Giappone, diritto e immigrazione. La testimonianza di chi lavora tra i rifugiati
Adriana Masotti - Tokyo
Ohsako Kozue, è una donna giapponese che ha vissuto per qualche tempo in Italia e che da anni lavora in un Centro diocesano per immigrati e rifugiati a Tokyo. I suoi sono gli occhi di tanti cattolici che in questi giorni vivono con particolare emozione la visita di Francesco nei luoghi più significativi del Paese e con grande attenzione seguono i suoi discorsi. Seppure - spiega ai nostri microfoni - la voce dei cattolici in quanto minoranza, non riesce ad arrivare a tutti, quella del pontefice ha risonanza. Da qui il rilievo che potrà avere per tutto il Paese questo viaggio. Tra le tematiche sociali in primo piano in Giappone, oltre la questione del nucleare, della pace, dei giovani, c'è anche quella legata ai molti immigrati, ai rifugiati e ai lavoratori stranieri. Una realtà non facile.
L'impegno dei cattolici per i lavoratori stranieri
In più di un'occasione durante questo viaggio Papa Francesco ha toccato questo tema. Lo ha fatto nel primo discorso in Giappone, quello rivolto ai vescovi:
Sappiamo - ha detto il Papa - che in Giappone la Chiesa è piccola e i cattolici sono una minoranza, ma questo non deve sminuire il vostro impegno per una evangelizzazione che, nella vostra situazione particolare, la parola più forte e più chiara che possa offrire è quella di una testimonianza umile, quotidiana e di dialogo con le altre tradizioni religiose. L’ospitalità e la cura che dimostrate ai numerosi lavoratori stranieri, che rappresentano più della metà dei cattolici del Giappone, non solo servono come testimonianza del Vangelo in seno alla società giapponese, ma attestano anche l’universalità della Chiesa, dimostrando che la nostra unione con Cristo è più forte di qualsiasi altro legame o identità ed è in grado di raggiungere tutte le realtà.
L'accoglienza da parte dei giovani
Anche incontrando i giovani giapponesi nell'abbraccio festoso che è stato il dialogo con loro nella cattedrale di Santa Maria a Tokyo, il Papa ha dedicato un passaggio proprio ai migranti, facendo appello al cuore dei ragazzi e rilanciando il concetto di fraternità:
In particolare - ha detto ai giovani - vi chiedo di stendere le braccia dell’amicizia e di accogliere quelli che vengono, spesso dopo grandi sofferenze, a cercare rifugio nel vostro Paese. Con noi qui c’è un piccolo gruppo di rifugiati; la vostra accoglienza testimonierà che per molti possono essere estranei, ma per voi si possono considerare fratelli e sorelle.
Lo sfruttamento e le attese degli stranieri
Nelle parole della signora Ohsako Kozue, torna proprio questa realtà degli stranieri lavoratori, dei loro diritti e delle loro preoccupazioni, in un Paese in rapido sviluppo. Oggi - dice- ci sono molti problemi in Giappone nell'ambito dei diritti umani dei migranti. In particolare cita il caso dei giovani vietnamiti che in Giappone fanno lavori che i coetanei nipponici non vogliono fare e sono spesso pagati male e sfruttati. Ohsako Kozue cita anche la realtà dei richiedenti asilo come rifugiati. Ne emerge una grande difficoltà, tempi lunghi e spesso la prigione in attesa di un riconoscimento dello status di rifugiato. "Chi cerca asilo come rifugiato - dice - deve sottoporsi a severi controlli e pochi ricevono il riconoscimento". Per chi non ci riesce c'è la detenzione per anni e poi il rimpatrio. Ad oggi si contano, dice la signora Ohsako Kozue, circa 1500 persone tra cui anche curdi e siriani detenuti, alcuni dei quali - afferma - hanno scritto una lettera al Papa proprio in vista della sua visita.
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