Ai Musei Vaticani le "Anime" di Bernini per entrare nel Giubileo
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
L’estasi al cospetto di Dio Padre. Il terrore, l’angoscia, il grido e lo smarrimento di chi è ormai senza speranza. Sono le espressioni dell’Anima Beata e dell’Anima Dannata di Gian Lorenzo Bernini. Pochi come lui hanno saputo rappresentare gli affetti e le emozioni per invitare il credente a meditare sulla morte, la salvezza, il giudizio finale, il paradiso e l’inferno.
"Il Michel'Angelo del suo tempo"
Le due sculture sono protagoniste della mostra “Le Anime del Bernini”, presentata questo pomeriggio e allestita negli spazi intimi e raccolti della Sala XVII nella Pinacoteca Vaticana fino al prossimo 31 gennaio. I capolavori, al centro dell'esposizione promossa dai Musei Vaticani e dall’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, rivelano il talento indiscusso dell’artista, già in età giovanile. Non è un caso se Paolo V, il primo degli otto Pontefici con i quali Bernini ebbe rapporti, preconizzò: “Questo fanciullo sarà il Michel’Angelo del suo tempo”.
L'autoritratto di Bernini
Le due opere provengono dall’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede e questa è solo la terza occasione in cui vengono esposte al pubblico in vista dell’ormai prossimo Giubileo. Straordinarie per il trattamento virtuoso del marmo, le due teste, sono testimonianza degli iniziali rapporti del futuro regista della Roma barocca con la comunità spagnola presente nella Città Eterna: la prima ha il volto idealizzato di una donna con lo sguardo rivolto in alto in contemplazione del paradiso. Le rughe, i capelli in disordine, la bocca aperta e deformata in un urlo scaturito dalla visione dell’inferno caratterizzano invece la seconda nella quale Bernini si autoritrae. “Si racconta che lo scultore si ponesse di fronte ad uno specchio lasciandosi bruciare dal fuoco di una candela: l’espressione dell’Anima Dannata è quella sperimentata dallo stesso Bernini”, spiega a Radio Vaticana - Vatican News Helena Perez Gallardo dell’Università Complutense di Madrid che insieme al Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta ha curato la mostra.
Bernini e la Spagna
“Sono due opere giovanili e risalgono al 1619. Costituiscono la prima commissione importante ricevuta da parte del sacerdote sivigliano Pedro de Foix Montoya. Il prelato commissionò allo scultore la tomba per la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli. I Re di Spagna finanziarono la Cappella Raimondi in San Pietro in Montorio, mentre nel 1647 il quasi cinquantenne Gianlorenzo iniziò a decorare la Cappella Cornaro di Santa Maria della Vittoria con la celebre Estasi di Santa Teresa. Non solo: lo scultore realizzò anche diversi apparati effimeri per celebrazioni legate alla Spagna e ricevette prestigiosi incarichi durante il regno di Filippo IV. Per il Pantheon Reale dell'Escorial eseguì un Cristo crocifisso e contemporaneamente, negli anni Cinquanta, attraverso l'Obra Pia spagnola, il sovrano finanziò importanti opere in Vaticano fra cui la statua equestre di Costantino. “Una replica della Fontana dei Quattro Fiumi fu eseguita per il Marchese del Carpio nei giardini di Blenheim Palace”, ricorda Helena Perez Gallardo.
Una riflessione sulle realtà ultime
Le due teste giovanili di Bernini, teatrali nell’espressione emotiva come gran parte della produzione del grande scultore barocco, sono spesso messe in relazione con opere successive come la Verità o il David della Galleria Borghese. “Si inseriscono in un filone sacro che riallacciandosi alla teoria dei quattro affetti, invitava il credente a rafforzare la fede e ad interrogarsi sulle realtà ultime: la morte, il giudizio, l’inferno e il paradiso”, prosegue la docente dell’Università Complutense ricordando come sul tema dei ritratti dell'anima si siano misurati maestri come Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Ribera e Salvatore Rosa.
“Mirabile la capacità del Bernini di rendere con autentica maestria i più profondi e sfuggenti moti dell’animo umano, ricorrendo a forme e modalità spesso sorprendenti o imprevedibili”, osserva Barbara Jatta: “diede sempre l’impressione a chi lo avvicinò di essere in grado di capire tutto e di dominare tutto. Padron del mondo – secondo una felice espressione con il quale è stato definito - ma anche uomo capace di spaziare dalle potenti sculture all’oggetto minuto, dalle scenografie sorprendenti alle grandiose opere con le quali viene oggi identificata la Chiesa Romana”. La sua capacità di unire Architettura, Scultura e Pittura fu sintetizzata dall’espressione “bel composto” coniata da Filippo Baldinucci nel 1682. “Questo bel composto”, conclude Barbara Jatta, “lo ritroviamo in tutta la sua produzione. Le sue opere vaticane permettono di cogliere questa sua universalità e per questo motivo a più riprese il Vaticano gli ha reso omaggio”.
Ridefinire le priorità della vita
“Bernini – scrive Maria Isabel Celaà Diéguez, Ambasciatore del Regno di Spagna presso la Santa Sede - lavora in piena Controriforma, è al servizio del Papa e ha il dovere di lanciare un monito ai fedeli, mostrando loro l’esito della condanna divina se non agiscono nel timore di Dio. È un artista della corte papale, un mezzo della sua propaganda che, attraverso la rappresentazione di concetti astratti come la condanna e la salvezza, rivolge un messaggio puntuale e chiaro ai fedeli: la Chiesa deve riaffermare i suoi valori”. “Parlare della morte – aggiunge - aiuta a ridefinire le priorità della vita, relativizza le preoccupazioni e i desideri, ci ricorda la nostra fragilità. Meditare sulla morte può dare più profondità alla gioia di vivere e alla sensibilità verso gli altri. In un mondo in cui cerchiamo di esorcizzarla, Bernini ci avverte di «prepararci» come si deve”.
Nel segno della solidarietà per Valencia
Non solo fede e arte. I proventi del catalogo della mostra che racconta il rapporto tra Roma e la Spagna, fondamentale per plasmare l’identità europea e difendere il Cattolicesimo, saranno devoluti alle vittime delle inondazioni di Valencia. “È un contributo dell’Ambasciata di Spagna a quanti stanno soffrendo una tragica situazione”, conclude Perez Gallardo.
A questo proposito nel suo saluto in occasione dell'inaugurazione della mostra il cardinale Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato Della Città del Vaticano, esprime la "più sentita partecipazione" e la "continua preghiera per le vittime e per quanti sono stati colpiti dalla disastrosa DANA del 29 ottobre scorso, che ha devastato la regione di Valencia e altre regioni della Spagna e, la settimana scorsa, anche Malaga e Granada".
"Sono rimasto colpito nel vedere la gente ricoperta di fango in mezzo alle strade piene di oggetti e detriti", dichiara il porporato, sottolineando anche "la solidarietà delle persone che si sono messe immediatamente ad aiutare i vicini, cercando di togliere il fango e liberare le case dall'acqua". Il cardinale quindi esorta a riflettere sull'arte quale veicolo d fede e strumento di salvezza: Pensando al Volto del Cristo yacente della parrocchia di San Giorgio a Paiporta, completamente ricorperto di fango, il presidente del Governatorato evidenzia come quell'immagine esprima "la partecipazione di Cristo alle sofferenze dell'umanità". "Lo stesso - conclude - avviene con i capolavori del Bernini che, da oggi, possono essere ammirati dai visitatori: da una parte la felicità di un'anima in pace con Dio e con se stessa, dall'altra la disperazione di chi non ha saputo accogliere la speranza che Cristo offre a ognuno".
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