Presunti abusi al Preseminario S. Pio X: ascoltati quattro testimoni
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Si è tenuta questa mattina, presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, la quinta udienza del processo per presunti abusi sessuali nel quale sono imputati don Gabriele Martinelli e l’ex rettore del Preseminario San Pio X, don Enrico Radice, entrambi incardinati nella diocesi di Como. L’udienza, durata di più di tre ore e mezza, dalle 10.10 alle 13.45, è stata dedicata all’audizione di quattro testimoni convocati dal promotore di giustizia, sui sei chiamati a deporre. Non si sono presentati gli ex allievi M.B. e A.G, che hanno presentato giustificazione. Nelle due ultime udienze, sia don Radice, 71 anni, interrogato il 19 novembre scorso, sia il 28 enne don Martinelli, ordinato sacerdote nel giugno 2017, e ascoltato in aula il 10 febbraio, hanno respinto tutte le accuse.
Andrea Spinato: "atteggiamenti equivoci"
Il primo ad essere ascoltato è stato Andrea Spinato, 31 enne ex allievo dell’istituto che si trova in Vaticano ma è affidato alla diocesi di Como, attraverso l’Opera don Folci, nel periodo 2000-2008. Le domande si sono concentrate sui presunti abusi che sarebbero stati compiuti, tra il 2007 e il 2012, da don Martinelli su un compagno, L.G., che si è costituito parte civile, quando erano entrambi allievi minorenni del Preseminario. Il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone, prima di porre le sue domande, ha letto il verbale della testimonianza resa da Spinato al promotore di giustizia vaticano nell’aprile 2018. L’ex allievo ha vissuto nel Preseminario gli anni delle medie e delle superiori, fino alla maturità, e ha parlato di “un ruolo dominante, molto forte” di Gabriele Martinelli, per il suo “carattere da leader che aveva più presa con i ragazzi giovani e fragili”. Martinelli, anche se più giovane di lui, coordinava le attività degli allievi, e fissava i turni per il servizio liturgico nella Basilica di San Pietro (compito riservato in Vaticano agli allievi del Preseminario, n.d.r.), in virtù della “fiducia” del rettore don Radice.
La presunta vittima “è estremamente credibile”
Spinato ha confermato tutte le dichiarazioni già rese in sede istruttoria, anche quella che fosse “una cosa percepita e manifesta” che Martinelli avesse “atteggiamenti omosessuali nei giochi”. In quella sede ha descritto L.G., l’ex allievo che ha denunciato, con lettere al vescovo di Como e al Papa, di essere stato vittima di abusi compiuti dal Martinelli, come un ragazzo “estremamente credibile” ma anche molto fragile, a causa soprattutto di disagi legati alla situazione familiare, “perché i genitori erano separati”.
“Mancavano adulti di riferimento per noi ragazzi”
Il testimone ha parlato anche di un gruppo WhatsApp, creato nel 2015, di cui sono membri ex alunni del Preseminario, nel quale sono stati postati il servizio Tv delle Iene sulla vicenda dei presunti abusi e alcuni articoli. Nel San Pio X, per Spinato, “mancavano figure di riferimento alle quali parlare delle difficoltà della nostra età, incluse quelle legate alla sessualità” e anche don Ambrogio Marinoni e don Marco Granoli, rispettivamente vice rettore e padre spirituale, erano figure marginali, per i loro contrasti con l’allora rettore don Radice.
“Nessuna conoscenza diretta di abusi”
Rispondendo poi alle domande in aula del presidente Pignatone, l’ex allievo ha dichiarato di non aver avuto “conoscenza diretta di rapporti sessuali tra Martinelli ed L.G”. ma ha confermato che ci fossero comportamenti inappropriati dell’imputato nei momenti di svago, “gesti non casuali, ma limitati al momento”, anche nei confronti dell’ex alunno G.P. Ha anche confermato che don Radice era molto rigido nei controlli la notte e che restava parecchio tempo all’inizio del corridoio delle camere da letto degli allievi per controllare che tutti dormissero. Il testimone ha dichiarato infine di aver incontrato la presunta vittima L.G. anni dopo la loro uscita dal San Pio X e di non aver mai parlato con lui delle accuse a Martinelli, ma si è detto convinto che si sia deciso, nel 2013, a denunciare le presunte violenze subite “per una progressiva acquisizione di maturità”.
Gilles Donghi: allievo solo 40 giorni
Il secondo testimone, Christian Gilles Donghi, oggi 34 enne, è stato alunno del Preseminario per poco più di un mese: dal 17 giugno a fine luglio 2009, abbandonando presto l’istituto perché “mi ero reso conto da subito che quello del San Pio X non fosse un ambiente adatto alla mia crescita, a causa soprattutto del pettegolezzo molto acceso per l’ambiente curiale e lo scherno verso alcuni ragazzi per il loro aspetto fisico. Anche io sono stato schernito per alcuni atteggiamenti effeminati”. Uscendo dall’ “esperienza logorante” del San Pio X si è quindi trasferito al Seminario Francese ma non ha avuto un percorso lineare, e dopo alcune mail anonime che lo denigravano ha deciso di lasciare il cammino sacerdotale.
Una testimonianza spontanea “per fare chiarezza”
Gilles Donghi si era presentato spontaneamente dal Promotore di Giustizia nel settembre 2018 per raccontare “le cose di cui era a conoscenza e fare chiarezza”. Era a conoscenza di diversi dettagli dell’indagine condotta dalla diocesi di Como perché gli erano stati riferiti dal vicario giudiziale di Como, don Andrea Stabellini, suo docente di Teologia a Lugano, che gli raccontò pure “di quando dovettero venire a Roma con il vescovo Diego Coletti, dopo aver ricevuto una lettera che denunciava fatti gravi all’interno del San Pio X”. Il teste ha sostenuto in aula che Coletti e Stabellini volevano rimuovere Radice come rettore, ma fu il cardinale Angelo Comastri a suggerire di non farlo, indicando le voci emerse come «falsità». Donghi ha aggiunto di aver notato all’epoca una “particolare sintonia” tra Martinelli e la presunta vittima L.G.: “Parlavano molto tra di loro, erano molto uniti”.
"Ho aiutato K. a mandare le denunce ai Dicasteri"
Nel settembre 2016 Gilles Donghi ha contattato volontariamente K., il giovane polacco entrato nel 2009 nel Preseminario, dallo stesso allontanato, e lo ha aiutato a far arrivare la sua lettera di denuncia ai Dicasteri della Curia. Tuttavia, lo stesso Donghi - pur affermando in aula di non aver mai contattato Martinelli - ha inviato nel 2017 tramite Messenger a Martinelli un messaggio per dirgli: «Leggo ora il Corriere, sono vicino nella preghiera per quanti calunniati dalla istituzione. In unione di preghiera». Lo screen shot del messaggio sui cellulari di Donghi e Martinelli è stato acquisito agli atti. “Perché questo messaggio?” Gli ha chiesto Pignatone. “Non ricordo - è stata la risposta del teste - volevo che si facesse luce su questa vicenda. Per come l’ho vissuta io, c’erano diverse luci e ombre".
Ottaviani: "pressioni psicologiche sugli studenti"
E’ stato poi ascoltato un terzo ex allievo del Preseminario, Alessandro Flaminio Ottaviani, 34 anni, nell’istituto dal settembre 2010 a giugno 2011, quando aveva 23-24 anni, ed era studente al primo anno di Filosofia alla Lateranense, in “discernimento vocazionale”. Ha descritto il San Pio X come “un ambiente malsano”, con “tante pressioni psicologiche e frequenti battute a sfondo omosessuale”. Martinelli era chiamato in Basilica il “comandino” per il suo modo di organizzare e decidere tutto, anche le candele che dovevano essere utilizzate alle Messe, mentre dai ragazzi veniva soprannominato “la madre” per il suo ruolo di vertice.
"A.G. costretto ad abbandonare il Preseminario"
Ottaviani ha dichiarato di aver notato “odio” tra Martinelli ed L.G., “che non si parlavano, stavano in tavoli separati”. Ma L.G. riceveva da Martinelli “incarichi importanti”. Il teste ha dedotto che il motivo fosse che l’imputato temeva che L.G. sapesse qualcosa di negativo su di lui e potesse dire qualcosa che lo screditasse. Ma ha detto di non aver “mai assistito a rapporti sessuali tra l’imputato e la presunta vittima”. Una sera però, entrato nella stanza di A.G. attirato dalle grida aveva visto Martinelli rincorrere A.G. e afferrarlo “come richiesta implicita di un rapporto”. G. avrebbe rifiutato le avance e da allora “è caduto in disgrazia”, “è stato emarginato” e pressato psicologicamente, secondo Ottaviani, al punto da dover abbandonare il San Pio X. Il testimone ha affermato di aver appreso tutte le accuse di violenza da K. e, indirettamente, da altri ragazzi.
"Ho scritto io la lettera anonima al Papa nel 2013"
Ha dichiarato infine di aver parlato con don Granoli (che nel frattempo è deceduto) di quello che vedeva e sentiva ma, “con fare rassegnato”, il padre spirituale gli fece capire “di essere a conoscenza di alcuni fatti ma di non poter agire”. Ottaviani, due anni dopo essere uscito dal Preseminario, nel 2013, ha scritto una lettera anonima al Papa per denunciare quanto avvenuto nel Palazzo San Carlo: “L’ho fatto perchè mi sembrava inappropriato che succedessero certe cose in un luogo di Chiesa. Ma ho avuto paura ad espormi”.
Padre Paul (Cappella Giulia): "Sicuro della sincerità di L.G."
Infine è stato ascoltato il 62 enne Padre Pierre Paul, di origini canadesi, sacerdote della Basilica, già maestro della Cappella musicale Giulia, che ha raccolto le confidenze di L.G., definendolo davanti al promotore di giustizia “ragazzo serio e profondamente credente. Sono sicuro della sua sincerità”. “Non mi ha mai detto esplicitamente che cosa non andava - ha confermato in aula - ma si capiva che erano problemi della sfera affettivo-sessuale”. Anche monsignor Vittorio Lanzani, vice del cardinal Comastri alla Fabbrica di San Pietro, secondo padre Paul “sapeva di K. e di L.G.”. Il maestro della Cappella Giulia aveva coinvolto L.G, una volta uscito del Preseminario, nel coro della Cappella Giulia, “anche perché davamo un gettone di presenza e lui aveva problemi economici”, ma Lanzani gli disse che L.G. era stato visto e che non era il caso di chiamarlo più, commentando: “Lo sai come sono quelli del Preseminario, per ora fai così”.
La segnalazione alla Commissione Tutela Minori
Nel 2017 padre Paul ha fatto una segnalazione alla Commissione per la Tutela dei minori nella Congregazione per la Dottrina della Fede. "Voleva farlo molto prima - ha dichiarato - ma L.G. me lo ha impedito perché voleva mettere una pietra su tutta questa storia”. Poi “l’ho fatto lo stesso, perché penso che un sacerdote che sa qualcosa e non parla diventa complice”. Padre Pierre ha riferito infine di essersi “arrabbiato” nel vedere anni dopo, nell’estate 2016, Martinelli ancora gestire i servizi liturgici con i ragazzi perché “se qualcuno ha problemi di questo genere non lo si mette con i più piccoli”.
Nell’udienza del 25 febbraio, ascoltato il vescovo di Como
Al termine dell’udienza, il presidente del Tribunale Pignatone ha ricordato che il 25 febbraio viene ascoltato l’attuale vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, mentre il pastore emerito, monsignor Diego Coletti, che ha guidato la diocesi fino all’ottobre 2016, ha presentato un certificato medico che attesta la sua impossibilità a rispondere, anche in futuro, a domande sull’accaduto. Nelle udienze del 17 e 18 marzo verrà invece sentita la presunta parte lesa L.G., e al termine, sempre il 18, il Tribunale farà un sopralluogo nella sede del Preseminario.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui