Il Papa: Avvento, tempo di grazia per togliere la maschera dell’ipocrisia
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Austero, radicale, a prima vista persino duro e capace di incutere timore: Giovanni Battista si presenta così nel Vangelo di questa seconda domenica di Avvento. Francesco invita i fedeli giunti in piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus ad andare oltre la sua severità ed apparente durezza, a cogliere il segreto di Giovanni: egli – dice il Vescovo di Roma - è “un uomo allergico alla doppiezza”. Quando a lui si avvicinano per curiosità o per opportunismo farisei e sadducei, “noti per la loro ipocrisia", quest'uomo vestito di peli di cammello, ha “una reazione allergica molto forte”.
Giovanni, con le sue “reazioni allergiche”, ci fa riflettere. Non siamo anche noi a volte un po’ come quei farisei? Magari guardiamo gli altri dall’alto in basso, pensando di essere migliori di loro, di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli e dimentichiamo che soltanto in un caso è lecito guardare un altro dall’alto in basso: quando è necessario aiutarlo a sollevarsi, l’unico caso, gli altri casi di guardare dall’alto in basso non sono leciti. Magari pensiamo di essere migliori degli altri, di non avere bisogno ogni giorno della Chiesa.
Come un padre
Nel contempo il Battista, a cui accorrevano quanti si sentivano peccatori per confessare i peccati e farsi battezzare, rivolge a farisei e sadducei un grido d’amore, simile a quello di un padre che vedendo il figlio rovinarsi dice: “Non buttare via la tua vita”.
L’ipocrisia è il pericolo più grave, perché può rovinare anche le realtà più sacre. Per questo il Battista, come poi anche Gesù, è duro con gli ipocriti. Possiamo leggere per esempio il capitolo 23 di Matteo, dove Gesù parla agli ipocriti del tempo, così forte. E perché fa così il Battista e anche Gesù ? Per scuoterli. Per accogliere Dio non importa la bravura, ma l’umiltà; non la bravura: “siamo forti, siamo un popolo grande” no, l’umiltà “sono un peccatore” ma non in astratto, no: “perché questo, questo, questo”, ognuno di noi deve confessare se stesso, prima i propri peccati, le proprie mancanze, le proprie ipocrisie; bisogna scendere dal piedistallo e immergersi nell’acqua del pentimento.
Non è mai tardi per ricominciare
Il Papa invita a vivere l’Avvento come “un tempo di grazia per toglierci le maschere e metterci in coda con gli umili, per liberarci dalla presunzione di crederci autosufficienti, per andare a confessare i nostri peccati”. C’è una sola via, l’umiltà: ci purifica dal senso di superiorità, dal formalismo e dall’ipocrisia e – prosegue il Vescovo di Roma – ci “fa vedere negli altri dei fratelli e delle sorelle, peccatori come noi, e in Gesù il Salvatore che viene per noi con il nostro bisogno di essere rialzati, perdonati e salvati”.
E ricordiamoci ancora una cosa: con Gesù la possibilità di ricominciare c’è sempre. Sempre! Egli ci aspetta e non si stanca mai di noi. Sentiamo rivolto a noi il grido di amore di Giovanni a tornare a Dio e non lasciamo passare questo Avvento come i giorni del calendario, perché è un tempo di grazia per noi, adesso, qui! Mai è troppo tardi, sempre c’è la possibilità di ricominciare, abbiate coraggio, Lui è vicino a noi e questo è un tempo di conversione. Ognuno può pensare: “Ho questa situazione dentro, questo problema che mi vergogna”, ma Gesù è accanto a te, ricomincia, sempre c’è la possibilità di dare un passo in più. Sempre! Egli ci aspetta e non si stanca mai di noi. Mai si stanca e noi siamo noiosi ma mai si stanca!
Al termine della preghiera mariana Francesco ha salutato i numerosi pellegrini spagnoli e polacchi, in particolare quanti sostengono la Giornata di preghiera e raccolta fondi per la Chiesa nell’Europa dell’est; quindi ha affidato la pace per il martoriato popolo ucraino a Maria Immacolata di cui giovedì prossimo la Chiesa celebra la solennità.
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