La preghiera dell'Angelus: abbiate radici salde senza arroccamenti
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Il grazie di Francesco alla preghiera dell'Angelus si intreccia con il fulcro dell'evento di Budapest: l'Eucaristia che, ricorda il Pontefice, vuol dire proprio "azione di grazie". Il Papa si rivolge alla "grande famiglia cristiana ungherese", fratelli e sorelle "in cammino verso la piena unità". Poi, scandito da un affettuoso applauso dei fedeli, il saluto di cuore al Patriarca Bartolomeo - che chiama 'Fratello' - alla Chiesa locale e a quanti si sono adoperati per i lavori del Congresso eucaristico internazionale e per l'organizzazione della visita apostolica.
L'augurio di essere "fondati e aperti, radicati e rispettosi"
Ricordando le parole dell'Inno che ha accompagnato il Congresso, il Papa esprime il suo augurio:
Che la croce sia il vostro ponte tra il passato e il futuro! Il sentimento religioso è la linfa di questa nazione, tanto attaccata alle sue radici. Ma la croce, piantata nel terreno, oltre a invitarci a radicarci bene, innalza ed estende le sue braccia verso tutti: esorta a mantenere salde le radici, ma senza arroccamenti; ad attingere alle sorgenti, aprendoci agli assetati del nostro tempo. Il mio augurio è che siate così: fondati e aperti, radicati e rispettosi.
Papa Francesco esorta i fedeli ad annunciare il "Vangelo liberante della tenerezza sconfinata di Dio per ciascuno" e aggiunge: "Nella carestia di amore di oggi, è il nutrimento che l'uomo attende".
Il pensiero ai nuovi Beati: il cardinale Wyszyński ed Elisabetta Czacka
Con uno sguardo alla vicina Polonia infine il Papa non ha mancato di menzionare i due nuovi beati elevati agli onori degli altari proprio oggi a Varsavia. Due figure - ha ricordato - che conobbero da vicino la croce a partire da Stefan Wyszyński:
Il Primate di Polonia arrestato e segregato, fu sempre pastore coraggioso secondo il cuore di Cristo, araldo della libertà e della dignità dell’uomo; Suor Elisabetta, che giovanissima perse la vista, dedicò tutta la vita ad aiutare i ciechi. L’esempio dei nuovi Beati ci stimoli a trasformare le tenebre in luce con la forza dell’amore.
Francesco ha concluso la preghiera affidando il popolo ungherese alla Madonna nel giorno in cui si venera il Santissimo Nome di Maria - la Beata Regina, come la si chiamava nel Paese anticamente - e ha impartito la sua benedizione a tutti, con un pensiero speciale a "bambini, giovani, anziani, ammalati, poveri ed esclusi".
Con voi e per voi dico: Isten, áldd meg a magyart! [Dio benedica gli ungheresi!]
Le parole pronunciate in lingua ungherese sorprendono e entusiasmano la folla che le accoglie come un vero dono per il popolo che Francesco ha voluto abbracciare oggi.
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