Pace, dignità ed evangelizzazione nella visita di mons. Gallagher in Sud Sudan
Un auspicio di pace, attraverso la promozione del dialogo e la spinta alla riconciliazione. Questo uno degli aspetti della visita in Sud Sudan dell’arcivescovo Paul R. Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati, conclusasi il 25 marzo scorso, come riporta un articolo dell’Osservatore Romano. Ieri il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha confermato che è in programma la prossima settimana in Vaticano un “ritiro spirituale” per i “leader del Sud Sudan”, il Presidente Salva Kiir e l’ex vice Presidente Riek Machar.
L’accordo del settembre scorso
Accolto a Juba il 21 marzo dalle delegazioni della Chiesa locale e delle istituzioni sudsudanesi, assieme ad un nutrito gruppo di fedeli, mons. Gallagher ha subito incontrato i vescovi del giovane Paese africano, indipendente dal 2011, per dialogare sulle sfide pastorali e sulla situazione nel territorio, a seguito della guerra civile degli ultimi 5 anni. Dai presuli un ringraziamento a Papa Francesco per l’attenzione riservata al Sud Sudan. Quindi, nell’ottica della riconciliazione nazionale, si è fatto riferimento all’ultimo messaggio pastorale dei vescovi a proposito del processo di attuazione del Revitalised Agreement on the Resolution of Conflict in South Sudan (R-ARCSS), firmato il 12 settembre 2018 ad Addis Abeba tra le parti in conflitto.
Sostegno al processo di pace
Nell’incontro alla residenza presidenziale col Capo dello Stato, Salva Kiir, sono state rilevate le buone relazioni bilaterali, ricordando la recente visita del Presidente in Vaticano, lo scorso 16 marzo. Discussa pure la situazione generale del Paese e le modalità per l’attuazione dei recenti accordi politici, riaffermando il sostegno della Santa Sede al processo di pace. La prospettiva di una Nazione in cui vivere in pace e con piena dignità è stata poi al centro anche della visita del segretario per i rapporti con gli Stati all’Università Cattolica del Sud Sudan, realtà accademica che conta circa 1.500 studenti. Nell’occasione, l’arcivescovo ha benedetto la prima pietra dell’Istituto per gli Studi di Giustizia e Pace ed ha piantato un albero in ricordo del 10° anniversario della fondazione dell’ateneo a Juba. Nella sede della rappresentanza pontificia a Juba, mons. Gallagher quindi ha incontrato una delegazione del Sudan People's Liberation Movement-in-Opposition, guidata da Angelina Teny, presidente del Consiglio strategico di revisione della sicurezza e della difesa del Partito e moglie del suo principale leader, Riek Machar, per uno scambio di opinioni circa l’accordo del settembre scorso.
Profughi e sfollati
Al Seminario Maggiore Nazionale di San Paolo, sempre nella capitale, celebrata una Santa Messa con i formatori e i seminaristi, durante la quale mons. Gallagher ha incoraggiato i giovani alla sequela fedele di Cristo e al servizio generoso della Sua Chiesa, conferendo ai candidati il ministero del lettorato e dell’accolitato. Quindi la visita al campo dei civili sfollati appena fuori la capitale, gestito dalla missione della Nazioni Unite in Sud Sudan, che assiste circa 32.000 persone, la maggior parte minorenni. Secondo l’Onu, la guerra civile ha provocato circa 2,1 milioni di sfollati interni e 2,5 milioni di profughi nei Paesi confinanti. Nella chiesa improvvisata del campo, il presule ha ascoltato le testimonianze e le speranze dei responsabili della comunità, assistita spiritualmente dai padri francescani e comboniani, e a tutti ha assicurato la vicinanza e la benedizione del Pontefice. L’arcivescovo ha pure incontrato gli insegnanti e gli alunni delle scuole organizzate, all’interno della struttura, dalla comunità delle suore indiane Society of Daughters of Mary Immaculate and Collaborators.
Contro l’odio e le armi
Tra gli incontri del segretario per i rapporti con gli Stati, quello con Rebecca Nyadeng, vedova del leader storico sud sudanese, John Garang, e uno dei cinque vicepresidenti disegnati del Paese, e con il Corpo diplomatico nel Paese. Alla solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale di Santa Teresa del Bambin Gesù a Juba hanno partecipato il clero locale e le autorità politiche del Sud Sudan, tra cui il Presidente Kiir. Sottolineata nell’omelia la predilezione per la vita, la pace e il bene comune, contro l’odio e le armi, attraverso la conversione del cuore, il perdono e l’impegno per il dialogo. Visitati inoltre la parrocchia dedicata a Tutti i Santi a Rejaf, il Seminario Minore di San Lorenzo e la casa per gli orfani delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret.
Vicinanza alla popolazione
Prima del rientro, l’arcivescovo Gallagher ha avuto un colloquio con David Shearer, rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Sud Sudan, sulla situazione politica, sullo stato di sicurezza e sull’impegno della comunità internazionale. Infine ha incontrato i sacerdoti e i religiosi del Sud Sudan, per parlare delle principali sfide dell’evangelizzazione di un Paese alla ricerca di pace, che punta a ricuperare una vita normale, in attesa di un’eventuale visita del Santo Padre. Proprio nell’udienza del mese scorso in Vaticano al Presidente Kiir, il Papa aveva espresso “il desiderio” che si possano verificare le “condizioni di una sua possibile visita in Sud Sudan, come segno di vicinanza alla popolazione e di incoraggiamento al processo di pace”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui