Il Papa: in noi è impressa l'immagine di Dio "che niente e nessuno può oscurare"
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Noi "siamo del Signore e non dobbiamo essere schiavi di nessun potere mondano." E' l'insegnamento di Gesù al cuore della catechesi di Papa Francesco oggi all'Angelus in una Piazza San Pietro in cui sprazzi azzurri e di sole si alternano alle nuvole e dopo scrosci di pioggia. Il Papa commenta il brano del Vangelo di oggi. L'evangelista Matteo racconta di una trappola tesa a Gesù da alcuni farisei insieme a degli erodiani. Alla domanda se sia lecito, o no, pagare le tasse ai Romani, i dominatori odiati dal popolo, Gesù risponde: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
La fede non è separata dalla vita
Sono parole "diventate di uso comune", afferma il Papa, ma che vanno capite nel loro vero significato. Vengono usate "per parlare dei rapporti tra Chiesa e Stato, tra cristiani e politica", e spesso sono state interpretate come una separazione "tra la realtà terrena e quella spirituale". E prosegue:
A volte anche noi pensiamo così: una cosa è la fede con le sue pratiche e un’altra la vita di tutti i giorni. E questo non va. Questa è una “schizofrenia”, come se la fede non avesse nulla a che fare con la vita concreta, con le sfide della società, con la giustizia sociale, con la politica e così via.
Contribuire alla società sapendo di appartenere a Dio
Quello che Gesù ci vuol dire, osserva Francesco, è che a Cesare e a Dio va data la giusta importanza: dobbiamo rispettare la politica, le istituzioni che si occupano del vivere sociale. Ma ricordando sempre che è Dio il nostro Signore. Il Papa afferma:
Dobbiamo restituire alla società quanto ci offre attraverso il nostro contributo di cittadini responsabili, avendo attenzione a quanto ci viene affidato, promuovendo il diritto e la giustizia nel mondo del lavoro, pagando onestamente le tasse, impegnandoci per il bene comune, e così via. Allo stesso tempo, però, Gesù afferma la realtà fondamentale: che a Dio appartiene l’uomo, tutto l’uomo e ogni essere umano.
L'essere umano porta impressa l'immagine di Dio
Papa Francesco prosegue spiegando che così Gesù vuol dirci che "noi non apparteniamo a nessuna realtà terrena, a nessun 'Cesare' di turno. Siamo del Signore" e dunque che "non dobbiamo essere schiavi di nessun potere mondano". E ritorna all'antica moneta romana:
Sulla moneta, dunque, c’è l’immagine dell’imperatore, ma Gesù ci ricorda che nella nostra vita è impressa l’immagine di Dio, che niente e nessuno può oscurare. A Cesare appartengono le cose di questo mondo, ma l’uomo e il mondo stesso appartengono a Dio: non dimentichiamolo!
La nostra identità
Il Papa conclude la sua catechesi con domande che riguardano la nostra identità di uomini e donne, figli di Dio: "quale immagine - chiede a ciascuno di noi - porti dentro di te? Di chi sei immagine nella tua vita?"
Ci ricordiamo di appartenere al Signore, oppure ci lasciamo plasmare dalle logiche del mondo e facciamo del lavoro, della politica, dei soldi i nostri idoli da adorare?
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