Sinodo, Grech: non spingiamo agende, ascoltiamo senza esclusioni
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
“Noi non stiamo spingendo nessuna agenda. Era nostra responsabilità restituire al popolo di Dio quello che ci è stato consegnato. Il mio collega, il cardinale Hollerich, una volta ha detto: abbiamo una carta bianca, non c’è scritto niente. Il nostro dovere è di accompagnare la Chiesa affinché arriva al momento del Sinodo dei vescovi. Ma se noi vogliamo svolgere la nostra missione, dobbiamo ascoltare. E ascoltare tutti senza escludere nessuno”.
Il processo appena concluso e le prospettive per il futuro, il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, le inquadra in queste poche righe di risposta ai giornalisti riuniti in Sala Stampa vaticana per la presentazione del Documento per la tappa continentale, la seconda fase del percorso avviato dal Papa nell’ottobre 2021 che si concluderà con l’assise dei vescovi in Vaticano nel 2023 e nel 2024.
Profondo rinnovamento
Un documento che è “frutto di una sinodalità vissuta” da parte delle Chiese dei cinque continenti e di “molto lavoro” da parte della Segreteria generale del Sinodo, delle commissioni e del gruppo di esperti riunito per due settimane a Frascati per redigere il testo. A guidare i loro lavori il concetto di “restituzione”, ci ha tenuto a sottolineare Grech, per fugare ogni dubbio che vi fossero state aggiunte o sia dato maggiore spazio a un tema piuttosto che a un altro: “Il Documento è una fedele restituzione delle sintesi” inviate dalle diverse diocesi durante la fase consultiva. “Il lavoro del gruppo di esperti è stato improntato ad un’onestà intellettuale: non ci sono riflessioni teoriche sulla sinodalità, ma riprese della voce delle Chiese. Per tutti noi è stata una sorpresa ascoltare come, pur nella differenza di sensibilità, il Popolo santo di Dio converga nel chiedere un profondo rinnovamento della Chiesa”.
Fame di nuova fiducia nella Chiesa
La risposta è stata ampia e partecipativa, hanno sottolineato i relatori in Sala Stampa vaticana: oltre a Grech, anche il teologo Piero Coda, il gesuita Giacomo Costa, l’esperta Anna Rowlands, e collegato da remoto dal Giappone il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo. Ad eccezione di due Conferenze episcopali che non hanno preso parte al processo sinodale (“Non so perché, penso che ci siano ragioni oggettive”, ha tagliato corto Grech), tutti gli episcopati nel mondo, alcuni dopo iniziali resistenze o difficoltà, hanno inviato le loro risposte. E ciò che si evince da questi feedback è che ad ogni latitudine del mondo c’è “una fame” di nuova fiducia nella Chiesa, nella sua capacità di annunciare il Vangelo a “un mondo profondamente bisognoso”.
Abusi, tensioni, esclusioni
Tensioni e situazioni interne, tuttavia, mettono a dura prova la missione stessa della Chiesa. In primo luogo lo scandalo degli abusi da parte del clero, come rimarcato nel Documento e come ribadito oggi da Rowlands, docente di pensiero e pratica sociale cattolica all’Università di Durham in Inghilterra.
Nelle 45 pagine del testo, che riporta voci di Chiese provenienti da Usa, Bolivia, Lesotho, Terra Santa e molte altre, si parla inoltre di esclusione, di clericalismo, discriminazione e mancanza di ascolto reciproco: “I rapporti dicono che ci sono aspetti delle nostre relazioni, della nostra capacità di un'autentica unità nella diversità” che ostacolano il “camminare insieme”, ha detto la professoressa. Difficilmente si può recuperare fiducia e credibilità “se non riusciamo a essere noi stessi fratelli e sorelle, a sanare le nostre divisioni e i sospetti reciproci”.
Allargare lo spazio della "tenda"
Ciò di cui c’è bisogno è di allargare lo spazio della “tenda”, immagine biblica che richiama il comando del Signore al popolo d’Israele nel libro di Isaia, concetto guida nella redazione del Documento per la tappa continentale. Da questa tenda molti dicono di sentirsi esclusi, come si legge nel Documento, che elenca pure alcune categorie di gruppi e persone che oggi si sentono “esiliati” o “discriminati”: giovani, persone con disabilità, poveri, divorziati risposati, i genitori single, membri delle comunità Lgbtq. E soprattutto le donne, che “non domandano ruoli di potere” ma un riconoscimento della loro stessa presenza, nella società e nella comunità cristiana.
Hollerich: chi esclude un altro, ha un problema con Dio
Ci sono dei limiti a chi può essere fatto entrare in questa “tenda”? C’è chi, anche tra i cattolici, vuole che questa tenda non si allarghi? Queste alcune delle domande poste al cardinale Hollerich in conferenza. L’arcivescovo di Lussemburgo ha replicato: “Ci saranno gruppi seduti nella tenda che non sono molto contenti che alcune persone siano in un angolo”. Eppure in questo spazio sono invitati tutti: “Tutte le persone create e amate da Dio. Tutte…. Il nostro amore non è grande come l’amore di Dio. Quindi creiamo delle segregazioni”. Ricordiamo però, ha aggiunto il porporato, che “dobbiamo guardare a ogni persona come a una persona amata da Dio… Cristo è morto per ogni persona sulla croce, quindi se non sono capace di dare spazio a questa persona nella tenda, ho un problema con Dio”.
“Non è questione di mettere dentro e fuori”, ha fatto eco padre Costa: “Tanti si sentono esiliati nella Chiesa: da chi vorrebbe celebrare la Messa con il rito preconciliare agli omosessuali. Finché non c’è un modo di andare avanti insieme nessuno può star tranquillo, nemmeno chi sta dentro. Uno dei frutti del camminare insieme è rendersi conto di come crescere come Chiesa sinodale”, ha aggiunto il gesuita.
Più ampia presenza femminile, appello comune
Tra un cenno alla preoccupazione sulla casa comune, soprattutto da parte delle “comunità che stanno finendo sott’acqua”, e critiche sulla scelta di usare una parola come “discernimento”, definita da giornalisti in sala come di difficile comprensione, è stato centrale in conferenza stampa il tema delle donne. Del loro ruolo e della loro vocazione, del desiderio di vedersi riconosciute e valorizzate. Nel Documento emerge un appello condiviso nei vari Paesi. Sorprendente, hanno osservato i relatori, che tali questioni “sono state sollevate in tutti i rapporti, è un tema comune”.
La prospettiva è quella di una “grossa conversione”, ha detto sempre Costa, rimarcando “il desiderio del donne di avere la Chiesa alleata nel poter portare avanti un riconoscimento della dignità in senso molto più ampio in tutte le società in cui si vive”. L’appello è per la Chiesa, perché faccia in modo “che la metà dell’umanità sia rispettata e valorizzata”.
La parità con le donne, sfida dei teologi
“La partecipazione delle donne nella Chiesa è anche una sfida per la riflessione teologica”, ha aggiunto Grech. “Il mio invito ai teologi è di mettersi al sevizio della Chiesa e del popolo di Dio, in modo che alla luce della parola di Dio, della tradizione e il magistero, potremo trovare altri modi per la partecipazione di tutti”. Sfida subito raccolta da monsignor Coda, segretario generale della Commissione Teologica Internazionale, che ha affermato: “La teologia finora troppo poco si è sviluppata e ha dato parola a questa voce, perché è stata fatta soprattutto da uomini. Solo quando la voce teologica sarà di donne e uomini insieme, in un rapporto di reciprocità, nel riconoscimento della loro differenza, potrà venire in piena luce l’insostituibile contributo della donna”. “Francesco – ha ricordato Coda - ha detto a noi della Commissione Teologica Internazionale che la presenza delle donne non sia la ciliegina sulla torta ma che sia costitutiva. Per questo dobbiamo arrivare a una parità, perché finché la teologia è appannaggio del clero, non è possibile fare questa evoluzione”.
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