San Clemente I, papa e martire
Clemente
Di lui ce ne parla sant’Ireneo, che nel suo scritto Contro le Eresie, parlando della successione dei Vescovi di Roma, scrive: “Dopo aver fondato ed edificato la chiesa, gli apostoli Pietro e Paolo trasmisero la carica dell’episcopato a Lino (68-80). Anacleto (89-92) successe a Lino. Dopo di lui, al terzo posto, partendo dagli apostoli, fu Clemente (92-101) ad avere l’episcopato”. Egli aveva avuto modo di conoscere gli Apostoli e di ascoltarne direttamente gli avvenimenti riguardanti Gesù Cristo, tanto che Origene chiamerà Clemente “discepolo degli Apostoli”.
La lettera ai Corinzi
Quando giunse a Roma la notizia che i Corinzi avevano rotto l’unità della loro chiesa a causa di dissidi, sentì il dovere di scrivere loro una lettera, recapitata da due suoi messaggeri. “La Chiesa di Dio che soggiorna a Roma, alla Chiesa di Dio che soggiorna a Corinto”. La cosa più importante di questa lettera è il riconoscimento ormai chiaro delle chiese e il dialogo che si intratteneva tra esse, a dimostrazione del primato della Chiesa di Roma. “Le più piccole membra del nostro corpo – scrive sempre ai Corinti – sono necessarie e utili all’interno del corpo, anzi tutte operano insieme e a vicenda si sottomettono, affinché tutto il corpo sia salvo. Tutto il nostro corpo perciò sia conservato in Cristo Gesù e ciascuno si sottometta al suo prossimo secondo il dono di grazia a lui assegnato”. Ireneo, di fronte al clima di pace ritrovato, dirà: “Ecco: una potente parola ha ristabilito la pace nella chiesa”.
Morte
Clemente, secondo la testimonianza di Eusebio di Cesarea, “lasciò questa vita nell’anno terzo dell’imperatore Traiano, lasciando l’onere del sacro ministero a Evaristo, dopo aver presieduto per nove anni il ministero della Parola”. Non si hanno dati certi riguardo il martirio: non ne parlano Eusebio, san Girolamo e nemmeno Ireneo. Ne resta solo una testimonianza radicata in Roma verso la fine del IV secolo che attribuisce a Clemente il titolo di martire.