Covid-19, il Papa: si fermino tutte le guerre. Nuovo appello per i carcerati
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Fermare “ogni forma di ostilità bellica”. Nel pieno di un’emergenza “che non conosce frontiere”, quella per il Covid-19 in tutto il mondo, Papa Francesco leva ancora una volta la propria voce per invocare la fine dei conflitti in corso, con un appello al "cessate il fuoco totale".
Lo fa al termine dell’Angelus, recitato per la quarta domenica consecutiva dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico.
Corridoi umanitari e diplomazia
Il Pontefice ricorda come nei giorni scorsi il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres abbia lanciato un appello per un “cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”.
Mi associo a quanti hanno accolto questo appello ed invito tutti a darvi seguito fermando ogni forma di ostilità bellica, favorendo la creazione di corridoi per l’aiuto umanitario, l’apertura alla diplomazia, l’attenzione a chi si trova in situazione di più grande vulnerabilità.
Superare le rivalità
Il Papa auspica che l’impegno “congiunto” contro la pandemia possa portare tutti a riconoscere “il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri di un’unica famiglia”.
In particolare, susciti nei responsabili delle Nazioni e nelle altre parti in causa un rinnovato impegno al superamento delle rivalità. I conflitti non si risolvono attraverso la guerra! È necessario superare gli antagonismi e i contrasti, mediante il dialogo e una costruttiva ricerca della pace.
Il sovraffollamento nelle carceri
E poi ancora un pensiero alla quotidianità del Coronavirus.
In questo momento il mio pensiero va in modo speciale a tutte le persone che patiscono la vulnerabilità di essere costretti a vivere in gruppo: case di riposo, caserme… In modo particolare vorrei menzionare le persone nelle carceri. Ho letto un appunto ufficiale della Commissione dei Diritti Umani che parla del problema delle carceri sovraffollate, che potrebbero diventare una tragedia. Chiedo alle autorità di essere sensibili a questo grave problema e di prendere le misure necessarie per evitare tragedie future.
Primi passi dopo l’appello dell’Onu
In tutto il mondo, sono una settantina gli Stati coinvolti in guerre e guerriglie di vario tipo, molte delle quali dimenticate, che continuano a causare innumerevoli morti. A seguito dell’appello lanciato lunedì scorso da Guterres, si sono registrati i primi passi verso cessate il fuoco e tregue umanitarie in diversi Paesi in cui ancora perdurano sanguinosi conflitti e violenze interne, come in Yemen, nelle Filippine, in Camerun. Segnali in tal senso anche dal nord est della Siria: soltanto ieri la Commissione d’inchiesta dell’Onu ha reiterato la richiesta del Palazzo di Vetro per “evitare di peggiorare il disastro”, parlando del Covid-19 come una “minaccia mortale” per i civili siriani e in particolare per i 6,5 milioni di sfollati all'interno del Paese. La guerra in Siria, in 9 anni, ha causato oltre 380 mila vittime, indebolendo notevolmente il sistema sanitario locale: solo il 64% degli ospedali e il 52% dei centri di assistenza primaria esistenti prima del 2011 al momento sono operativi, mentre il 70% degli operatori sanitari è fuggito dal Paese, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nuove e vecchie tensioni
Rimangono però ancora tensioni e violenze, come in tanti altri Paesi tra cui Afghanistan, Mali, Libia, Somalia, Iraq, Striscia di Gaza, in Messico per il controllo del narcotraffico e lungo il 38.mo parallelo dove nelle ultime ore la Corea del Nord ha lanciato due sospetti missili balistici nelle acque tra la penisola coreana e il Giappone.
Il Coronavirus nel mondo
Cresce intanto il bilancio della pandemia da Coronavirus. Nel mondo le persone ufficialmente decedute sono oltre 30 mila, un terzo delle quali nella sola Italia. A fornire i dati aggiornati è la Johns Hopkins University, secondo cui i contagi accertati sono quasi 665 mila, il numero dei guariti è di più di 140 mila, oltre 12 mila dei quali in Italia.
(Ultima modifica: domenica 29 marzo 2020, ore 12:25)
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