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Ospedale Bambino Gesù, Palidoro Ospedale Bambino Gesù, Palidoro 

Coronavirus: stanno bene i bimbi ricoverati a Palidoro

Ricoverati alcuni bambini risultati positivi al coronavirus nella sede di Palidoro dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Asintomatici o con lievi sintomi, non destano preoccupazione

Eliana Astorri – Città del Vaticano

Due piani della struttura del Bambino Gesù di Palidoro riservati ai pazienti accertati e sospetti di coronavirus; diversi i bambini risultati positivi, arrivati nella struttura senza  patologie croniche o con altre patologie favorenti.

Gli occhi, veicolo di emozioni

Il dottor Andrea Campana, responsabile Pediatria Multispecialistica della sede di Palidoro dell’Ospedale Pediatrico romano, sottolinea come si è modificato, in base alle circostanze, il rapporto tra bambino e medico. Solo gli occhi lasciano trasparire le emozioni. A Vatican News fa il punto sui piccoli pazienti:

Ascolta l'intervista al dottor Andrea Campana

R. - Allora, la maggior parte di questi sono sostanzialmente asintomatici o con delle patologie molto lievi, quindi raffreddore, febbre, tosse, diciamo che in questo momento c'è una ragazzina più grande, di 15 anni, che si è presentata con un quadro respiratorio più simile a quello di un adulto ma è in condizioni buonissime, già adesso sta nettamente migliorando rispetto a quanto è stata ricoverata.

I bambini che sono risultati positivi sono isolati?

R. - Sono tutti isolati, sia i pazienti risultati positivi, sia i pazienti sospetti che accedono qui nella struttura. Abbiamo riservato due piani: uno per i certi e l'altro, appunto, per i sospetti.

 

Anche dai loro genitori?

R. - No, i genitori sono spesso positivi perché viene contratta l'infezione dai genitori. Solo in due casi abbiamo avuto delle mamme negative e sono state vicine al bambino perché non potevano fare altrimenti in quel caso perché erano piccolini e sono entrate negative e sono uscite negative dal reparto.

Come far comprendere ad un bambino la situazione? Le mascherine sul volto dei medici e degli infermieri, l’isolamento?

R. -  Questa è una domanda molto importante, di fatto in realtà un bambino che sta in ospedale si trova sempre in una condizione molto particolare. Il modo migliore per non farlo sentire in ospedale è quello di farlo andare a casina sua, quindi, l'impegno più grosso che dobbiamo avere in questi casi, anche indipendentemente da quello che in questo momento preoccupa tanto che è il Covid, è risolvere la patologia e la sintomatologia preponderante per permettere, comunque, di andare a casa e là dove possibile fare un isolamento fiduciario domiciliare. Per quanto riguarda l'empatia naturale  che c'è normalmente fra medico e paziente, parlo del pediatra e del bambino, questa viene meno, purtroppo, perché è un gioco di sguardi, di mimica facciale, è un gioco di tocchi, perché molto spesso ci tocchiamo per far ridere il bambino, questo viene totalmente meno. Lo affidiamo ai genitori che possono toccare il bambino, quindi, solo con gli occhi possiamo fare in questo caso.

Dal vostro punto di vista, la situazione è sotto controllo?

R. - E' sotto controllo, è assolutamente sotto controllo. Io le dico, proprio personalmente, mi sento privilegiato rispetto a tanti colleghi che in questo momento stanno affrontando un'emergenza sanitaria drammatica. 

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03 aprile 2020, 07:32