I Papi e il Triduo pasquale, il tempo dell'"amore estremo" di Gesù
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Il mistero della Passione, della Morte e della Risurrezione del Signore è il nucleo della Settimana Santa. Il Triduo Pasquale ha inizio con la Messa in Coena Domini, celebrazione che rievoca l’istituzione dell’Eucaristia, la sera del Giovedì Santo. Si commemora Gesù che benedice e spezza il pane e lo distribuisce agli apostoli dicendo: "Questo è il mio corpo". La stessa scena si ripete con il calice: "Questo è il mio sangue", dice il Figlio di Dio che poi rivolge queste parole ai discepoli: "Fate questo in memoria di me".
Gesù ci ha amato sino alla fine
L’Ultima Cena, sottolinea Papa Giovanni Paolo II durante la Santa Messa nella Cena del Signore il 12 aprile del 1979, è “la testimonianza di quell’amore con cui Cristo, Agnello di Dio, ci ha amato sino alla fine”.
Che cosa significa: “Li amò sino alla fine?”. Significa: fino a quel compimento che doveva avverarsi il Venerdì Santo. In tale giorno si doveva manifestare quanto Dio ha amato il mondo, e come, in quell’amore, sia giunto al limite estremo della donazione, al punto cioè di “dare il suo Figlio unigenito” (Gv 6,16). In quel giorno Cristo ha dimostrato che non c’è “amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
Cristo ci lava con la sua parola
Durante la liturgia della Messa “In Coena Domini” viene rievocato il gesto della lavanda. Nella sera del Giovedì Santo, il giorno prima di essere crocifisso, Gesù lava i piedi ai discepoli. Cristo “sempre di nuovo ci lava con la sua parola”, ricorda Papa Benedetto XVI durante la celebrazione nella Cena del Signore il 20 marzo del 2008:
È, questo, ciò a cui ci invita il Vangelo della lavanda dei piedi: lasciarci sempre di nuovo lavare da quest’acqua pura, lasciarci rendere capaci della comunione conviviale con Dio e con i fratelli. Ma dal fianco di Gesù, dopo il colpo di lancia del soldato, uscì non solo acqua, bensì anche sangue (Gv 19, 34; cfr1 Gv 5, 6. 8). Gesù non ha solo parlato, non ci ha lasciato solo parole. Egli dona se stesso. Ci lava con la potenza sacra del suo sangue, cioè con il suo donarsi “sino alla fine”, sino alla Croce. La sua parola è più di un semplice parlare; è carne e sangue “per la vita del mondo” (Gv 6, 51).
Gesù salva tutta l'umanità
Il Venerdì Santo è il giorno della Croce, del silenzio e dell’adorazione. È il momento della Passione, dell’amore di Dio che si avvicina ad ogni uomo scartato dall’indifferenza e dall’odio. Dal Colle Palatino, il 3 aprile del 2015, Papa Francesco sottolinea che in Gesù venduto, tradito e crocifisso “vediamo i nostri quotidiani tradimenti e le nostre consuete infedeltà”. La Croce, aggiunge Francesco, è "la via alla Risurrezione" e il venerdì santo è la "strada verso la Pasqua della luce".
Nel tuo viso schiaffeggiato, sputato e sfigurato, noi vediamo tutta la brutalità dei nostri peccati. Nella crudeltà della tua Passione, noi vediamo la crudeltà del nostro cuore e delle nostre azioni. Nel tuo sentirti “abbandonato”, noi vediamo tutti gli abbandonati dai familiari, dalla società, dall'attenzione e dalla solidarietà. Nel tuo corpo scarnificato, squarciato e dilaniato, noi vediamo i corpi dei nostri fratelli abbandonati lungo le strade, sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza. Nella tua sete, Signore, noi vediamo la sete del Tuo Padre misericordioso che in Te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l'umanità. In Te, divino amore, vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice.
La Croce è la rivelazione dell’amore
Quello del Venerdì Santo è anche il giorno della Via Crucis al Colosseo. Il 12 aprile del 1974 Papa Paolo VI ricorda il significato della Passione: Gesù è innocente ma “ha preso sopra di sé l’incalcolabile somma dei peccati del mondo, dei nostri peccati”. “La Croce è la rivelazione dell’amore”.
La prima lezione che ci viene dalla Via Crucis è un richiamo ingrato e violento alla conoscenza, alla riverenza, alla simpatia verso il dolore spasimante di Cristo e degli uomini fratelli, a lui associati e da lui rappresentati nell’oscura sorte del dolore. Il secondo momento invece è quello della compassione, della simpatia. Se abbiamo davvero seguito con qualche attenta analisi il dramma della passione di Gesù, il Cristo, non ci può essere sfuggito il fatto della piena padronanza di sé. Anzi della sua mitezza, della sua calma sovrana. All’incalzare del perfido tradimento, delle accuse, delle ingiurie e delle offese, la sua parola è estremamente misurata, non reagisce, tace. Il silenzio di Gesù è grave, misterioso. Le rare parole che escono dalle sue labbra sono librate in un’atmosfera superiore.
La luce della Pasqua
Il Sabato Santo è il giorno dello smarrimento dei discepoli, sconvolti per la morte del loro Maestro. Gesù è nel sepolcro ma in questo giorno del pianto il cuore di Maria è pieno di fede. La Madre di Gesù veglia nell’attesa e nell’oscurità del Sabato Santo irrompe la luce della Veglia pasquale. Il Signore è realmente risorto! “Di qui - afferma Papa Giovanni XXIII nel radiomessaggio Urbi et Orbi del 21 aprile 1962 - prende ispirazione non solo l'apostolato missionario, ma la coraggiosa difesa dei principii su cui si alza tutto l'edificio della umana dignità, della cristiana civiltà”.
É per la Risurrezione di Cristo che il Vangelo si è diffuso nel mondo sostenendo l'urto delle forze del male, superando difficoltà di ogni genere. Il male, che ha il suo capo nel princeps huius mundi, e gli ostacoli che la debolezza umana esaspera, che i compromessi moltiplicano, riuscirono a spezzare lungo i secoli la resistenza fisica di innumerevoli fragili creature votate al sacrificio. Ma tant'è. Il Vangelo ha potuto penetrare come seme fecondo nell'anima dei popoli. Dominus regnavit!. Pietro, vivente nei suoi successori, continua a recare al mondo il grande annunzio della Risurrezione.
Gesù è in mezzo a noi
La Pasqua è il culmine del Triduo pasquale che termina con i Vespri della Domenica di Risurrezione. In questo giorno dopo il sabato risuona l’annuncio pieno di gioia. Il 10 aprile del 1955, domenica di Pasqua, Papa Pio XII apre il suo messaggio Urbi et Orbi con l’annuncio dato dall'angelo all'alba della Risurrezione: “Surrexit, è risorto”. Cristo, afferma Papa Pacelli, “vive in mezzo a noi”:
Cristo è in mezzo a noi! Rifulge d'irresistibile luce la realtà della vita operosa di Gesù nella Chiesa. Voi stessi ne siete testimoni. Questa Chiesa, che non può essere frutto di umani disegni — che è anzi rinnegamento di inordinati istinti e pertanto odiata dal mondo (cfr. Io. 15, 18-19) — resiste, perché vi è in lei Chi le rinnova la freschezza della vita e della gioventù. È il Dio umanato e risorto, che in lei si cela per ravvivare perennemente e intimamente l'umanità, comunicando a chi crede in Lui la sua verità, la sua grazia, la sua pace.
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