Concistoro, Grech: la pandemia faccia ripensare la vita anche nella Chiesa
Debora Donnini - Città del Vaticano
Le circostanze legate alla crisi sanitaria del Covid fanno da sfondo a questo Concistoro che cade nel pieno della seconda ondata del virus e all’inizio dell’anno liturgico e dell’Avvento, uno dei tempi forti per la Chiesa. Si tratta di circostanze “drammatiche” quelle che il mondo e la Chiesa stanno attraversando rileva, nel rivolgere il saluto al Pontefice all’inizio della celebrazione, il neo cardinale Mario Grech, maltese, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, il primo dei cardinali nominati da Francesco il 25 ottobre. Circostanze che “ci sfidano a offrire una lettura della pandemia” che, sottolinea, “aiuti tutti e ciascuno a cogliere in questa tragedia anche l’opportunità di 'ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza'”. “E questo lo diciamo - rimarca - non soltanto per il mondo, ma anche per noi, per la Chiesa”.
Parole pronunciate con emozione, quelle del segretario generale del Sinodo dei Vescovi, nel giorno della sua creazione a cardinale. Parole che, dalla Basilica vaticana, risuonano con particolare vibrazione in un periodo in cui l'emergenza che vive il mondo si riflette in modo analogo anche sul settimo Concistoro del Pontificato, influenzato dalle misure di contrasto adottate in Basilica, a cominciare dalla presenza di solo un centinaio di fedeli, tutti muniti di mascherina, e dalla scelta di svolgere il rito per la creazione di nuovi cardinali all’altare della Cattedra e non a quello della Confessione. E, ancora, mancano quegli abbracci che caraterizzano il Concistoro. A causa della pandemia due dei tredici nominati cardinali, il filippino Jose Fuerte Advincula, arcivescovo di Capiz, e Cornelius Sim, vicario apostolico del Brunei, sono rimasti nelle loro diocesi. Sono stati ugualmente creati cardinali e un rappresentante, in altro momento da stabilire, consegnerà loro la berretta, l’anello e la Bolla con il titolo. Inoltre, i membri del Collegio cardinalizio impossibilitati a raggiungere Roma, si sono potuti unire alla celebrazione, partecipandovi da remoto dalla propria sede, tramite una piattaforma digitale in collegamento con la Basilica vaticana.
Mettersi in cammino
Tutto il saluto del cardinale Grech ruota dunque attorno alla missione della Chiesa che, “sacramento universale di salvezza”, è chiamata a “aprire cammini” e anche a “mettersi Lei stessa in cammino”. “Se il santo popolo fedele di Dio cammina insieme, non sbaglia strada - nota il segretario del Sinodo dei vescovi - perché come totalità dei battezzati esercita quella capacità 'infallibile in credendo', il sensus fidei che Lei, Santità, tanto invita ad ascoltare per discernere 'ciò che lo Spirito dice alla Chiesa'". Sollecitazioni, ricorda il porporato maltese, date da Papa Francesco nel disegnare una “Chiesa costitutivamente sinodale”, in occasione del 50.mo dell’istituzione del Sinodo. Una Chiesa sinodale è “una Chiesa dell’ascolto” e, evidenzia ancora il cardinale Grech richiamandosi alle parole di Papa Francesco, “l’ascolto reciproco come ascolto dello Spirito è forse la forma più vera di realizzare quel 'pensiero aperto, cioè incompleto, sempre aperto al maius di Dio e della Verità, sempre in sviluppo'”. “Non si tratta in alcun modo di relativismo; piuttosto – evidenzia - si coglie qui il dinamismo stesso della Tradizione, in forza della quale 'la Chiesa tende verso la pienezza della verità divina, finché in essa giungano a compimento le parole di Dio'”.
Sinodalità
Inoltre, con la costituzione Episcopalis communio si interpreta “il Sinodo dei Vescovi non più come evento, ma come processo, nel quale sono coinvolti in sinergia il Popolo di Dio, il Collegio dei vescovi e il Vescovo di Roma, ciascuno secondo la sua funzione”, afferma il porporato che in particolare evidenzia proprio il ruolo irrinunciabile del popolo di Dio tornando anche a rimarcare l'importanza dell’ascolto e della sinodalità che “immette tutti i livelli di vita e missione della Chiesa in una dinamica di circolarità feconda: le Chiese particolari, le province e regioni ecclesiastiche, la Chiesa universale, in cui anche il Collegio dei Cardinali offre la sua parte, sono inserite in quel processo sinodale che manifesta 'un dinamismo di comunione che ispira tutte le decisioni ecclesiali'”. Un compito al servizio del quale si mette la Segreteria del Sinodo che, auspica Grech, potrebbe “fare di più, ad esempio sostenendo i vescovi e le Conferenze episcopali nella maturazione di uno stile sinodale, senza interferire, ma accompagnando i processi in atto ai diversi livelli della vita ecclesiale”, partecipando così al dinamismo della "Chiesa in uscita". Ed è proprio con lo sguardo alla virtù della speranza che conclude il suo saluto, all’inizio del Concistoro. La speranza che, dono dello Spirito Santo per i tempi difficili, veniva da Peguy immaginata come la più piccola delle altre due “sorelle”, fede e carità, eppure come quella che si tira dietro le altre due sorelle grandi.
I nuovi cardinali
Il rito tocca il culmine quando il Papa elenca i nomi dei 13 nuovi cardinali e annuncia l’Ordine Presbiterale o Diaconale al quale vengono assegnati. I nuovi cardinali fanno la professione di fede e giurano obbedienza e fedeltà al Papa e ai suoi Successori. Quindi, si inginocchiano uno a uno, davanti al Papa che impone loro lo zucchetto e la berretta cardinalizia, consegna l'anello cardinalizio e assegna a ciascuno una chiesa di Roma quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Papa nell'Urbe, e infine consegna la Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia. Con qualcuno di loro, Francesco scambia brevemente qualche parola come nel caso del neo porporato Enrico Feroci, al quale dice: "Il Papa fa cardinale un parroco!", riferendosi al suo ministero svolto nel Santuario del Divino Amore. Il Concistoro si conclude con lo sguardo dei presenti rivolto a un'immagine di Maria, ispirato dal canto, che si fa preghiera, della "Salve Regina".
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