Zuppi: la comunicazione della Chiesa deve parlare il linguaggio del cuore
Michele Raviart – Città del Vaticano
La specificità della comunicazione della Chiesa è quella di “parlare il linguaggio del cuore” e la riforma dei media vaticani voluta da Papa Francesco “non era per imbiancare, ma un passo in avanti per ripensare l’intero sistema”. Ad affermarlo è stato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI e inviato del Papa per tentare la mediazione al conflitto in Ucraina, una missione che, ha detto il porporato, “continua come previsto”. L’occasione è stata la presentazione del libro “Dal Concilio al web. La comunicazione vaticana e la svolta della riforma” di Angelo Scelzo, edito dalla Libreria Editrice Vaticana (LEV) e presentato all’Università Lumsa.
Ruffini: comunicazione parte fondante della missione della Chiesa
Nel suo volume Scelzo, che ha lavorato a L’Osservatore Romano, all’agenzia Fides, nella Sala Stampa della Santa Sede come vicedirettore ed ora è editorialista di Avvenire, racconta la storia dei media vaticani, a partire dagli effetti del Motu Proprio di Papa Francesco del 2015, dove si istituiva quello che adesso è il Dicastero per la Comunicazione, fino all’attualità degli scorsi mesi, per poi andare a ritroso fino alle origini del sistema attuale, il Concilio Vaticano II. Da quel documento e dalla costituzione Praedicate Evangelium sulla riorganizzazione della Curia, ha spiegato invece Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, si evince come la Chiesa abbia il “dovere di camminare nel nostro tempo con i mezzi del nostro tempo” e che la comunicazione “non è funzionale, ma parte fondamentale della missione della Chiesa”. L’orizzonte deve essere quello di creare una rete “che ci fa membra gli uni degli altri”, dove comunicazione e comunione si compenetrano, pur nella specificità di un sistema di comunicazione diverso da tutti gli altri.
Zuppi: la radice è nel Concilio Vaticano II
Presente, passato e futuro della Chiesa si intrecciano e hanno radici nel concilio, ha ricordato ancora il cardinale Zuppi, il cui padre, Enrico, era responsabile del supplemento domenicale de L’Osservatore Romano e ha vissuto “in famiglia” molte delle situazioni che la comunicazione del Vaticano ha dovuto affrontare negli anni. “Tutto aveva un’importanza particolare”, ha ricordato, per poi fare due esempi di comunicazione “papale” che lo hanno colpito. Da un lato Benedetto XVI, che ebbe “la grande onestà” di capire, dopo Ratisbona, che un discorso pensato come accademico era diventato politico in quanto pronunciato da un Papa, e dall’altro la comunicazione diretta di Francesco, che senza intermediari invitò il mondo a pregare per il Papa emerito gravemente ammalato.
Lombardi: essenziale l'impulso di Papa Francesco
“Tutti sapevamo che una riforma dei media vaticani era necessaria, ma mancava qualcuno che avesse il coraggio di mettere in moto un processo”, ha affermato padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Ratzinger e già direttore della Radio Vaticana e della Sala Stampa della Santa Sede, che non sarebbe partito senza l’impulso di Papa Francesco. “Il sistema della comunicazione vaticana”, ha sottolineato, “non è legato solo a mezzi e tecnologie, ma allo stile comunicativo di ogni Papa, e cerca di seguire e di adattarsi a come il Pontefice si presenta al mondo attuale, avendo sempre come guida il Vangelo e la vita della Chiesa".
Tarquinio: l'unica voce controcorrente sulla guerra
Gabriele Romagnoli, giornalista di Repubblica e scrittore, ha definito il volume una sorta di “romanzo di trasformazione dell’entità comunicazione vaticana”. Ha poi osservato come, negli ultimi anni, ci siano state tante “prime volte” nel racconto del Papa: dalle immagini dell’elicottero che portarono Benedetto XVI a Castel Gandolfo alla rinuncia, fino alle immagini della Statio orbis del 2020, quando Papa Francesco pregò in una piazza San Pietro vuota mentre buona parte del mondo era in lockdown per la pandemia. La Chiesa è sempre stata anticipatrice della comunicazione, ma adesso come tutti rincorre, perché dalla “Parola che si è fatta carne” si sta arrivano all’intelligenza artificiale in cui “le macchine tendono a parlare al posto dell’uomo”, ha spiegato invece Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire. Oggi, ha poi ribadito, la Chiesa è una voce unica e controcorrente contro la guerra, ma anche nell’aprirsi al mondo e ascoltare gli ultimi.
Prevista una seconda tappa a Mosca della missione di Zuppi
A margine dell’incontro, rivolgendosi ai giornalisti che lo hanno interpellato sulla sua missione per "allentare le tensioni" in Ucraina, il cardinale Zuppi ha detto che si incontrerà con Papa Francesco per i dettagli sulla prossima tappa, quella in Russia, della sua missione di mediazione, dopo che il 5 e il 6 giugno scorso era stato a Kyiv. Ricordando l’ex presidente del Consiglio italiano, Sivlio Berlusconi, scomparso ieri, l’arcivescovo di Bologna ha ricordato del suo primo incontro con lui, quando faceva parte della delegazione che aveva mediato al conflitto in Mozambico. ”Siamo stati colpiti dalla sua accoglienza e dalla sua simpatia”, ha affermato, "mi colpì il suo tratto umano". Un ricordo anche per Flavia Franzoni, moglie dell’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi, deceduta oggi: “Una donna di grande di impegno sociale. È un grande dispiacere, la sua sensibilità l'ho sperimentata in tantissime occasioni, era una donna intelligente, accademica ma non ha mai vissuto fuori dalla realtà, ha saputo trasformare l'impegno sociale in contenuti e viceversa".
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