Il cardinale Consalvi e l'amore per le arti e le politiche culturali: un lampo nella storia
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
Nella seconda e ultima giornata del convegno “Il cardinale Ercole Consalvi. Un diplomatico in tempi burrascosi, 1757-1824”, tra gli appuntamenti per celebrare il bicentenario del porporato, l'attenzione si è concentrata sulle politiche culturali del porporato e del suo tempo. Il convegno celebra due secoli dalla sua morte, organizzato dalla Segreteria di Stato, dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche e dai Musei Vaticani che hanno offerto anche la sede dell’evento, nella sala delle Conferenze.
Un papato fiorito nella bellezza
Ad aprire la IV sessione, è stato monsignor Marco Agostini, officiale della Segreteria di Stato, sezione per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali, che ha esordito con un’immagine che sembra materializzarsi negli occhi dell’immaginazione e della memoria. Chi non conosce la splendida facciata della basilica di San Giorgio all’Isola? La chiesa sembra letteralmente emergere dalle acque della laguna del bacino di San Marco. “Palladio seppe sfruttare alla sua maniera, trovando il modo di essere presente in piazza San Marco, senza effettivamente esserci”. È proprio in questa chiesa che venne eletto Papa Pio VII. Chiunque arrivi, vede per prima San Giorgio, che diventa un simbolo. “Palladio riesce a rimettere l’architettura moderna all’interno della città di Venezia. Così Consalvi ha ricollocato la Santa Sede nelle dinamiche internazionali”, ha detto Agostini, che continua ricordando come Venezia sia nata dall’acqua, proprio come Venere; festeggia la sua fondazione il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione. La città lagunare riconosce sé stessa in questo contesto. Dall’acqua nasce la bellezza e la bellezza ha trovato il suo posto nel pontificato di Pio VII, che è nato e fiorito, nonostante i tempi difficili del tempo. E artefice dell’elezione del nuovo Pontefice, succeduto a Pio VI, è stato proprio il cardinale Consalvi che da quel momento gli sarebbe stato sempre fedele.
Una figura che guarda lontano
Si sono susseguiti i contributi scientifici di Ilaria Fiumi Sermattei (Pontificia Università Gregoriana) che ha esaminato il rapporto tra la Chiesa di Pio VII e Consalvi con le arti nel passaggio dall’età delle rivoluzioni alla Restaurazione; Maria Chiara Piva (Università di Roma "Sapienza"), sulla tutela del patrimonio culturale nel pontificato di Pio VII e di Richard Wittman, (University of California) sugli artisti a Roma al tempo di Consalvi. In estrema sintesi, oltre alla poliedricità e alla sensibilità del cardinale Consalvi che spicca nel panorama culturale del tempo, le analisi si aprono sulla compagine storica, sul papato di Pio VII, dipingendo un periodo che scavalca il secolo e che contrapporre in due periodi distinti, quello delle rivoluzioni e quello della Restaurazione, risulta semplicistico. La professoressa Sermattei, in particolare, ha esaminato il rapporto tra la Chiesa di Pio VII e Consalvi proprio in questo complesso momento di passaggio, dal punto di vista artistico. Un periodo che sembra proprio incarnarsi nella figura del cardinale, come affermato dalla studiosa: “Scorrendo un inventario del cardinale Consalvi, redatto alla sua morte, emergono molteplici indizi di una cultura pienamente radicata nel Settecento, ma anche aperta agli sviluppi dei nuovi tempi”.
La nascita della moderna iconografia cristiana
La professoressa Chiara Piva, soffermandosi sulle politiche di tutela dei beni culturali durante gli anni del pontificato Chiaramonti, ha evidenziato come Consalvi, almeno nell’ambito della scultura, garantisca una certa continuità tra XVIII e XIX secolo. Molto interessante osservare come in questo periodo nasca l’arte cristiana propriamente intesa. Ci sarà la ricerca di una moderna iconografia sacra che caratterizzerà proprio gli ultimi anni del pontificato di Pio VII, per rispondere alla spoliazione napoleonica e dalla conseguente esigenza di riempire il vuoto desolante lasciato nelle chiese con nuove opere. Una vera rifondazione dell’arte sacra per rispondere a precise esigenze devozionali, che procede in autonomia e rimane ai margini dell’analisi critica. I beni portati in Francia, invece, una volta restituiti, avevano cambiato statuto: non erano più opere di culto ma opere d’arte in quanto tali. La loro restituzione era stata condizionata nel dare loro una diversa destinazione: nasce così il Museo Chiaramonti, il cosiddetto Braccio Nuovo dei Musei Vaticani, che segna anche un modo nuovo di intendere i musei, aperti al pubblico e specialmente ai giovani artisti che si andavano formando a Roma.
Con Canova, una lunga amicizia
Chiara Piva evidenzia i rapporti di Consalvi con Antonio Canova attraverso la fonte storica diretta del loro carteggio, conservato nella biblioteca civica di Bassano, che dimostra anche un’amicizia forte e un legame d’affetto che durerà per entrambi, nati nello stesso anno e morti a poco tempo di distanza. Si possono ricostruire anche le strategie per la restituzione delle opere trafugate, stilare le liste di cosa richiedere indietro e cosa lasciare. Per ragioni di tutela si diceva, per mascherare inderogabili necessità diplomatiche. in realtà. Il professor Wittman ha disegnato un affascinante panorama fatto di fermenti culturali, di artisti celebri come Canova e Thorvaldsen e sconosciuti, dalle protezioni limitate. Consalvi favorì una certa mobilità sociale, aiutando proprio i giovani artisti. E ancora ha parlato delle opere urbanistiche che interessarono la città eterna, come il progetto affidato a Giuseppe Valadier di un parco pubblico sul Pincio per trasformare Piazza del Popolo, e importanti lavori al Ponte Milvio, che furono poi criticati perché sembrava “un padiglione rivoluzionario”.
La basilica di San Paolo, simbolo di un cambiamentio d'epoca
La ricostruzione della basilica di San Paolo fuori le Mura, distrutta dal grande incendio del 1823, ricostruita con il successore di Pio VII, Leone XII è anche la cartina al tornasole del cambiamento dei tempi: venne deciso di ricostruirla in modo filologico, simile all’antica chiesa paleocristiana, accantonando il neoclassicismo. Si voleva anche, attraverso questa scelta, ricercando le forme delle antiche ed eroiche radici cristiane, rifiutare la modernità, quale retaggio dei tempi delle rivoluzioni. Le fazioni clericali conservatrici sembravano voler ripudiare anche quello spirito aperto che aveva caratterizzato il segretariato di Consalvi. Rinnovare Roma nel suo status di centro della cattolicità, attraverso una “santità visibile” che si concretizza nella visione di Leone XII, specie con il Giubileo del 1825. Una visione storicista, che aveva conseguenze visibili nell’arte ed era stata formata dall’angoscia della passata dominazione francese, “che vedeva la modernità come antitetica alla Chiesa". Una visione lontana da quella consalviana. “Il sereno cosmopolitismo estetico associato alla figura del cardinale sembra a questo punto una reliquia dell’epoca passata”, ha concluso Wittman.
Consalvi “figura fantastica”
A chiudere il convegno monsignor Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e per le Organizzazioni internazionali: riallacciandosi alle parole dette durante la conferenza stampa del 18 gennaio scorso, e sull’onda dei ricordi, ha raccontato - con una certa commozione - di quando, ancora studente, aveva letto un libro su Consalvi che gli era piaciuto molto. Ma non basta un libro per conoscere un argomento. Dopo due anni di preparazione del convegno, "in questa festa in cui abbiamo ascoltato i relatori, Consalvi non ci ha deluso. È una figura fantastica”, ha detto: una persona che ha potuto affrontare tempi burrascosi con spirito di fede, con una visione e con grande fedeltà al suo papa Pio VII del quale ha saputo interpretare il pensiero. Un uomo capace di decidere, un uomo di grande autorità morale, capacità di soffrire anche per il Papa e la Santa Sede.
Gallagher: Una figura ispiratrice nei tempi attuali
“Anche noi, nella tendenza di considerare i nostri tempi i più difficili nella storia, e trovare i guai senza precedenti, basta pensare a quanto fossero difficili i tempi di Consalvi e di papa Chiaramonti", ha aggiunto Gallagher. "Tempi veramente molto difficili. Per me personalmente e per i colleghi della Segreteria di Stato l’esempio di Consalvi è fonte di incoraggiamento. Fa piacere il riferimento ai concordati. Anche noi li facciamo, non si chiamano più così, li chiamiamo accordi, ma è incoraggiante soprattutto constatare quanti ne furono firmati e mai attuati. Abbiamo anche noi esperienza con la Repubblica Ceca e stiamo giustamente lavorando per sanare situazioni precedenti". "Mi ha toccato l’interesse verso la Chiesa, la Santa Sede e i Papi della storia. Forse sarà così nel futuro, dovremmo quindi fare meglio anche noi", ha detto ancora l'arcivescovo. E nel ringraziare chi ha contribuito a questo evento, ha auspicato che il Pontificio Comitato di Scienze Storiche ripeta manifestazioni di questo genere anche in futuro.
Un ricordo personale
A margine del convegno, in dialogo con Vatican News-Radio Vaticana, monsignor Gallagher ha condiviso un ricordo più personale, su un piano intimo e umano, del cardinale Consalvi. “La cosa che mi colpisce di Ercole Consalvi è l'energia e la visione dell'uomo. Aveva questa capacità di compiere le missioni per il Papa Pio VII, di avere contatti con tutti gli attori del Congresso di Vienna. E poi viveva anche una grande vita sociale, era grande amico della famosa duchessa di Devonshire. Lo ammiro perché quando ci si sente, almeno qualche volta, stanchi delle cose e poi vede un uomo così, con tante energie e tanto entusiasmo, un uomo - come è stato sottolineato varie volte - di fede. Questo mi piace".
Alla domanda se, secondo la sua opinione, Consalvi rimase diacono per avere più libertà o per sacrificarsi di più, Gallagher ha risposto che divenne diacono e mai sacerdote solo per rispetto verso il Papa: "Fu cardinale senza entrare negli ordini maggiori, fece il minimo necessario a livello ecclesiale perché lui nella sua vita voleva agire come uomo di fede, uomo di Chiesa ma nel mondo secolare della politica, della diplomazia. Questa era la sua vocazione e a quell'epoca era considerato normale. Oggi non sarebbe così".
Il suo amore per l'arte antica
Consalvi superò il periodo napoleonico senza farsi fagocitare dai tempi successivi e, secondo il segretario per i Rapporti con gli Stati, questa visione estetica è dimostrata da Consalvi anche nelle sue azioni. “Credo che aveva evidentemente grande sensibilità per l'umano e una grande umanità che rintracciava in tutte le opere che rappresentano effettivamente il mondo pagano. Tuttavia, era l'umanità a governare la sua visione della bellezza. Come si dice, 'il mondo si salva con la bellezza' e lui ha voluto esagerare e come san Paolo: qualsiasi cosa bella e buona merita lode".
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui