Pio XII e la devozione alla Vergine, come nasce un dogma
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
"Piazza San Pietro, 1° novembre 1950: nella città eterna sono giunti 700.000 pellegrini. È il momento culminante dell'Anno Santo indetto da Pio XII. Dalla cattedra, il Papa annuncia ad alta voce, in latino:
Declaramus et definimus divinitus revelatum dogma esse: Immaculatam Deiparam semper Virginem Mariam, expleto terrestris vitae cursu, fuisse corpore et anima ad caelestem gloriam assumptam
(Dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo).
La folla prorompe in un applauso travolgente, mentre in tutta Roma risuonano le campane. Nello stesso giorno, il Pontefice firma la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus. Da quel momento tutti i cattolici dovranno credere a questa dottrina infallibile. Un allestimento magistrale: doveva essere tangibile che stesse accadendo qualcosa di veramente divino e stava certamente accadendo qualcosa di storico. Per la prima volta, dal 1870, un Papa rivendicava la sua infallibilità. Quando Pio XII pronuncia la formula di definizione, tutti gli occhi dovevano essere puntati su di lui, Pastor angelicus".
Questo l'incipit della relazione di Matthias Daufratshofer, teologo e filologo latino, dottore di ricerca all’Università Westfälische Wilhelms di Münster, con una tesi su Franz Hürth SJ, il "santo ghostwriter" di Pio XI e Pio XII, pubblicata in un libro in tedesco per Herder, durante il recente simposio internazionale “L’Inquisizione romana. Nuove ricerche, nuove prospettive”, organizzato dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in collaborazione con il Dicastero per la Dottrina della Fede.
Studi e ricerche
Daufratshofer si è posto queste domande: cosa è successo prima di questo momento memorabile? Quali sono stati i passaggi attraverso cui si mosse Papa Pacelli? Come nasce, dunque, una definizione infallibile?
Lo studioso, grazie a un ritrovamento casuale nel lascito privato del teologo gesuita Franz Hürth alla Gregoriana, aveva già potuto ricostruire i retroscena della genesi della Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, soprattutto attraverso gli occhi di Hürth in veste di consultore. Ma fino all'apertura degli archivi relativi a Pio XII, nel marzo 2020, per volere di Papa Francesco, la possibilità di condurre ulteriori ricerche era impossibile. Quindi, potendo ora allargare l’orizzonte delle sue indagini, il ricercatore tedesco ha trovato dei documenti decisivi nell'Archivio dell'allora Congregazione per la Dottrina della Fede, dove esiste anche un archivio separato dedicato alla Beata Vergine Maria: una stanza di ben 25 metri lineari. La base della sua ricostruzione si è basata inoltre su otto faldoni di documenti. Altri documenti utili sono stati studiati nell’Archivio Apostolico Vaticano, nei fondi delle Epistulae ad Principes, e in quelli della Segreteria di Stato.
Pio XII in Piazza di Spagna e di fronte alla Salus Populi Romani
La particolare devozione di Pio XII per la Vergine è nota. Nel giorno in cui celebriamo l’Immacolata Concezione, ricordiamo che il primo a rendere omaggio alla statua dell'Immacolata in Piazza di Spagna, per poi recarsi a pregare di fronte all’icona della Salus Populi Romani, nella basilica di Santa Maria Maggiore, fu proprio Papa Pacelli. Era l’8 dicembre 1953, anno in cui fu inaugurato l’Anno mariano. Un uso che, in seguito, a partire da san Giovanni XXIII, divenne tradizione.
Tre anni prima era stato definito il dogma dell’Assunzione in corpo e anima della Vergine, ma l’idea risale a diversi anni addietro, subito dopo l’elezione di Papa Pacelli, nel 1939, quando confidò questo suo desiderio al suo entourage, come ha rivelato Daufratshofer durante la sua conferenza. In autunno si rivolse al Sant'Uffizio, all'assessore Alfredo Ottaviani, che avrebbe dovuto coordinare tutto il lavoro e incaricò il consultore Hürth di redigere un voto sulla definibilità, sebbene a partire dal 1869 fossero già pervenute a Roma milioni di petizioni. Il Papa voleva sincerarsi che fosse opportuno fare questa dichiarazione dogmatica. Nel 1942 convocò un gruppo di quindici teologi, i più importanti dell'epoca, per formare una prima Commissione speciale alla quale ne seguirono altre. "La sala macchine" del Magistero, come la definisce Daufratshofer, era avviata.
Il problema più grande era che nella Sacra Scrittura e anche nella Tradizione dei primi otto secoli della Chiesa non si trovavano testimonianze testuali a riguardo, mentre per dichiarare un dogma queste erano necessarie, come aveva stabilito il Concilio di Trento (1545-1463). Di fronte a queste difficoltà, l'argomento più forte trovato dal Papa era la Consulta ai vescovi ai quale egli chiese un parere e che invitò a pregare. Da qui il 1° maggio 1946, scaturì l’enciclica Deiparae Virginis Mariae, indirizzata “ai venerabili fratelli patriarchi, primati, arcivescovi, vescovi e agli altri ordinari locali che hanno pace e comunione con la sede apostolica” per una “proposta di definizione del dogma dell'assunzione della Beata Vergine Maria”.
Il sensus fidelium
Papa Pio XII volle seguire le orme di Pio IX, soprattutto riguardo la sua dichiarazione del dogma dell'Immacolata Concezione, ma ebbe anche un'intuizione: fare appello a quello che, dopo il Concilio Vaticano II, si sarebbe chiamato il sensus fidelium.
Questa sensibilità del popolo di Dio per la fede è stata la fonte della dichiarazione: ben 7 mila, infatti, furono le richieste da parte dei fedeli, che furono compilate e commentate e che costituirono la base di un lavoro che a quel tempo era tenuto ancora segreto, finché queste stesse petizioni e suppliche non furono pubblicate, come scrive lo stesso Papa Pacelli nell'enciclica: “…sono affluite alla Santa Sede numerose istanze - quelle pervenute dal 1849 al 1940 sono state raccolte in due volumi, opportunamente commentate e poi di recente stampate - da parte di cardinali, di patriarchi, di arcivescovi, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, associazioni, università e di innumerevoli privati; i quali tutti supplicano che sia definita e proclamata, come dogma di fede, l'assunzione corporea della beata Vergine Maria in Cielo. E nessuno certo ignora che ciò fu chiesto, con fervidi voti, anche da quasi duecento padri del concilio Vaticano”. Quando all’epoca si cominciò a lavorare, esistevano delle critiche interne riguardo la possibilità o meno di attuare la dichiarazione dogmatica, se era opportuno e giustificabile ma, alla fine, è prevalsa la voce della schiacciante maggioranza: il 98% dei vescovi, si era dichiarata favorevole.
Un’aggiunta dell’ultimo minuto
Il Papa aveva tenuto conto di Genesi 3,15, ma obiettivamente gli era sembrato un po’ poco, così aggiunse altri argomenti per sopperire alla mancanza delle fonti testuali, sia riguardo alle testimonianze più antiche delle Scritture sia quelle della tradizione della Chiesa. Proprio il giorno prima della proclamazione del dogma, Pio XII aggiunse alla Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus due correzioni autografe, dove citava i Vangeli apocrifi e alcuni passi di san Tommaso d’Aquino. Queste aggiunte sono custodite nell’Archivio Storico dell'ex Sant’Uffizio.
Un Santo Rosario nel giorno dell’Immacolata Concezione
Matthias Daufratshofer, dopo aver ricostruito accuratamente le fasi che hanno portato alla promulgazione del dogma, sulla base delle sue ricerche, conclude il suo intervento con una notazione interessante: “L’8 dicembre 1950, nel giorno della festa dell'Immacolata Concezione, tutti i membri della Commissione Speciale furono invitati a recitare il Rosario con Pio XII nella cappella privata. Al termine della preghiera, il Papa impartì loro la benedizione Apostolica e consegnò una medaglia fatta coniare appositamente in ricordo della definizione. Con questa preghiera si concluse ufficialmente il processo decennale di preparazione del dogma, senza alcun solenne cerimoniale pontificio”.
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