto di partenza”.
Don Tison: quella volta che un Papa suonò alla mia porta
Ad accompagnare Papa Wojtyla in queste sue visite segrete a Canale d’Agordo, il suo segretario particolare don Stanislaw Dziwisz, che da cardinale e arcivescovo di Cracovia ne ha parlato all’ex sindaco Rinaldo De Rocco. Queste visite hanno portato san Giovanni Paolo II a casa Luciani, per incontrare il fratello di Papa Luciani, Edoardo, che ha confermato questi colloqui, in incognito, con un Papa vestito con una talare nera. In una di queste visite privatissime, Papa Wojtyla ha visitato anche la chiesa di San Giovanni Battista e incontrato il parroco, don Andrea Tison, arciprete di Canale d’Agordo dal 1982 al 2000. Oggi don Andrea ha più di 80 anni, ma ricorda ancora così quel giorno.
R. – Giovanni Paolo II è passato a Canale un pomeriggio. E’ stata una visita lampo, proprio di pochi minuti. E’ andato in chiesa, e poi ha suonato il campanello della canonica – sarà stato nel primo pomeriggio, verso le 14.30-15, non ricordo bene… –, e in piazza non c’era nessuno. Ha suonato il campanello, io sono sceso giù, lui è entrato, ha voluto vedere la sala di sotto, e poi mi ha detto che non voleva disturbare, perché erano in tanti lì con lui, sette o otto sacerdoti, tutti vestiti di nero come lui, ed erano solo di passaggio. Ha salutato e poi se n’è andato. Un sacerdote che era con lui mi ha detto che era una cosa privata, e di non dire niente. Quindi io non ho mai detto niente a nessuno.
E in quell’occasione il Papa si è fermato a pregare nella sua chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista?
R. – Sì, ma c’era stato anche nel 1979 a pregare nella chiesa, la conosceva bene e l’aveva già vista.
È probabile che però in quell’occasione sia andato anche da Edoardo Luciani, nella casa di famiglia dei Luciani?
R. – Non lo so, io non ho avuto notizie, ho solo il ricordo di questa visita lampo. Passando davanti alla nostra chiesa avrà detto: “Torno lì a vedere”. Ma è stata una cosa molto semplice. Mi ha detto che era di passaggio, penso stesse facendo una delle sue gite, perché erano in due macchine, mi pare. Ho visto Giovanni Paolo II per la prima volta nel 1979 quando è venuto a Canale. Io ero lì presente in piazza, alla Messa; ho portato anche i miei genitori, hanno ricevuto la comunione dal Papa, ho anche la foto. Purtroppo, quell’incontro si è svolto tutto sotto la pioggia – una pioggia battente – ed era freddo. Eravamo tutti intirizziti. Era il 26 agosto, ma il clima era veramente invernale. Quindi non abbiamo neanche potuto gustare fino in fondo quella sua presenza. Io ero lì sotto il palco, l’ho visto sì, da vicino, ma da sotto l’ombrello. Quel giorno nei miei ricordi resterà sempre, anche per la situazione un po’ drammatica.
Che ricordo ha di Papa Luciani?
R. – L’ho conosciuto in seminario. Insegnava in seminario ed io allora ero un seminarista. L’ho conosciuto quando predicava durante i ritiri in seminario. Quando parlava ed interveniva, si avvertiva una tensione particolare, perché lui aveva un fascino particolare nel suo modo di esprimersi e di parlare. Affascinava perché era un uomo semplice. Non riesco a capire questa malìa che, almeno per me, lui aveva. Era una semplicità che però non era sciatteria: era una semplicità intelligente. Anche le parole che usava: erano parole scelte e vere. Non mi ricordo di averlo mai sentito parlare in dialetto, ha sempre parlato in italiano. Probabilmente avrà fatto qualche battuta in dialetto, ma lui parlava sempre in maniera molto forbita. Anche nei suoi interventi, nelle cose che scriveva, nei suoi libri, la sua lingua era sempre dignitosa, ma semplice, tale da farsi veramente capire. Questo è quello che si intende quando si dice che Papa Luciani era un catechista. Per lui il catechista era colui che doveva essere fedele alla Parola di Dio e a chi aveva davanti. Aveva preparato una serie di esempi che aveva scelto per rendere questa Parola evidente, per farla capire. Come faceva Gesù nel Vangelo. E poi era fedele a chi aveva davanti: se aveva davanti dei bambini parlava con il linguaggio adatto per loro, e lo stesso se aveva davanti degli adulti – parlava con un linguaggio da adulto –, così anche con i giornalisti. L’ultimo quaresimale che ha fatto a Canale – era il 1978 – penso che gli anziani se lo ricordino ancora. Diceva che la Madonna era quella donna che preparava la tavola, lavava i piatti, che cercava di mettere insieme qualcosa da mangiare per San Giuseppe e per Gesù Bambino a mezzogiorno. Con questa semplicità, lui ha messo la Madonna al livello di quella che è stata la sua vita vera. La Madonna non era la “Vergine degli angeli” lassù, ma una donna che ha vissuto per 30 anni in questa maniera. E ha espresso così bene questo concetto quella sera che è stato commovente sentirlo.
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