Videocatechismo alla Mostra di Venezia. Il patriarca: fede vista con gli occhi del cuore
Alessandro Di Bussolo – Lido di Venezia
Rileggere il Catechismo della Chiesa Cattolica attraverso le immagini di riti, fede, lavoro dell’uomo e creazione, la musica, la danza e le voci e i volti di più di tremila lettori negli ambienti della loro vita è “farcelo vedere con gli occhi del cuore, una sintesi felice tra l’amore e la verità”. Così il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, presenta il Videocatechismo della Chiesa Cattolica alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia, nello spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo.
Tremila lettori del Catechismo, dal medico allo sportivo
Il film che ha impegnato per quasi sei anni il regista kosovaro Gjon Kolndrekaj, già autore, tra l’altro, del film documentario ”Matteo Ricci. Un gesuita nel regno del drago”, è un opera di ben 25 ore, patrocinata dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, divisa in 46 episodi. Nel Videocatechismo più di tremila lettori di 200 differenti professioni e stati di vita, dal cuoco allo sportivo, dal medico al carabiniere, in 37 lingue, leggono il testo integrale del Catechismo della Chiesa Cattolica, accanto a 2600 attori non professionisti che rievocano episodi del Vecchio e Nuovo Testamento.
La visione del “Credo” nel Salone degli Stucchi
Prima della visione dell’episodio del “Credo”, nel prestigioso Salone degli Stucchi dell’Hotel Excelsior del Lido di Venezia, il patriarca Moraglia conclude una presentazione che vede coinvolti don Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, Roberto Crosta, presidente della Fondazione Marcianum di Venezia, Alessandro Di Paolo, docente di Innovazione Sociale all’Università di Padova, Claudia di Giovanni, del Dicastero della Comunicazione Santa Sede, il regista e produttore Gjon Kolndrekaj, il critico cinematografico Vittorio Giacci, e padre Gianmaria Polidoro, ideatore del premio Palma d’Oro della Pace di Assisi, assegnato quest’anno proprio al regista del Videocatechismo. Prima della proiezione, nel Salone degli Stucchi sale anche il presidente della Biennale di Venezia, che organizza la Mostra del Cinema, Paolo Baratta, e saluta il patriarca, il regista e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, presente alla visione.
Monsignor Francesco Moraglia parla di un Catechismo “inclusivo”, perché girato tra la gente, nella strade e nei luoghi di vita e di lavoro, dagli ospedali agli impianti sportivi, dalle cucine alle caserme. E lo ripete anche in questa intervista.
R.- Credo che la qualità delle immagini e della narrazione possa entrare in punta di piedi anche in ambienti che tradizionalmente non conoscono il Catechismo, come le fabbriche, gli uffici e anche le carceri. Le persone che ci vivono possono essere felicemente sorprese da una realtà che desta qualcosa nel cuore dell’uomo. Mi sembra che questo progetto voglia farci vedere con gli occhi del cuore: una sintesi felice tra l’amore e la verità. Credo sia un modo soffice, sereno, amichevole, di entrare in dialogo col cuore, con la mente e con la vita delle persone.
Usare i volti e le voci di 3mila lettori, la recitazione per riprodurre la vita di Gesù, la musica e la bellezza della natura, può aiutare a capire meglio i grandi temi della fede cattolica?
R.- Certamente vedere che il Catechismo non è blindato e condotto solo da alcuni, ma è dichiarato cordialmente da un numero di persone che hanno storie, tradizioni, vocazioni anche diverse, credo che sia un modo per sdoganare il catechismo da quella che molte volte è una visione forse ingiusta, Ma ancora molto forte, di queste domande e risposte cristiane ai grandi temi che l’uomo si pone da sempre, anche quando magari non li dichiara esternamente, ma li vive nel suo cuore.
E’ uno strumento digitale, fatto di immagini, utile soprattutto per i giovani, che usano questo linguaggio?
R.- Giovani e bambini si muovono con molta disinvoltura nel mondo del digitale. Non incontrarli in questa loro modalità per loro semplice e quotidiana di dialogare, vuol dire fare un torto alla fede. Quindi credo che declinare la fede cristiana anche con questi nuovi strumenti sia un dovere della Chiesa di oggi, che lascerà per il futuro, come già la Chiesa nel passato, nuovi modi di trasmissione della fede.
Per i catechisti, può essere una modalità valida iniziare a trattare un argomento di fede dalla visione del video e poi approfondire il tema sul testo?
R.- Catechisti e catechiste possono essere gravati da una certa monotonia nel proporre la catechesi e credo che questo strumento sia qualcosa di dirompente che sorprenderà felicemente anche gli operatori della catechesi, che saranno i primi ad essere stimolati a vedere immagini, a sentire suoni e a tradurre la catechesi in una modalità molto diversa rispetto a quella dominante finora. Una sfida per i catechisti, ma anche un modo di rinnovarsi e forse di riscoprire la catechesi di sempre.
Fondazione Marcianum: strumento nuovo per diffondere la fede
Il presidente Fondazione Marcianum, legata al Patriarcato di Venezia, Roberto Crosta, sottolinea che la Fondazione ha deciso di sostenere la diffusione del Videocatechismo “perché stiamo lavorando molto sul tema dell’educazione dei giovani ma anche degli adulti, e riteniamo che il Videocatechismo sia uno strumento per diffondere la fede cristiana in modo molto innovativo, molto bello e anche con un linguaggio completamente nuovo”. Anche per gli adulti, prosegue Crosta, “questa può essere una modalità per riscoprire in modo diverso la fede. Parla il linguaggio dei giovani, ma per gli adulti non è il testo tradizionale, ma un modo per riscoprire alcuni valori fondanti della fede. Il catechismo lo pensiamo sempre per i bambini, ma questo progetto è dedicato piuttosto a giovani e adulti”.
Portare il Videocatechismo nel mondo delle imprese
Il presidente della Marcianum sottolinea anche che il film “è stato costruito con la modalità innovativa di andare nei luoghi di vita, che è fondamentale per il cattolicesimo, e ora andrebbe diffuso coinvolgendo categorie particolari, come il mondo delle imprese, dove va riscoperto un rapporto nuovo tra la fede, il catechismo, l’essere imprenditori, i principi della dottrina sociale della Chiesa. Credo che questo connubio sia fondamentale”.
Il critico Giacci: sguardo cinematografico illuminato dalla fede
Il critico cinematografico Vittorio Giacci ricorda che “per realizzare un’opera del genere bisogna conoscere la materia, con uno sguardo cinematografico ma al tempo stesso illuminato dalla fede, e Gjon Kolndrekaj possiede entrambe le qualità. Del suo lavoro mi colpisce questo sguardo universalistico che attraversa le culture, le storie, i luoghi, le persone, le religioni. E questo aiuta, perché chiunque può avvicinarsi a questo testo e ne può cogliere valori che sono davvero universali: la pace, la solidarietà, la fratellanza, sono valori che dovrebbero essere patrimonio di tutti, e Gjon ha cercato di estendere questo suo sguardo a valori che sono prima ancora che cristiani, universali, ovviamente con uno sguardo, il suo, da cristiano”.
La forza delle immagini e i tanti, diversi, lettori
Il messaggio di fede del Catechismo, conclude Giacci, “si rafforza grazie alla forza evocatrice delle immagini e all’idea di far leggere e narrare i passaggi del Catechismo a persone che sono normalissime, professionisti, medici, militari, studenti, giovani. Ecco, l’idea che il Catechismo possa essere letto e raccontato da tutti, in tutto il mondo, a da tutte le generazioni credo che sia un valore aggiunto rispetto alla semplice messa in immagini di un testo.
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