Il Papa: l’ossessione del potere rende schiavi. Mai fare compromessi con il male
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Brama e fama, avere e potere, possesso e successo. È tutto un “veleno” che rende schiavi, ossessionati, che fa vivere ingannati. Attenzione: “Bisogna vigilare!”, dice il Papa nell’Angelus della prima domenica di Quaresima, riflettendo sul Vangelo che racconta i quaranta giorni di Gesù nel deserto, tentato per tre volte dal diavolo. Lo stesso diavolo che si presenta anche a noi “con gli occhi dolci”, “con il viso angelico” e che, afferma il Pontefice nella sua catechesi, “sa persino travestirsi di motivazioni sacre, apparentemente religiose!”. Dobbiamo “vigilare”, insiste, “non dialogare con le tentazioni” che “spesso si presentano sotto un’apparente forma di bene” e, soprattutto, "non scendere a compromessi con il male”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Scegliere la libertà
In questa lotta prendiamo esempio da Cristo, dice Francesco ai 25mila fedeli presenti a San Pietro, ricordando l’esperienza di Gesù condotto dallo Spirito Santo nel deserto, che è simbolo della “lotta contro le seduzioni del male, per imparare a scegliere la vera libertà”. “È proprio attraverso quella lotta spirituale che Egli afferma decisamente quale genere di Messia intende essere. Non un Messia così, ma così. Io dirò che questo è proprio la dichiarazione della identità messianica di Gesù, della via messianica di Gesù: 'Io sono Messia, ma per questa strada'”, evidenzia il Papa. E osserva “da vicino” le tentazioni contro cui Gesù combatte, le stesse che “accompagnano anche noi nel cammino della vita”.
Il veleno delle passioni
Per due volte il demonio si rivolge a Gesù dicendo: “Se sei il Figlio di Dio…”. “Gli propone, cioè, di sfruttare la sua posizione: dapprima per soddisfare i bisogni materiali che sente; poi per accrescere il suo potere; infine per avere da Dio un segno prodigioso. Tre tentazioni...”, spiega il Papa. È come se dicesse: "Se sei Figlio di Dio, approfittane!", cioè "pensa al tuo profitto".
È una proposta seducente, ma porta alla schiavitù del cuore: rende ossessionati dalla brama di avere, riduce tutto al possesso delle cose, del potere, della fama. È questo il nucleo delle tentazioni: il potere delle cose, della fama... È “il veleno delle passioni” in cui si radica il male.
Rispondere al male con la Parola di Dio
Cristo “si oppone in modo vincente alle attrattive del male”. Lo fa “rispondendo alle tentazioni con la Parola di Dio, che dice di non approfittare, di non usare Dio, gli altri e le cose per sé stessi, di non sfruttare la propria posizione per acquisire privilegi”.
Niente dialogo con il diavolo
"Guardiamoci dentro e vedremo che sempre le nostre tentazioni hanno questo schema, questo modo di agire", afferma ancora il Papa a braccio. “Il diavolo, che è astuto, usa sempre l’inganno”, ammonisce, “ha voluto far credere a Gesù che le sue proposte fossero utili per dimostrare che era davvero Figlio di Dio”.
Ma "Gesù non dialoga col diavolo", sottolinea Francesco, "Gesù mai ha dialogato col diavolo. O l’ha cacciato via quando guariva gli indemoniati, o, in questo caso che doveva rispondere, ha risposto con la Parola di Dio":
Mai entrare in dialogo col diavolo, è più astuto di noi. Mai! Essere aggrappati alla Parola di Dio come Gesù e sempre rispondere con la parola di Dio. E in questa strada non sbaglieremo.
E così dobbiamo fare anche con noi. E “se cediamo alle sue lusinghe, finisce che giustifichiamo la nostra falsità, mascherandola di buone intenzioni: ‘Ho fatto affari strani, ma ho aiutato i poveri’; ‘ho approfittato del mio ruolo - di politico, di governante, di sacerdote, di vescovo - ma anche a fin di bene’; ‘ho ceduto ai miei istinti, ma in fondo non ho fatto male a nessuno’, e così via". "Per favore: con il male, niente compromessi! Con il diavolo niente dialogo”, ammonisce Papa Francesco.
Niente accomodamenti
“Con la tentazione non si deve dialogare”, rimarca ancora il Pontefice, “non bisogna cadere in quel sonno della coscienza che fa dire: ‘in fondo non è grave, fanno tutti così’!”. Grave, cioè, pensare che non sia grave: “Guardiamo a Gesù – esorta il Papa -, che non cerca accomodamenti, non fa accordi con il male. Al diavolo oppone la Parola di Dio e così vince le tentazioni”.
Allora, è l’invito conclusivo, “questo tempo di Quaresima sia anche per noi tempo di deserto”, in cui prendersi “spazi di silenzio e di preghiera”: "Un pochettino ci farà bene, in questi spazi fermiamoci, guardiamo ciò che si agita nel nostro cuore ciò che si agita nel nostro cuore, la nostra verità interiore, quella che noi sappiamo che non può essere giustificata”.
Facciamo chiarezza interiore, mettendoci davanti alla Parola di Dio nella preghiera, perché abbia luogo in noi una benefica lotta contro il male che ci rende schiavi, una lotta per la libertà.
Appello per l'Ucraina
Al termine dell'Angelus, il Papa ha rivolto un accorato appello per l'Ucraina dove "scorrono fiumi di sangue e di lacrime": "Non si tratta solo di un’operazione militare ma di una guerra che semina morte, distruzione e miseria". Il Pontefice ha esortato ad assicurare i corridoi umanitari e ha ringraziato i giornalisti, da undici giorni a Kiev e in altre città ucraine, che "per garantire l’informazione mettono a rischio la vita" e rivolgono un servizio "che ci permette di essere vicini al dramma di quella popolazione e valutare la crudeltà della guerra". Il Papa ha anche assicurato che "la Santa Sede è disposta a fare del tutto a mettersi in servizio per questa pace".
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