Giovanni Paolo II e le Gmg, Boccardo: una intuizione che restituì fiducia ai giovani
Delphine Allaire – Città del Vaticano
La creazione della Giornata Mondiale della Gioventù nel 1984 rimane certamente uno dei tratti distintivi del pontificato di Giovanni Paolo II, di cui oggi, 2 aprile, ricorrono i vent'anni dalla morte. Una intuizione, quella della Gmg, che ha toccato milioni di giovani negli anni in tutto il mondo. Ai media vaticani, monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, che si è occupato di organizzare le Giornate mondiali dal 1992 al 2001, racconta l’affetto che il Papa polacco aveva per i giovani e come questi incontri continuano ad influenzare le nuove generazioni.
A vent'anni dalla scomparsa di Giovanni Paolo II, qual è l’eredità che ha lasciato con la Gmg?
Quest’attenzione privilegiata alle nuove generazioni è nata dall’esperienza pastorale di giovane prete che don Karol Wojtyła aveva vissuto nella Polonia negli anni '40. Disse che la Chiesa non può essere assente nel momento della giovinezza, quando si fanno le scelte fondamentali che daranno colore e sapore a tutta la vita. Quindi ha voluto inventare la Gmg per avvicinare la Chiesa al mondo dei giovani. Da lì è nato un percorso che prosegue ancora oggi, anche se il contesto è completamente cambiato. Questi incontri continuano a sottolineare la prossimità e la responsabilità della comunità cristiana verso l’educazione alla vita e alla fede delle giovani generazioni.
In che modo la Gmg sono state un’intuizione profetica e di cui il mondo ha ancora bisogno oggi?
Penso che il nostro mondo, forse nell’Occidente più che in altre regioni, sta sperimentando un tempo di stanchezza e forse di delusione. Avere uno scossone, può aiutare. Pensiamo alle Giornate Mondiali che richiamano centinaia di migliaia di giovani. La questione non è evidentemente la quantità dei partecipanti, ma l'entusiasmo e la gioia che sprigionano da questi incontri e la capacità di operare delle scelte di vita significative. A me piace pensare che queste Giornate siano come delle iniezioni di vita, di freschezza e di novità, in un mondo che ha bisogno di rinnovarsi continuamente e ritrovare le ragioni della propria speranza.
Qual era il rapporto personale di Giovanni Paolo II con i giovani?
Concludendo la Gmg del 2000, Wojtyła ha citato, sul palco di Tor Vergata, un proverbio polacco: “Se tu stai con i giovani, rimani giovane”. Credo che lui ha sempre voluto privilegiare nel suo ministero, nei suoi gesti, nei suoi atteggiamenti, questa vicinanza con l'universo dei giovani. Voleva investire su di loro perché potessero assumere delle responsabilità significative nella società e nella Chiesa. Preparando proprio la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, ha detto: voi giovani cristiani di oggi siete alla fine di questo millennio e siete chiamati a traghettare il Vangelo nei primi anni di quello nuovo. È stato un grande gesto di fiducia e anche un’assegnazione di responsabilità e una sfida. I giovani hanno sentito che il Papa guardava loro con tanta attesa e con tanta speranza e hanno provato a rispondere.
Vorrei poi raccontare un aneddoto. Durante la Giornata Mondiale a Denver, negli Stati Uniti, nel 1993, il Papa arrivò e ci fu una grande festa di benvenuto in uno stadio. A un certo punto si è fermato e ha guardato con attenzione la folla di ragazzi che cantavano e applaudivano e si vedeva che era molto commosso. I grandi schermi l'hanno inquadrato in primo piano e si vedeva che aveva le lacrime agli occhi. Il giorno dopo, i giornali americani hanno raccontato il suo arrivo e un giovane americano intervistato disse: “Ho visto il Papa con le lacrime agli occhi. Michael Jackson non ha mai pianto per me”. I giovani sentivano di essere importanti per Giovanni Paolo II. Lui li amava e si fidava di loro, ed è questo che li ha toccati.
In che modo Papa Francesco ha abbracciato questa eredità, proseguendo l'impulso verso i giovani?
Direi che certamente i giovani del 2025 vivono in un contesto molto diverso da quello degli anni '80 e '90. Però l'intuizione delle Giornate Mondiali della Gioventù rimane la stessa e Francesco la rilancia continuamente, anche con quelle 'provocazioni' che lui sa fare quando parla ai giovani. Pensiamo alle Gmg che lui ha presieduto in questi anni di pontificato. C'è sempre stato un dialogo diretto e anche lì uno stimolo continuo, come ad esempio quando parla dei giovani che stanno sul divano o alla finestra. È lo stesso messaggio che Giovanni Paolo II proponeva: assumetevi le vostre responsabilità, occupate un posto significativo, se siete capaci di incontrare il Signore e di farvi incontrare da Lui, porterete un contributo significativo al bene dell'umanità. Lo stesso messaggio Papa Francesco continua a ripeterlo.
La prossima edizione si svolgerà a Seoul, in Corea del Sud. Secondo lei, che ha vissuto la Gmg di Manila nel 1995, la prima in Asia, cosa penserebbe Giovanni Paolo II di questa scelta?
Wojtyła alle Gmg di Manila disse che il continente asiatico è il continente del terzo millennio. Se il cristianesimo si è sviluppato durante il secondo millennio in Europa e in Africa, nel terzo sarà l'Asia. Perché allora non vedere un legame tra Manila e Seoul? Con la stessa intuizione, la stessa percezione, ovvero che l'Asia potrebbe essere il continente del futuro. Penso anche al viaggio di Paolo VI in Asia, quello pure fu una prima volta. C’è una rinnovata attenzione, un gesto di fiducia. L'Asia può davvero essere il continente cristiano del terzo millennio.
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