Briefing Sinodo. Mons. Bizzeti: dobbiamo dare un futuro ai giovani
Barbara Castelli – Città del Vaticano
“Come famiglia umana abbiamo un po’ fallito nel lasciare un futuro ai giovani”. Così mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico di Anatolia e vescovo titolare di Tabe, in Turchia, intervenendo al briefing in Sala Stampa Vaticana sulla XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. L’appuntamento con la stampa è stato, come di consueto, aperto da Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione e presidente della Commissione sinodale per l’informazione, che ha riferito che la bozza del documento finale dell’assise e della lettera ai giovani saranno presentati domani a Papa Francesco e all’intera Assemblea.
Un mondo povero di occasioni per i giovani
Il vicario apostolico di Anatolia ha rimarcato che bisognerebbe chiedere “perdono ai giovani” per questo “mondo così poco adeguato” ai loro sogni, un futuro “dove i giovani fanno fatica a inserirsi”. Il presule ha espresso soddisfazione per questa esperienza sinodale, che ha permesso di “toccare con mano” tante problematiche, luci e ombre del mondo giovanile. Un'assise che da subito ha visto “protagonisti” i “contenuti e l’incontro”, grazie anche agli interventi dei giovani, “i più interessanti” perché “concreti”. In questa “sinfonia di verità”, il vescovo titolare di Tabe ha sottolineato anche l’eredità che resta ai vescovi, alla Chiesa: il camminare insieme con i giovani, ascoltandoli e coinvolgendoli concretamente. “La fede non può essere una cassaforte chiusa – ha concluso – i giovani ci ricordano che dobbiamo essere accanto a loro per custodire questo tesoro”.
Il continente digitale, terreno di missioni
Denso di soddisfazione anche l’intervento di mons. Frank J. Caggiano, vescovo di Bridgeport, negli Stati Uniti d’America, colpito “dall’entusiasmo dei giovani nel cercare il Signore”. Il presule, in particolare, ha messo a fuoco il contributo specifico che i ragazzi possono offrire nell’orizzonte dell’evangelizzazione. “Il giovani sono la Chiesa, oggi – ha precisato – e vogliono fare la differenza”. In un mondo dove il “continente digitale è il nuovo terreno di missione”, i giovani possono “liberare un’energia straordinaria per evangelizzare altri giovani”. Il vescovo di Bridgeport ha anche parlato della santità, “che è per tutti” e dei “compiti a casa di questo Sinodo”: tornare ciascuno nella propria diocesi e declinare nella propria realtà i tanti stimoli ricevuti.
Il coraggio della testimonianza
Padre Ángel Fernández Artime, rettore maggiore della Società salesiana di San Giovanni Bosco ha raccontato la “grande sensibilità” e “l’universalità” di questo Sinodo, capace di interessarsi non solo a “piccole élite” di giovani, ma a tutti, anche quelli lontani e quelli “senza voce”. “Il giovani – ha insistito – ci hanno chiesto il coraggio della testimonianza”, di essere bravi anche “nei fatti e non solo a parole”. Il salesiano ha anche parlato della “mancanza di maternità e di paternità”, una realtà di cui non pochi giovani soffrono e a cui la Chiesa dovrebbe dare una risposta.
I colori del mondo giovanile
All’appuntamento con la stampa è intervenuto anche mons. David Macaire, arcivescovo di Fort-de-France, Martinique, che ha auspicato che una Chiesa “all’altezza delle speranze dei giovani”, che coloreranno il mondo di “fratellanza”; così come l’uditrice Henriette Camara, membro degli Scout cattolici in Guinea. Quest’ultima, proveniente da una famiglia musulmana e convertita al cristianesimo grazie all’abbraccio “senza discriminazioni” degli Scout, ha espresso gratitudine a Papa Francesco per aver “dato ai giovani un luogo dove esprimersi”, un luogo dove tutti hanno potuto parlare liberamente e con fiducia. “Ho imparato tanto – ha detto – e spero di riuscire a restituire quanto ho ricevuto”.
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