Il Papa: c’è chi vuole sprofondare il Libano, il mondo lo aiuti a ripartire
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Al termine di una lunga giornata intervallata da canti e orazioni in varie lingue, da dialoghi privati e gesti pubblici di pace, il Papa lancia un vibrante appello per il Paese dei Cedri. Lo fa a conclusione dell’evento di preghiera e riflessione coi patriarchi e i capi delle Chiese libanesi pronunciando nella Basilica vaticana un lungo Messaggio, attraverso il quale interpella la coscienza di chi finora ha provato a spegnere la luce di una terra da sempre fertile di frutti di bene, ma da anni martoriata da una dura crisi politica ed economica.
“Occorre dare ai libanesi la possibilità di essere protagonisti di un futuro migliore, nella loro terra e senza indebite interferenze”
I versi di Khalil Gibran
“Progetti di pace e non di sventura” è ciò che il Vescovo di Roma augura a questo Paese che San Giovanni Paolo II definì un “messaggio”, ancor prima che una nazione, e che lui, Papa Francesco, ancora una volta ha dichiarato di voler visitare appena possibile. All’orizzonte il Pontefice intravede una speranza. È quella che il grande poeta Khalil Gibran descriveva nei versi raccolti nel libro “Il profeta”: “Oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta”. Un abbraccio a Beirut da parte dello scrittore libanese, che Francesco oggi vuole fare suo.
La luce nel buio
Per giungere a quest’alba, tuttavia, “non c’è altra via se non la notte”. “Nella notte della crisi occorre restare uniti”, afferma il Papa: “Insieme, attraverso l’onestà del dialogo e la sincerità delle intenzioni, si può portare luce nelle zone buie”. Ancora di luce parla Francesco spiegando come si sono orientati i lavori della giornata: “Noi Pastori, sostenuti dalla preghiera del Popolo santo di Dio, in questo frangente buio abbiamo cercato insieme di orientarci alla luce di Dio. E alla sua luce abbiamo visto anzitutto le nostre opacità: gli sbagli commessi quando non abbiamo testimoniato il Vangelo con coerenza e fino in fondo, le occasioni perse sulla via della fraternità, della riconciliazione e della piena unità. Di questo chiediamo perdono e con il cuore contrito diciamo: ‘Pietà, Signore!’”.
Il popolo libanese deluso e spossato
È lo stesso grido del popolo libanese “deluso e spossato, bisognoso di certezze, di speranza, di pace”. Con la preghiera odierna si è voluto accompagnare questo grido: “Non desistiamo, non stanchiamoci di implorare dal Cielo quella pace che gli uomini faticano a costruire in terra. Chiediamola insistentemente per il Medio Oriente e per il Libano”, esorta il Santo Padre.
Questo caro Paese, tesoro di civiltà e di spiritualità, che ha irradiato nei secoli saggezza e cultura, che testimonia un’esperienza unica di pacifica convivenza, non può essere lasciato in balia della sorte o di chi persegue senza scrupoli i propri interessi
Al servizio della pace, non degli interessi personali
Perché il Libano non è solo “un piccolo-grande Paese”, ma molto di più: “È un messaggio universale di pace e di fratellanza che si leva dal Medio Oriente”. E tale deve restare: “La sua vocazione è quella di essere una terra di tolleranza e di pluralismo, un’oasi di fraternità dove religioni e confessioni differenti si incontrano, dove comunità diverse convivono anteponendo il bene comune ai vantaggi particolari”, afferma Papa Francesco. "Chi detiene il potere si ponga finalmente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi"
Le donne siano rispettate e coinvolte nei processi decisionali
Un altro appello, il Papa lo esprime per le donne, "luci nell'orizzonte del Libano"
L'appello a cittadini, politici e comunità internazionale
Da qui una parola rivolta direttamente ai “cari libanesi”, elogiati per l’“intraprendenza” e l’“operosità” dimostrata nel corso dei secoli: “Radicatevi nei sogni di pace dei vostri anziani. Mai, come in questi mesi, abbiamo compreso che da soli non possiamo salvarci e che i problemi degli uni non possono essere estranei agli altri. Non vi scoraggiate, non perdetevi d’animo ritrovate nelle radici della vostra storia la speranza di germogliare nuovamente
Ai dirigenti politici, il Pontefice raccomanda invece di trovare “soluzioni urgenti e stabili alla crisi economica, sociale e politica attuale”, perché “non c’è pace senza giustizia”. Mentre alla comunità internazionale va l’appello di porre, con sforzi congiunti, “le condizioni affinché il Paese non sprofondi, ma avvii un cammino di ripresa. Sarà un bene per tutti”.
La pace, unico cammino per il futuro
Ecco, il bene comune è l’obiettivo che dovrebbe animare ogni azione: “I rapporti tra gli uomini non possono basarsi sulla ricerca di interessi, privilegi e guadagni di parte”, sottolinea Papa Francesco.
Noi cristiani siamo chiamati a essere seminatori di pace e artigiani di fraternità, a non vivere di rancori e rimorsi passati, a non fuggire le responsabilità del presente, a coltivare uno sguardo di speranza sul futuro
E per il futuro c’è un’unica strada, quella della pace. “Assicuriamo perciò ai fratelli e alle sorelle musulmani e di altre religioni apertura e disponibilità a collaborare per edificare la fraternità e promuovere la pace”, incoraggia il Papa. E conclude con l’auspicio che la giornata di oggi sia la prima di una serie di iniziative concrete “nel segno del dialogo, dell’impegno educativo e della solidarietà”.
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