Il Giubileo ai Musei Vaticani, testimonianze di arte e fede
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
“Rendere la visita un momento speciale nell'esperienza dei nostri ospiti”. È questo - secondo il Direttore Barbara Jatta - lo scopo del grande lavoro compiuto ogni giorno dalle circa mille persone, inclusi i collaboratori, che compongono lo staff dei Musei Vaticani. Le collezioni pontificie che registrano quasi 7 milioni di ingressi in un anno, circa 25 mila al giorno, si preparano ad accogliere il grande flusso di pellegrini che accorreranno nella Città Eterna per il grande Giubileo del 2025. “La nostra è una missione diversa da quella di altri musei globali: siamo un luogo speciale”, prosegue Barbara Jatta, “siamo i Musei del Papa. Raccontiamo e comunichiamo tanta storia, tanta arte ma soprattutto tanta fede che nel corso dei secoli ha formato queste collezioni meravigliose che spaziano dall'arte egizia a quella etrusca, greco romana, fino al contemporaneo”.
Arte e fede, un percorso spirituale
Sono oltre 200mila le opere presenti nelle collezioni, 20mila delle quali esposte nei 7 km di percorso museale. “Servendoci anche delle nuove metodologie e modalità di accesso - spiega la Jatta - vogliamo offrire un percorso sempre più spirituale. Come ci insegna Papa Francesco, vogliamo fare in modo che ciascuno dei nostri tantissimi visitatori possa trovare nelle nostre opere non soltanto qualcosa di estetico - perché chiaramente siamo un museo - ma anche di profondamente toccante dal punto di vista spirituale”. A questo scopo rispondono i tour didattici sui temi dell’arte e della fede offerti ai visitatori nei tempi forti dell’anno liturgico così come nel mese mariano.
L’accoglienza dei pellegrini
“Già dal 2024 - conferma il Direttore - i Musei Vaticani hanno intrapreso una serie di attività che andranno sviluppate nel corso del Giubileo per cercare di accogliere al meglio i tanti pellegrini attesi: abbiamo allungato gli orari di apertura e ai singoli visitatori abbiamo applicato un biglietto nominativo che permette di contrastare il cosiddetto “secondary ticketing”, o bagarinaggio, per dare a chiunque la possibilità di prenotare a un prezzo congruo, reale, senza permettere ad altri di lucrare o speculare sulla nostra missione e sulla nostra attività. Dunque ci prepariamo ad accogliere i pellegrini nel migliore dei modi. In questi mesi sono poi in corso numerosi lavori per installare il fotovoltaico sopra il cortile delle carrozze e favorire la progressiva climatizzazione delle Gallerie Superiori”.
Il Direttore dei Musei Vaticani menziona anche l’apertura nel 2024 di due nuove sale: una dedicata al Canova e una alla Farmacia Vaticana con esposizione di ceramiche e arti decorative. Ma non solo: anche l’inaugurazione del nuovo allestimento della Sala 1 della Pinacoteca Vaticana con il frammento musivo della antica Basilica di San Pietro e le tavole medievali dedicate a San Francesco d’Assisi, oltre a varie iniziative giubilari in programma. Barbara Jatta tiene a porre in evidenza anche le proposte del Museo del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo in occasione dell’Anno Santo, e la collaborazione con varie istituzioni romane, come l’ambasciata di Francia presso la Santa Sede, con una mostra a Villa Medici, con la Fondazione Roma e con il Maxxi per organizzare una mostra nel parco archeologico dell’Appia antica su Castro Caetani. Senza dimenticare il prestito della Deposizione di Caravaggio per l’Expo di Osaka 2025.
Giubilei. Storia, cerimoniale, liturgia
In una vetrina collocata lungo la Galleria Urbano VIII dei Musei Vaticani sono esposti oggetti particolarmente significativi per riscoprire la storia, il cerimoniale e le liturgie degli Anni Santi. Appartengono al Reparto Arti Decorative delle collezioni pontificie: mattoni, martelli, cazzuole, insegne, oggetti utilizzati lungo i secoli dai pellegrini. “Il Giubileo del 1300 indetto da Bonifacio VIII – ricorda il curatore Luca Pesante - riportò Roma al centro del mondo, operando una rinascita spirituale della città anche grazie alla presenza delle reliquie di Cristo e dei martiri. Se le chiavi sono l'insegna del potere dell'apostolo Pietro e dei suoi successori, la Porta Santa, aperta nella vigilia del Natale, è il simbolo principale dell'Anno giubilare: soltanto coloro che la varcheranno otterranno l'indulgenza plenaria del Giubileo”.
La cronaca del Burcardo
“In occasione del Giubileo del 1500 - continua Pesante - Alessandro VI uniformò la cerimonia liturgica secondo un rituale messo a punto dal cerimoniere pontificio Giovanni Burcardo che stese una cronaca estremamente dettagliata di quell’Anno Santo, descrivendo in modo preciso gli strumenti principali della liturgia giubilare, come il martello e la cazzuola o cucchiara”. In argento, avorio, perle e pietre preziose quelli realizzati per Pio XI in occasione del Giubileo del 1925 da Pio Cellini su disegno di Biagio Biagetti ed esposti in vetrina.
Il martello e la cucchiara
Con un gesto che evocava quello compiuto da Mosè quando fece scaturire l’acqua dalla roccia, il Papa colpiva tre volte con il martello il muro dando inizio così alle celebrazioni dell’Anno Santo. La conclusione di queste ultime era invece segnata dal rito della cazzuola con la quale il Pontefice stendeva la calce sulla soglia della Porta Santa inserendo all’interno del muro, costituito da circa 500 mattoni, una cassetta speciale contenente le chiavi e le medaglie pontificie.
I mattoni con l’insegna pontificia
“La chiusura dell'Anno Santo - precisa il curatore del Reparto Arti Decorative dei Musei Vaticani - è un rito di rifondazione che rievoca la fondazione della Basilica costantiniana. Abbiamo un esemplare interessante di una cassetta del 1900 donato a Leone XIII per il Giubileo del 1900. Veniva murata con mattoni speciali sui quali era impressa l'insegna pontificia”.
Gli aneddoti e le curiosità
Fede, devozione, ma anche aneddoti curiosi e a volte divertenti emergono dalle cronache giubilari dei secoli scorsi a testimonianza dell’importanza degli aspetti materiali, non solo spirituali, legati al Giubileo: Luca Pesante ricorda ad esempio i pellegrini che prima ancora dell'apertura della Porta Santa riuscivano ad intrufolarsi all'interno delle Basiliche o che, subito dopo la cerimonia di inaugurazione, si precipitavano a recuperare piccoli pezzi di calcinaccio o, nei casi più fortunati, i mattoni rimasti integri.
Il bastone del pellegrino
“Un’opera che ha incuriosito diversi studiosi e ancora poco studiata”, aggiunge, “è un bastone da pellegrino in bambù che risale probabilmente alla metà del XVII secolo, probabilmente al 1650. Sulla superficie sono dipinte con un tratto sottile di inchiostro nero scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, lo stemma di Papa Innocenzo X e una rappresentazione della Basilica di San Pietro tratta da un'incisione di Greuter. Nelle cronache dell'epoca si narra di uomini aristocratici appartenenti a confraternite dell’Italia del nord e dell'Europa centrale, che entravano in Roma tenendo in mano bastoni dipinti con un complesso ciclo decorativo”.
La fiasca da viaggio
Al tema del pellegrinaggio riconducono altri oggetti presenti nelle collezioni vaticane. Uno fra tutti è la fiasca in ceramica dalla forma particolare, ideata per essere portata a tracolla sia a cavallo che a piedi: “una fiasca con passanti nei quali veniva infilata una cordicella e capace di resistere alle varie avversità del viaggio”. Al Giubileo del 1600 risale invece un'interessante insegna in marmo policromo. Luca Pesante ne descrive la funzione: “veniva applicata sulla Porta Santa al momento della chiusura e indicava il luogo in cui veniva inserita la cassetta con le chiavi e le medaglie del Pontefice”.
Il tesoro nella cassa di cipresso alla Scala Santa
Pensando al peregrinare di moltitudini di fedeli nel corso della storia del cristianesimo non può essere omesso un riferimento alle innumerevoli reliquie che si possono venerare a Roma. Lungo il percorso dei Musei Vaticani è possibile osservare quello che il curatore del Reparto Arti Decorative definisce come “il nucleo forse più rilevante di reliquie di tutta l'Europa cristiana: il tesoro del Sancta Sanctorum”. “Nel 1903 - ricorda - Papa Leone XIII, poco prima della morte, decise di aprire per motivi di studio la grande cassa di cipresso posta sotto l'altare nella Cappella di San Lorenzo alla Scala Santa: al suo interno fu rinvenuto un tesoro straordinario. Reliquie e reliquiari preziosissimi legati a Cristo e ai primi martiri, provenienti per lo più dalle sponde orientali del Mediterraneo: dai sandali di Nostro Signore alle teste delle sante Agnese o Prassede, fino alle pietre della Terra Santa.
Sono oggetti che rimandano non solo alla devozione, ma anche ai doni diplomatici che le autorità mediorientali inviavano all'autorità centrale della Chiesa di Roma. Nel 1905 il Pontefice decise di trasferire tutto il nucleo del Santa Sanctorum all'interno delle collezioni della Biblioteca Apostolica. Dal 1999 il tesoro è sotto la cura del Reparto per le Arti Decorative dei Musei Vaticani”.
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