Covid, Oms: "Dobbiamo prevenire il nazionalismo dei vaccini"
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Che tristezza se col vaccino anti Covid-19 "si desse la priorità ai più ricchi" piuttosto che renderlo universale. E che scandalo se l’assistenza economica messa in campo, largamente con denaro pubblico, servisse soprattutto "a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi".
Sono i sentimenti espressi da Papa Francesco all’udienza generale di stamattina, durante la quale ha ricordato come l’opzione preferenziale per i poveri propria del Vangelo dovrebbe animare anche gli sforzi per arrivare a un vaccino anti-coronavirus, tenendo presente quattro criteri base: inclusione degli esclusi, promozione degli ultimi, bene comune e cura del creato.
Oms: no a nazionalismi
Nel suo ruolo di organismo sovranazionale l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) è in sintonia con le convinzioni del Papa. E' di ieri briefing con i media, nonché la lettera, con cui il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha esortato con chiarezza i Paesi membri a "prevenire il nazionalismo dei vaccini". Per questo motivo, ha dichiarato Ghebreyesus, che l'Oms "sta lavorando con i governi e il settore privato sia per accelerare la ricerca scientifica con l'ACT-Accelerator, sia per garantire che le nuove innovazioni siano disponibili a tutti, ovunque, a partire da quelli a più alto rischio". Poco prima, ripercorrendo il lavoro dell'agenzia, il direttore aveva constatato la presenza del problema anche nei mesi passati, quando l'esplosione del coronavirus aveva scatenato "un'enorme ondata di richieste di dispositivi di protezione personale". "Alcuni paesi - ha notato Ghebreyesus - hanno messo in atto restrizioni all'esportazione e ci sono stati diversi casi di requisizione di forniture mediche chiave per uso nazionale". In sostanza, è la sua analisi, "il nazionalismo delle forniture ha esacerbato la pandemia e contribuito al totale fallimento della catena di approvvigionamento" su scala mondiale.
Vaccini, ricerca globale
Dopo quello della Russia, prodotto dall'Istituto Gamaleya, anche la Cina ha registrato in un tempo record il suo primo vaccino contro la pandemia di Covid-19. Dall’altra parte del mondo, il governo brasiliano ha autorizzato la sperimentazione di un vaccino anti-Covid sviluppato da un laboratorio statunitense. Il governo australiano ha inoltre annunciato di volere rendere obbligatorio il vaccino contro il Covid-19, dopo la firma di un accordo con la società anglo-svedese AstraZeneca per acquisire il farmaco in fase di sviluppo presso i laboratori di ricerca dell'Università di Oxford.
Ricciardi: la via maestra è la persona non quella dei profitti
L’Italia e l'Unione Europea abbracciano le parole di Papa Francesco con i fatti: “quello che abbiamo realizzato è un alleanza innanzitutto tra Italia Francia, Germania e Olanda per rendere il vaccino un bene comune da dare a tutti”. È quanto sottolinea Walter Ricciardi, professore di Igiene all'università Cattolica di Roma e consigliere del ministro della Salute italiano, aggiungendo che il primo contratto legato al vaccino più avanzato, siglato proprio dalla Commissione Europea la scorsa settimana, “va in questa direzione”. Gli investimenti pubblici “garantiranno che questo vaccino possa essere distribuito a tutti, non soltanto agli europei”. “Ci saranno quantità significative di dosi che verranno date ai Paesi più poveri, a partire dall'Africa”. Sui criteri indicati dal Papa nella scelta delle industrie, il professor Ricciardi sottolinea che questa visione è quella giusta “soprattutto in un momento post Covid”. La pandemia, spiega, ha dimostrato “tutta la fragilità del modello di sviluppo economico basato esclusivamente sul profitto, sullo sfruttamento delle persone più povere e sullo sfruttamento dei lavoratori a basso costo”. Si deve invece “mirare alla centralità della persona”. Per Ricciardi non si tratta di “un'utopia", ma dell'"unica possibilità per garantire un modello di sviluppo che preservi contemporaneamente le persone e l’ambiente in cui viviamo”. Si deve però ricordare che alcuni Paesi, osserva ancora, seguono “la strada commerciale”, una via che rafforza esclusivamente “la possibilità di arricchirsi attraverso un vaccino” e garantisce soltanto quei popoli “che possono permettersi di pagarlo”. Questa, conclude, “non è la strada che l’Europa sta perseguendo”.
Cooperazione internazionale e solidarietà
Quella indicata dal Papa è dunque una strada che non prevede distinzioni, come sottolineato anche dal presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in una recente intervista rilasciata all’Osservatore Romano e a Vatican News. “Questo virus - ha dichiarato - mostra quanto il mondo sia interconnesso. Ci troviamo di fronte a una pandemia globale e l’unico modo per sconfiggere il virus è attraverso la cooperazione internazionale e la solidarietà”.
Un vaccino per tutti
In un un’altra recente intervista ai media vaticani, Il segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, aveva evidenziato che “la pandemia deve essere un campanello di allarme. Le minacce globali mortali esigono una nuova unità e solidarietà”.
"In un mondo interconnesso - aveva detto - nessuno è al sicuro fino a quando non lo sono tutti. È stata questa, in sintesi, l’essenza del mio messaggio al lancio dell'ACT Accelerator, ovvero la collaborazione globale per velocizzare lo sviluppo, la produzione e l’equo accesso a nuove diagnostiche, terapie e vaccini per il Covid-19. Va visto come un bene pubblico. Non un vaccino o delle cure per un Paese o una regione o una metà del mondo – ma un vaccino e una cura che sono accessibili, sicuri, efficaci, facilmente somministrabili e universalmente disponibili per tutti, ovunque. Questo vaccino deve essere il vaccino della gente".
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