Giornata mondiale anti-tratta: occasione per aprire gli occhi con la preghiera
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
“Se incontrassi quei negrieri che mi hanno rapita e anche quelli che mi hanno torturata, mi inginocchierei a baciare loro le mani, perché, se non fosse accaduto ciò, non sarei ora cristiana e religiosa”. Sono queste le toccanti parole pronunciate da Santa Giuseppina Bakhita, che la Chiesa ricorda oggi. Nata nel 1869 in un villaggio del Darfur, nel Sud Sudan, è stata rapita e venduta da mercanti di schiavi quando era bambina. Ma questa pagina buia è stata solo un capitolo di una vita animata dalla fede. Il suo volto e quello di milioni di vittime del traffico di esseri umani sono l’icona dell’odierna Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, promossa dall'Unione Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali.
Cuori oranti
Padre Michael Czerny, sotto-segretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, sottolinea che l’esempio di Santa Bakhita ci aiuta a capire il senso di questa giornata. “È una persona che ha superato delle difficoltà inimmaginabili per diventare una grande suora e alla fine una grande santa”. In questo giorno, aggiunge, che la preghiera è “molto importante perché è soltanto con un cuore orante, un cuore aperto, che possiamo anche aprire gli occhi e vedere ciò che capita intorno a noi, e avere la sensibilità, ma anche il coraggio di rispondere”. (Ascolta l’intervista a padre Michael Czerny)
Economia crudele
Di fronte a tanta sofferenza ci si chiede perché, nel 21.mo secolo, persista la tragedia della tratta. “Purtroppo - risponde padre Czerny - ciò accade perché, come dice Papa Francesco, domina nel mondo un modello economico inumano, crudele, che uccide. Un modello che segue la logica del mercato, secondo la quale bisogna fornire tutto al prezzo più basso”.
Sfruttamento e coscienza
In un mondo segnato da questa logica, bisogna porre attenzione alle tante forme di sfruttamento che ci circondano. Spesso si è inconsapevoli di quanta sofferenza ci sia dietro, il lavaggio di una macchina, un vestito, un pallone di cuoio. Ad esempio, sottolinea padre Czerny, ogni volta che usiamo il cellulare, dovremmo pregare “per quei ragazzi e quelle ragazze che hanno fornito i minerali necessari”. Questo, aggiunge, già consente di prendere coscienza di questo dramma “per poi arrivare un giorno alla possibilità di comprare un cellulare pulito, non prodotto da persone costrette in schiavitù”. Comprare prodotti ad un prezzo molto basso significa, spesso, non ascoltare la voce della coscienza: “Bisogna fare i sacrifici necessari – conclude padre Czerny - per essere perlomeno giusti, se non anche caritatevoli”.
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