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Francesco: fidarsi del Vangelo per non vivere più sotto l’angoscia della morte

All'Angelus, il Papa ricorda che nelle tribolazioni, nelle crisi, nei fallimenti, bisogna guardare alla vita e alla storia senza timore di perdere ciò che finisce, ma con gioia per ciò che resta. Il dolore causato da guerre, da violenze, calamità naturali, può insegnare a non attaccarsi alle cose del mondo che inevitabilmente sono destinate a tramontare. Tutto muore ma "non perderemo nulla di quanto abbiamo costruito e amato"

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Nella catechesi di oggi, 17 novembre, Papa Francesco si sofferma su ciò che passa e ciò che resta. Tutte le realtà di questo mondo sono destinate a tramontare, ciò che rimarrà sarà l'amore di cui saremo stati capaci. 

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Non attaccarsi a ciò che passa, guerre e calamità lo insegnano

Francesco commenta le letture domenicali invitando a superare l'attaccamento per le cose terrene: le crisi e i fallimenti, o il dolore causato dalle guerre, dalle violenze, dalle calamità naturali, non possono e non devono farci precipitare nella desolazione. La sensazione che tutto vada verso la fine è solo una sensazione, sembra dire il Papa, "avvertiamo che anche le cose più belle passano".

Le crisi e i fallimenti, però, anche se dolorosi, sono importanti, perché ci insegnano a dare a ogni cosa il giusto peso, a non attaccare il cuore alle realtà di questo mondo, perché esse passeranno: sono destinate a tramontare.

Tutto muore, non ciò che avremo costruito e amato

L'invito del Papa è a vivere secondo la promessa di eternità e di resurrezione del Vangelo. È questa che permette di "non vivere più sotto l’angoscia della morte".

Tutto muore e anche noi un giorno moriremo, ma non perderemo nulla di quanto abbiamo costruito e amato, perché la morte sarà l’inizio di una nuova vita. Fratelli e sorelle, anche nelle tribolazioni, nelle crisi, nei fallimenti il Vangelo ci invita a guardare alla vita e alla storia senza timore di perdere ciò che finisce, ma con gioia per ciò che resta: Dio prepara per noi un futuro di vita e di gioia.

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17 novembre 2024, 12:13

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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