Sinodo: ascolto, silenzio e preghiera nella memoria del Concilio
Roberto Paglialonga ed Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano
"L’11 ottobre è una data simbolica che commemora l’anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II", avvenuta nel 1962. Con questo stile condiviso di memoria viva e di futuro, questa mattina, 11 ottobre, a fare il punto dei lavori sul Sinodo con i giornalisti nel briefing nella Sala stampa della Santa Sede sono stati Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione, e Sheila Pires, segretaria della stessa Commissione. Presenti anche il cardinale Joseph William Tobin, arcivescovo di Newark, negli Stati Uniti, monsignor Shane Anthony Mackinlay, vescovo di Sandhurst, in Australia, e la professoressa Giuseppina De Simone, docente di Filosofia della religione e coordinatrice della specializzazione in Teologia fondamentale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale.
La cura delle relazioni
Dal pomeriggio di ieri, 10 ottobre, si lavora sul terzo Modulo che, come i precedenti, è stato introdotto dal cardinale relatore generale Jean-Claude Hollerich, ha riferito Pires. Erano 346 i presenti in Aula Paolo VI. Il tema centrale del modulo è la cura delle relazioni: in particolare, è stato affermato, "le relazioni nella Chiesa devono essere fondate su fiducia, trasparenza, coerenza". "Serve una formazione integrale per preparare testimoni della missione ecclesiale, come ha sottolineato il cardinale Hollerich, ricordando, tuttavia, che il discernimento ecclesiale è differente dalle tecniche manageriali". Insomma, c’è stato l’invito "a sviluppare processi decisionali partecipati e trasparenti all’interno della Chiesa", con la considerazione che "la valutazione regolare dell’operato di chi ha responsabilità è fondamentale".
L'incontro tra Gesù e la donna cananea
La relazione del cardinale Hollerich, ieri pomeriggio, è stata preceduta dalla meditazione del cardinale eletto, padre Timothy Radcliffe. In particolare, il domenicano – ha riferito Pires –"ha esplorato i processi di trasformazione della Chiesa attraverso la pagina evangelica di Gesù che incontra la donna cananea. Il silenzio di Gesù è visto come un momento di ascolto profondo". E proprio "questo silenzio rappresenta un’opportunità per la Chiesa di confrontarsi con interrogativi complessi e di accogliere le grida di chi cerca aiuto".
"Ti sia fatto come desideri"
Inoltre "padre Radcliffe ha invitato a riflettere su interrogativi fondamentali, come la relazione tra uguaglianza e differenza e il ruolo della Chiesa come comunità di battezzati con gerarchie, vocazioni e ruoli diversi. Questi interrogativi – ha fatto presente la segretaria della Commissione per l’informazione – richiedono una convivenza attenta e una preghiera continua, piuttosto che risposte semplicistiche e immediate". E così "la risposta di Gesù – "Ti sia fatto come desideri" – è un segno di apertura e inclusione, e mostra la creatività divina nel superare le barriere e nell’accogliere l’identità, lo sguardo di chi è diverso", sono state le parole del frate predicatore.
La veglia ecumenica
Questa mattina, dopo la preghiera – ha quindi affermato Ruffini – è proseguita e terminata la discussione nei Circoli minori, già iniziata ieri dopo la relazione introduttiva del cardinale relatore generale. In Aula erano presenti in 341. Oggi pomeriggio saranno presentate le relazioni dei tavoli linguistici. Dopo la votazione dell’Agenda per la discussione, seguiranno gli interventi liberi. Stasera, alle 19, i membri del Sinodo parteciperanno alla veglia ecumenica che si svolgerà in Vaticano – "in presenza del Santo Padre", ha detto il prefetto – nella piazza dei Protomartiri romani. Prenderanno parte alla veglia i delegati fraterni presenti al Sinodo e anche rappresentanti di varie Chiese che risiedono Roma, "luogo dove l’unità dei cristiani si vive già" ha fatto presente Ruffini. Inoltre, ha concluso, "in associazione con la celebrazione in Vaticano, sono state organizzate preghiere locali in 80 luoghi diversi in tutti i continenti".
Ascolto più profondo
Ascolto, silenzio, preghiera. Sono questi tre dei più evidenti criteri metodologici su cui si stanno basando i lavori del Sinodo. A spiegarlo è stato il cardinale Tobin. "Stavolta, rispetto al passato – ha proseguito il porporato, che è anche membro del consiglio ordinario e della Commissione per l’informazione – l’ascolto è avvenuto in maniera profonda non solo all’interno e con le organizzazioni della Chiesa, ma ci si è veramente sforzati di raggiungere tutti”. Ciò ha favorito anche una partecipazione “molto più ampia, e questo ha dato l’opportunità di seguire in modo diverso lo svolgimento dei lavori e l’approfondimento dei temi”.
Teologia calata nella realtà
“A mio avviso”, ha poi affermato la professoressa De Simone, “il metodo che sta caratterizzando queste due sessioni è davvero rivoluzionario, e già in sé è un segno di speranza. È un metodo che ha molto da dire al mondo”. Anche la professoressa ha richiamato l’aspetto dell’ascolto “dal quale scaturisce una riflessione seria, rigorosa”, e del silenzio: “Questo è in se stesso la capacità di abitare la domanda. Non si cerca subito la risposta definitiva, ma si sta dentro la domanda che emerge dalle ferite che l’umanità ci presenta e ci offre”. Impressiona inoltre, ha detto ancora De Simone, il fatto che ai tavoli di lavoro “sia riunito tutto il popolo di Dio, grazie al quale viviamo il senso dell’insieme”. In tal modo, anche la teologia “assume una presenza e un peso significativi, perché si cala direttamente nella realtà, nel tessuto vivo delle relazioni”.
Un nuovo modo di fare le cose
Sull’esperienza sinodale vissuta nella sua diocesi di appartenenza e nel suo continente di provenienza, è intervenuto monsignor Mackinlay. “Il consiglio plenario australiano – ha raccontato – ha iniziato un cammino alcuni anni prima dell’attuale Sinodo, riunendo circa 250 persone, tra vescovi, religiosi e fedeli. E anche in quell’occasione abbiamo vissuto l’esperienza di una pluralità di temi da affrontare, toccando con mano le preoccupazioni delle persone”. Fondamentale è stato, allora, nel nostro lavoro “intervenire nella cultura della Chiesa per il modo di affrontare le questioni”; ed è quanto “si cerca di fare anche qui al Sinodo: ovvero – ha spiegato Mackinlay, membro eletto del Comitato per la redazione del documento finale – provare a convertire la comunità ecclesiale verso una nuova modalità di fare le cose. E’ un cammino di impegno nella corresponsabilità e nel discernimento che ci porta ad arrivare insieme a decisioni che siano il più efficaci possibile”.
L'incontro con Papa Francesco
Come di consueto, spazio poi alle domande dei giornalisti presenti in Sala Stampa. Il cardinale Tobin ha riferito dell’incontro avvenuto nella mattina di giovedì con Papa Francesco insieme ad altri due porporati americani. “Dovevamo incontrarci alle 7.30 e non eravamo neanche i primi a vederlo. Penso si svegli alle 4 di mattina", ha notato il cardinale, riferendo di avere chiesto un colloquio poiché "la Chiesa trova sempre dei modi per fare meglio quello che siamo chiamati a fare". “Come voi avrete dei colleghi con i quali siete più vicini", ha detto il cardinale Tobin, riferendosi direttamente ai giornalisti, "così facciamo noi". L'arcivescovo di Newark è stato poi interrogato sul tema degli abusi. Come ha ricordato, alcuni episodi avvenuti nella sua diocesi erano stati causa della sua assenza al Sinodo del 2018 dedicato ai giovani. "Penso che il Papa voglia fare la cosa migliore per la Chiesa e per le persone che sono state colpite. Le soluzioni proposte sono per il bene di tutti", ha affermato, facendo riferimento anche alle vicende legate alla società di vita apostolica peruviana Sodalitium Christianae Vitae, alla cui guida era stato delegato nel 2016.
Un sinodo meno eurocentrico
Le domande hanno poi toccato temi relativi al Sinodo in corso. Monsignor Mackinlay, che rappresenterà l'Oceania nel già citato Comitato per la redazione del documento finale, ha notato una visione meno eurocentrica e una integrazione delle diverse "dimensioni culturali, soprattutto l'America del Sud e l'Africa", all'interno del dialogo nell’Assemblea dei vescovi. "Sentiamo dire come vi sia responsabilità condivisa nella vita e nelle decisioni delle comunità", ha aggiunto. Il vescovo australiano ha ricordato il suo caso specifico: la preparazione agli incontri capace di coinvolgere anche le popolazioni indigene locali, attraverso processi lunghi "anche due o tre anni" che, tuttavia, "ci consentono di proseguire nella giustizia e riconciliazione" tra le diverse comunità.
Accogliersi nelle diverse sensibilità
Una domanda ha poi riguardato l'approccio del Sinodo relativo alle questioni Lgbtqia+. Il cardinale Tobin ha notato come tali temi siano trattati, nonostante "non sia evidente come vorrebbero alcuni", ricordando un passaggio della meditazione redatta da padre Timothy Radcliffe, per il quale "se uno non è soddisfatto della risposta che riceve non deve abbandonare il tavolo. C'è sempre possibilità di dialogo". La professoressa De Simone ha rimarcato il principio fondamentale per il quale non si possono pretendere "soluzioni valide per tutti" in materia, auspicando un "sapersi accogliere nelle diverse sensibilità culturali".
Con le donne, i discorsi cambiano
Concetto sottoscritto da monsignor Mackinlay, che ha evidenziato come sull’argomento non si parta ormai "da zero" viste le passate discussioni, e come anche altre questioni "delicate" vengano trattate durante l'Assemblea dei vescovi. "Non pensavo - ha affermato il vescovo australiano - che la poligamia trovasse così tanto spazio". Convinto dell'efficacia della sinodalità come strumento per affrontare l'attuale contesto odierno, il cardinale Tobin ha notato due elementi fondamentali al fine di lavorare per la pace: "Fare sedere tutti intorno ad un tavolo ed includere le donne". La professoressa De Simone ha allargato ulteriormente l'obiettivo: "Con le donne i discorsi cambiano. Io direi che quando c'è una dimensione affettiva e relazionale, i discorsi cambiano. Quando ci si guarda negli occhi e le parole, seppure astratte, raccontano la vita. Allora è tutta un'altra storia".
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui