Gli auguri al Papa del CCEE: "Mai stanco di chiedere la fine della guerra"
Michele Raviart e Tiziana Campisi - Città del Vaticano
Da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio scorso, Francesco “non si è mai stancato di chiedere la fine della guerra e di pregare per le vittime di questo conflitto”. Lo sottolineano i vescovi europei, riuniti nel CCEE, in un messaggio di auguri al Papa per i dieci anni di Pontificato in cui “rinnovano l’appello a quanti hanno autorità sulle nazione perché si giunga, prima possibile, a una pace giusta per il popolo ucraino”.
Il magistero europeo di Papa Francesco
L’affetto e la vicinanza dei presuli al Papa, si legge nel testo firmato da monsignor Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del CCEE, e dai due vicepresidenti, il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, e monsignor Ladislav Nemet, arcivescovo di Belgrado, è anche un segno di riconoscenza al Pontefice per i suoi insegnamenti, la sua testimonianza di vita evangelica, la paternità spirituale con la quale si sentono guidati e per il suo “magistero europeo”. In particolare, i vescovi europei ricordano la visita del Papa al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa a Strasburgo nel 2014, il conferimento del Premio Carlo Magno del 2016 e l’incontro con i capi di Stato e di governo dell’Unione europea nel sessantesimo anniversario del Trattato di Roma, nel 2017. Il ringraziamento va inoltre per l’incoraggiamento del Papa “a non cadere nello sconforto e nella rassegnazione” e all’accompagnamento “nella delicata missione di annunciare Cristo e di ‘aiutare l’Europa a ritrovare il volto sempre giovane di Gesù e della sua sposa’, riscoprendo i valori cristiani che sono alla base della sua identità europea.
Gli auguri del patriarca Kirill: il dialogo religioso può dare buoni frutti
"In questi tempi difficili, un dialogo tra leader religiosi può dare buoni frutti e contribuire ad unificare gli sforzi della gente di buona volontà per guarire le ferite della creazione di Dio", è la considerazione del patriarca di Mosca Kirill, in un messaggio di auguri a Francesco pubblicato sul sito della Chiesa ortodossa russa. “Nelle attuali circostanze difficili”, scrive rivolgendosi al Papa, “Lei dà un contributo significativo alla predicazione del Vangelo di Cristo e presta attenzione allo sviluppo della cooperazione interreligiosa". Il messaggio si conclude con l'augurio a Papa Francesco di "buona salute, pace mentale e l'immancabile aiuto di Cristo Salvatore nel suo operato".
La lettera del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Shevchuk
Gli auguri inviati a Francesco dal capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, ricordano le tante iniziative del Pontefice per la “martoriata Ucraina”. In una missiva, l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč afferma che i dieci anni di Papa Francesco non possono essere compresi “senza uno sguardo di fede, che affida al Signore della storia ogni nuovo slancio di vita”. Shevchuk osserva che la guerra mondiale a pezzi di cui parla Francesco è divampata proprio in Ucraina, nel cuore dell’Europa, e ringrazia il Papa in particolare per la lettera inviata a nove mesi dall’aggressione russa, perché “indipendentemente dall’appartenenza religiosa e confessionale - evidenzia - abbiamo sentito la compassione del Padre che conosce bene il dramma della nostra sofferenza”. “Mentre insieme a lei piangiamo le nostre vittime, e come lei lavoriamo quotidianamente per una giusta pace - conclude l’arcivescovo maggiore Kyiv-Halyč rivolgendosi al Papa - preghiamo il Signore affinché il suo pontificato possa indicare una strada e il cristianesimo riveli la speranza luminosa di Cristo in questi storici cambiamenti di epoca”.
La gratitudine del patriarca di Cilicia degli armeni cattolici Minassian
Nei dieci anni di pontificato di Francesco il popolo armeno - non solo i cattolici, ma anche gli apostolici e i protestanti - si è maggiormente sentito vicino al cuore del Successore di Pietro, scrive nella sua lettera augurale il patriarca di Cilicia degli armeni cattolici Raphaël François Minassian. “Ricordo, in particolare, con infinita riconoscenza, la proclamazione di San Gregorio di Narek come dottore della Chiesa, la Santa Messa celebrata da Sua Santità nella Basilica di San Pietro in ricordo delle vittime del Genocidio Armeno - elenca il patriarca -, il suo viaggio apostolico in Armenia, pastorale ed ecumenico nello stesso tempo, la Santa Messa di comunione apostolica celebrata insieme nella basilica di San Pietro dopo la mia elezione a patriarca degli armeni cattolici”. Minassian definisce poi quelli del pontificato di Francesco “pure 10 anni di coraggiose iniziative per il rinnovamento delle strutture ecclesiastiche per portare i pastori vicino alle loro greggi”, ma riferendosi alla Chiesa armeno-cattolica evidenzia che oggi il patriarca “si vede privato dal suo gregge e non ha giurisdizione ecclesiastica dove la maggioranza del suo popolo risiede” e per questo solleva “la questione della necessità urgente di unificare tutta la Chiesa armeno-cattolica – ovunque i suoi figli si trovino – sotto l'unica giurisdizione del patriarcato armeno-cattolico”. Infine, assicurando al Papa le preghiere dei cattolici armeni, il patriarca di Cilicia si unisce alle invocazioni del Pontefice “per la pace nel mondo e per la giustizia per i più poveri”.
Dalla Bulgaria il pensiero del patriarca Neofit e dei vescovi cattolici
Al Papa sono giunti anche gli auguri del patriarca di Bulgaria Neofit. “Possiate essere sempre un predicatore di pace e di buona volontà tra gli uomini” è l’auspicio del primate della Chiesa ortodossa bulgara”, cui si aggiungono, in una ulteriore lettera, le felicitazioni per i 10 anni sul Soglio di Pietro di Francesco della Conferenza episcopale della Chiesa cattolica in Bulgaria, con il clero e i fedeli, che con gratitudine rammenta l'invito del Pontefice durante ai cattolici, la visita apostolica nel Paese nel maggio 2019, ad essere artefici della storia e a non stancarsi “di essere una Chiesa che continua a generare, in mezzo alle contraddizioni, ai dolori e anche a tante povertà”. “Parole - terminano i vescovi - che portiamo nei nostri cuori come un programma e vocazione per la nostra Chiesa, che è un corpo vivo animato dalla comunione fraterna”.
Sant'Egidio: ci ha indicato la via di una Chiesa in uscita
L’auspicio che sia ascoltato il grido di pace del Pontefice è arrivato dalla Comunità di Sant’Egidio che, in un comunicato, “si unisce con affetto agli auguri che stanno arrivando da tutto il mondo per il decimo anniversario del suo pontificato”. Dieci anni in cui il Papa, si legge nel messaggio, “ci ha invitato a guardare il mondo a partire dalle sue periferie”, “ha avuto parole di speranza e di orientamento nei momenti più difficili della pandemia”, e ha indicato “la via di una Chiesa in uscita, vicina ai poveri e attenta a costruire legami di fraternità preziosi per l’umanità.” Il ringraziamento è poi per i tanti incontri vissuti con lui e per la sua attenzione particolare per i migranti e i rifugiati.
Impagliazzo: una spinta ad essere sempre più dalla parte dei poveri
“Sono stati dieci anni di sorprese, positive naturalmente”, sottolinea a Vatican News Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. Sebbene abbia detto di sé stesso di essere “venuto dalla fine del mondo”, ribadisce Impagliazzo, Francesco è “un Papa nel solco della grande tradizione della Chiesa. Ci parla dei poveri, ha messo al centro i poveri, ha voluto una Chiesa per i poveri, dei poveri”. E lui lo ha fatto "nel suo stile e nelle sue parole”, che “per noi della Comunità di Sant'Egidio sono state una benedizione, un incoraggiamento, una spinta ad essere sempre più dalla parte dei poveri”.
Centro Astalli: constante la sua vicinanza ai rifugiati
Il Pontificato di Francesco compie dieci anni “mentre nel Mediterraneo si continuano a contare le vittime della terza guerra mondiale a pezzi e della globalizzazione dell’indifferenza”, sottolinea padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli del Servizio dei gesuiti per i rifugiati. Quelli del Papa, ribadisce Ripamenti, sono stati “anni di costante attenzione e vicinanza alle periferie esistenziali e ai rifugiati, di impegno totale per la pace nel mondo, affrontando la complessità delle sfide del nostro tempo, sempre con visione e umanità".
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