Medicina personalizzata: prevenzione e attenzione alla persona
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
La Medicina personalizzata o individuale non è ancora una disciplina ma è una applicazione terapeutica in cui tanto resta da fare, un percorso che si snoda attraverso aspetti sociali ed etici e che oggi è ancora tutto in fieri. E' il quadro che emerge da due giorni di intenso dibattito e confronto tra specialisti giunti dagli Stati Uniti, dall'Asia e dall'Europa alla Casina Pio IV nel settore della medicina che parte dallo studio della genetica, quindi uno studio del tutto personalistico e da qui sviluppa cure e forme di prevenzioni ad personam.
I lavori, che a Vatican News sintetizza Margherita Brusa - coordinatrice dell'evento e bioeticista alla facoltà di Medicina all'Università di Tel Aviv - si sono mossi entro due grandi direttrici: l'ambito della ricerca, quella d'avanguardia, di laboratorio, grazie alla presenza di molti medici impegnati sul campo, e quello della clinica ovvero come e se il sapere scientifico possa essere applicato alla realtà quotidiana del rapporto medico - paziente. "E' emerso - spiega Margherita Brusa - che da una parte c'è il grande sforzo della scienza a capire sempre più e meglio, attraverso il patrimonio genetico, come ci ammaliamo e perchè, e dall'altra la strada da percorrere per applicare queste conoscenze ed effettivamente migliorare la salute non solo individuale ma anche collettiva".
Medicina personalizzata e bene comune
A tal proposito dai lavori è emerso l'importante rapporto tra questo tipo di medicina, che si definisce personalizzata perchè sviluppata in base alla genomica del singolo individuo, e il bene comune. Due almeno le strade, indica la dottoressa Brusa, attraverso le quali si ricompone questo legame: "ogni individuo è unico, come paziente e come persona, e questo comporta, come dire, ad una riduzione del campo visivo dalla popolazione all'individuo, ma nonostante questo perchè una terapia possa essere sviluppata e attuata abbiamo bisogno di più individui simili, di sottogruppi. Poi c'è il caso delle malattie rare: oggi la tecnologia e la comunicazione globale permettono alle persone di diventare parte e partner della ricerca, creando loro stessi gruppi legati dalla stessa patologia. E' in questo senso che la ricerca, effettuata sull'individuo finisce col rimbalzare a livello di comunità, per quanto piccoloa: ma non c'è l'individuazione del paziente come unico al mondo e in qualche modo isolato".
Il prendersi cura è una delle priorità
"Guarigione a tutti i costi" che dimentica il "prendersi cura" delle persone. Pur non avendo discusso direttamente dello spunto offerto dalla riflessione di Papa Francesco - che ha fatto da sottotitolo al workshop- durante gli interventi si è ribadita l'attenzione alle vulnerabilità: "ben venga la ricerca, quale punta di diamante ma non si può e non si deve dimenticare - ha detto Margherita Brusa - tutta la popolazione che non ha accesso a questo tipo di opzione terapeutica sperimentale che è la medicina personalizzata e tutta la fascia della popolazione considerata più vulnerabile , presente ad ogni latitudine. Attenzione dunque e azione preventiva". Unanime infine la necessità, emersa tra i relatori, di avere momenti e luoghi di confronto come quello proposto dal Vaticano, con il coinvolgimento di diversi saperi, affinchè non si lavori in solitudine, sviluppando anche vocabolari diversi che alla fine non permettono una vera comunicazione o la distolgono quando ci deve essere".
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