Il Papa: sempre in ascolto e in movimento. Comunicare è rischiare e cercare frontiere
Una comunicazione “creativa”, che viene e che va, che rischia, che sta per strada, che suscita reazioni e comunica “valori”. Non una comunicazione “asettica”, priva di valori, che può cadere in mano a “commercialisti” o “ideologie del momento”. Papa Francesco mette da parte il discorso scritto preparato per membri e partecipanti alla plenaria del Dicastero per la Comunicazione: “Otto pagine! Se io incomincio a leggerle, quando arriverò alla quarta, avrete dimenticato cosa ho detto nella prima!”. Quindi in una Sala Clementina affollata anche da molti giornalisti, tecnici e impiegati dei media vaticani, pronuncia un discorso interamente a braccio: “Qualcosa più spontanea e anche fuori censura, che è più divertente…”.
Andata e ritorno
Sono soprattutto indicazioni, quelle che il Pontefice offre, su come comunicare oggi e soprattutto su cosa comunicare: in un mondo che spesso sembra aver dimenticato “i valori umani e i valori cristiani”, la comunicazione deve infatti recuperare il suo ruolo prezioso di strumento per il dialogo e la riflessione.
Quando si parla di comunicazione stiamo parlando di “un’andata e ritorno”, non c’è comunicazione in una sola direzione: va e torna, va e torna. E in questo anche si cresce. Sono soltanto i pappagalli a comunicare in andata senza ritorno, perché dicono sempre lo stesso, e non importa quello che è l’eco, quello che si dice dall’altra parte.
No alla “filosofia dell’altoparlante”, sì alla “filosofia al telefono”
Un vero comunicatore deve essere quindi “attento al ritorno”, a quello che provoca, tenendo sempre a mente che “importante non è quello che dico, no, ma quello che dico a quello che l’altro mi dice”. Non serve perciò “la filosofia dell’altoparlante” ma la filosofia “al telefono”, dove “si ascolta, si risponde”. Serve, insomma, il dialogo.
Non può esserci comunicazione senza un dialogo e senza movimento, senza muoversi.
Per strada, col rischio ma con creatività
Questo comporta sempre un rischio, ma va bene così perché – dice il Papa – nella comunicazione non c’è la “legge dell’inerzia”: "Sempre seduti sulla stessa cosa, dire le cose, dare le notizie e poi zitti. No. Tu devi ascoltare come è ricevuta quella cosa, e quale reazione provoca".
In tal senso, Francesco loda il lavoro di “creatività” compiuto da L’Osservatore Romano e dal direttore Andrea Monda: “Non è un giornalista, è un poeta, un creatore, perché lui comunica in poesia, lui con creatività, ascolta quello che dice la gente”. Esempio di questo è la ‘costola’ del quotidiano vaticano nata lo scorso giugno, L’Osservatore di Strada, il periodico che mensilmente riporta storie, esperienze, ma anche pensieri ed opinioni di emarginati, esclusi, rifugiati.
"Sì, L’Osservatore è un problema, lo sappiamo tutti – e invece di chiudere L’Osservatore, ne fa un altro, quello “di Strada”, e vai! Questo è comunicare, cercare sempre le frontiere, altre, altre… L’inquietudine comunicativa. E questo comporta un certo disordine. Il comunicatore non riesce ad avere tutto in ordine, sempre c’è qualche disordine, perché siamo così noi umani".
Riflessioni e tensioni
Bisogna suscitare riflessioni quando si comunica e, perché no, creare anche tensioni. Francesco cita come esempio i “due filmati” realizzati con il giornalista Mediaset Fabio Marchese Ragona, uno dei quali coinvolgeva persone povere: “Hanno avuto un ascolto grande, perché c’era questa ricerca di andare verso l’altro”. Un altro esempio che il Papa menziona è quello del nostro vice direttore editoriale, Alessandro Gisotti: “Se tu leggi Gisotti non fa solo la riflessione, no, lui fa la riflessione e crea delle tensioni interiori”.
Andare oltre
“Questo è comunicare, è rischiare, è creare, è andare oltre”, afferma il Pontefice. “Un comunicatore che vuole avere tutto in ordine, ha sbagliato professione, fai l’archivista che lo farai meglio! Il comunicatore deve andare sempre rischiando, sempre sulla strada, sempre nel coinvolgimento con la vita".
Un grazie, in quest’ottica, il Papa lo rivolge al prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, colui che, dice Francesco con una battuta, “ha la maledizione di essere il primo Prefetto laico nella curia!”. Ruffini "lascia crescere” questo aspetto nel Dicastero, dove la comunicazione è “in movimento, creativa”.
Trasmettere valori
Papa Francesco si concentra poi nel suo discorso a braccio su un altro aspetto fondamentale che è quello della comunicazione dei valori: “Noi non possiamo scendere a una comunicazione priva di valori. Noi dobbiamo comunicare con i valori nostri”.
"Questo non vuol dire che dobbiamo pregare la novena a un santo tutti i giorni. I valori cristiani, i valori che sono dietro, i valori che insegnano ad andare avanti. La persona che si gioca per i valori umani".
La tecnica non basta, serve il cuore
Citando un libro del gesuita statunitense James Martin, consultore del Dicastero, dal titolo “Insegnaci a pregare”, il Papa ribadisce che il comunicatore “sa anche come insegnarti la via di comunicazione con Dio”. "Essere comunicatore è questo. Andare, camminare, rischiare, con i valori, convinto che sto dando la mia vita con i miei valori, i valori cristiani e i valori umani".
Sono diffidente dei comunicatori asettici, questi che sono pura tecnica, pura.
La tecnica da sola infatti non basta: “La tecnica ti aiuta se dietro c’è un cuore, c’è una mente, se c’è un uomo, una donna che dà del suo”. “State attenti – raccomanda allora il Papa - a non scivolare soltanto sulla tecnica, perché questo ti porta a una comunicazione asettica, priva di valori, e che poi può cadere in mano ai commercialisti o alle ideologie del momento".
Calore umano
“Una comunicazione umana, con il calore umano e non puramente tecnica”, insiste il Vescovo di Roma. “La tecnica è necessaria per lo sviluppo ma se c’è l’umano. Quando tu (si rivolge a suor Veronica Donatello) vai dai sordomuti e fai così, così, (la lingua dei segni) tu conosci tutta la tecnica ma c’è il cuore tuo umano di donna, di madre, di sorella, che sta dietro quella comunicazione”.
“Avanti, senza paura!”
Da qui un elogio per “l’umanesimo” nel Dicastero per la Comunicazione che si traduce in “un clima umano” di lavoro e collaborazione. E l’incoraggiamento ad andare avanti, comunicando “con il cuore e con l’umano, con i valori”.
"Grazie di tutto davvero, grazie! Sono contento e andate avanti, rischiate, rischiate, non abbiate paura! Rischiate, per incontrare l’altro nella comunicazione".
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