Casa della Misericordia, il direttore: grazie al Papa un rifugio che serve i più fragili
Salvatore Cernuzio - Inviato a Ulaanbaatar (Mongolia)
Tutto è pronto già da settimane: la cucina, le stanze da letto, le pareti pitturate di azzurro con affissi applique a forma di colomba bianca, addirittura la clinica interna. Mancava solo la targa dorata intitolata a Papa Francesco. Proprio Papa Francesco l’ha svelata oggi, 4 settembre, inaugurando così la Casa della Misericordia nel centro di Ulaanbaatar, nel distretto di Bayangol, ultimo atto del viaggio apostolico in Mongolia.
La visita di Francesco in ogni stanza della Casa
Si tratta di una struttura sviluppata su tre piani che Francesco questa mattina, dopo l’incontro con le realtà caritative della Mongolia, ha voluto visitare recandosi a ridosso della partenza per Roma nelle varie stanze e salutando uno a uno i ragazzi ammalati che hanno intonato pure una canzone composta in occasione della visita. La “House of Mercy” offrirà rifugio - anche temporaneo - a persone povere, malate, senzatetto, migranti, in preda alle dipendenze o vittime di violenza domestica.
Non un rifugio ma una casa
“No, in realtà non è un rifugio, sarà una casa, una vera e propria casa per le persone perché durante l’inverno le stesse case sono molto fredde”, spiega ai giornalisti padre Andrew Tran Le Phuong, il sacerdote vietnamita che è direttore della struttura e che ha collaborato nella organizzazione della visita del Papa in Mongolia. Oggi ha accolto lui Francesco al primo piano del palazzetto, spiegando pure al Papa la genesi di questa iniziativa nata su impulso della Chiesa locale e del cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico, e collocata in un vecchio complesso scolastico appartenuto un tempo alle Suore Ospedaliere di San Paolo di Chartres.
Tetto sulla testa e cibo caldo
Grazie all’aiuto della direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie australiane, la Catholic Mission e al supporto di polizia locale e assistenti sociali del distretto, i tre piani della Casa accoglieranno tutta quell’umanità ferita che abita la capitale mongola. “In parte si tratta di persone senza fissa dimora per strada, perché d’inverno fa molto freddo e quindi dormono all'aperto senza cibo. Qui ci sarà un bagno caldo e anche una lavanderia per lavare i vestiti con la massima, massima attenzione. Queste persone devono sentire che qui c’è una famiglia, che quando hanno bisogno possono venire in qualsiasi momento”.
Una famiglia per chi non ha famiglia
Sì, perché alla porta della Casa della Misericordia bussano anche tutti quegli uomini e quelle donne che proprio in famiglia hanno trovato disagi e sofferenze. “Molte persone - spiega padre Andrew -. vanno via a causa di errori della loro famiglia o perché hanno perso la famiglia. Molti altri hanno invece una famiglia, ma sono stati allontanati a causa di vari problemi. Noi cerchiamo di riconnetterli di nuovo, di riportarli nella società, specialmente gli anziani, i bambini e le donne vittime di violenza domestica, e allo stesso modo cerchiamo di aiutare le persone che sono alcolizzate per dare loro la forza ed aiutarli a riprendersi da questa schiavitù”.
L'aiuto anche per documenti e sanità
Ma l’aiuto portato avanti da suore, sacerdoti e volontari è offerto anche a chi, ad esempio, ha perso la carta d'identità e non può così accedere al sistema sanitario o al governo. “Li aiutiamo a registrarsi di nuovo in modo che possano ottenere l’assicurazione sanitaria nel sistema pubblico, per aiutarli a tornare a una situazione normale”, spiega padre Andrew, sottolineando che, al momento, non ci sono previsioni sul numero delle persone da servire. “Cerchiamo di aprire la casa a tutti in base alla capacità. Dipende anche dalla nostra situazione finanziaria, perché si tratta di un lavoro caritatevole al 100%, quindi se abbiamo di più, serviamo di più. Cerchiamo di aprirci a tutti in base alle nostre capacità e ai bisogni delle persone”, chiarisce il sacerdote vietnamita.
Avanti con la benedizione del Papa
Si dice infine onorato della visita del Papa che ha scelto proprio questo luogo per concludere il suo 43.mo viaggio apostolico: “La sua presenza qui mostra quanto abbia a cuore i poveri. È significativo che abbia benedetto lui l’edificio e il progetto. Con la sua benedizione portiamo avanti il lavoro di amore per i poveri”.
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