Giornata mondiale contro la tratta: testimonianze da Mozambico e Capoverde
Isabella Piro – Città del Vaticano
Le azioni della Chiesa per contrastare il traffico di esseri umani, soprattutto in tempo di pandemia da Covid-19: il numero 14 del Bollettino informativo a cura della Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale offre un’ampia panoramica su questo tema, accendendo i riflettori soprattutto su quelle parti del mondo che hanno maggiori difficoltà a far sentire la propria voce.
Mozambico: il dramma dei bambini albini
Due, in particolare, le esperienze che emergono con forza: la prima arriva dal Mozambico, dove il fenomeno della tratta esiste soprattutto nei confronti di “bambini, donne e persone con problemi di pigmentazione della pelle”, ovvero albini. Come spiega Suor Marinês Biasibetti, segretaria generale della Cemirde (Commissione per migranti, rifugiati e sfollati all’interno della Conferenza episcopale del Mozambico), “in questi ultimi mesi, ci sono stati diversi casi di espianto di organi e di vendita di bambini albini nella regione centrale del Paese. Non possiamo dire che tali crimini siano direttamente legati alla pandemia, ma è vero che la crisi, associata alla povertà, ha favorito e alimentato talune pratiche dannose per la dignità umana e i diritti fondamentali delle persone”. Il Covid-19, infatti, “ha una conseguenza diretta sulle persone e le comunità, rendendole sempre più vulnerabili ai casi di traffico”. Inoltre, gli attacchi armati perpetrati nelle regioni settentrionali e centrali del Paese, come Cabo Delgado, “costringono ad enormi spostamenti persone che vivono in condizioni di estrema povertà e affrontano ogni tipo di difficoltà”. Ed è proprio “in questa mobilità che si possono creare condizioni favorevoli al verificarsi di casi di tratta”.
Campagne di sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole
Di fronte a tale drammatico contesto, la Cemirde ha intensificato le sue attività di sensibilizzazione a partire dalle scuole secondarie dove – spiega ancora Suor Biasibetti – “sono stati creati focus group che sviluppano azioni di prevenzione”. La pandemia non ha fermato tale impegno: negli ultimi tempi, infatti, la prevenzione è stata ripensata in relazione al Covid-19. Ad esempio, sono state realizzate mascherine e materiale informativo anti-contagio che è stato poi distribuito in tutte le diocesi del Mozambico. Fondamentali sono state anche le campagne informative radiofoniche che hanno permesso di raggiungere molte persone.
Intenso flusso migratorio
Da ricordare, inoltre, che la Cemirde ha condotto due ricerche sulla tratta: la prima, nel 2016, si è concentrata sulla regione meridionale del Mozambico (Maputo, Gaza, Inhambane), con l’obiettivo di “acquisire conoscenze sull’esistenza o meno del fenomeno in queste zone, che vedono un intenso flusso migratorio e sono vicine al confine con il Sudafrica”. Nel 2018 si è poi svolto il secondo studio, rivolto all’area settentrionale del Paese (Nampula, Niassa, Cabo Delgado). Una terza analisi sulla zona centrale (Manica, Beira, Quelimane e Tete) avrebbe dovuto iniziare a marzo di quest’anno, ma è stata rinviata alla fine dell’emergenza sanitaria.
Capo Verde: ascolto e sostegno integrale per le donne
La seconda testimonianza arriva invece da Capo Verde: qui, esattamente a Mindelo, sull’isola di São Vicente, opera Suor Milagros García, appartenente alla Congregazione delle Suore Adoratrici e coordinatrice della Commissione diocesana per le Migrazioni. “Abbiamo lanciato quattro progetti – racconta la religiosa – ovvero un centro di ascolto e di sostegno integrale per le donne; l’intervento psicosociale per i minori in situazione di esclusione; l’approccio all'ambiente per aiutare le donne che in contesti di prostituzione; l’attività di sensibilizzazione nelle scuole superiori e nelle università, con forum e tavole rotonde”.
Progetto “Kreditá na bo” in auto delle vittime di prostituzione
A São Vicente, sottolinea Suor García, non si riscontrano molti casi di tratta, ma “è presenta molta prostituzione”. E proprio alle donne vittime di questa piaga è dedicato il progetto “Kreditá na bo” avviato dalle Suore Adoratrici con il sostegno di una psicologa, e volto al reinserimento sociale delle ragazze costrette a prostituirsi, così da promuovere un cambiamento della società nei loro confronti, sia nella mentalità che nel comportamento. Inoltre, nel contesto della pandemia, la Commissione diocesana di Mindelo per le Migrazioni ha continuato a restare accanto alle giovani offrendo loro assistenza telefonica, visite domiciliari e cibo. L’obiettivo è stato quello di donare a ciascuna donna “uno spazio di fiducia e di sostegno, in modo che possano riprendere il controllo della loro vita”.
Tutti i numeri del Bollettino della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale possono essere consultati al seguente link:
https://migrants-refugees.va/it/blog/2020/04/21/covid-19-nessuno-va-dimenticato/
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