Don Diana, Mattarella sulla tomba del parroco ucciso dalla camorra 29 anni fa
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Gli amici di don Peppe Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994 in sagrestia, a 36 anni, mentre stava per celebrale la prima Messa nel giorno del suo onomastico, hanno scelto lo slogan “Coraggio, gente!” per le iniziative del 29.mo anniversario del suo omicidio. E coraggio i casalesi onesti, non quelli del clan di Francesco Scbiavone, detto “Sandokan” e Michele Zagaria, ne hanno avuto fin dal giorno del funerale, il 21 marzo, riversandosi per le strade e appendendo centinaia di lenzuola bianche ai balconi. Scegliendo così di stare dalla parte di don Peppe, nonostante la paura.
Mattarella a Casal di Principe il 21 marzo, nel ricordo delle vittime delle mafie
Quest’anno, a ricordare don Diana, il giovane sacerdote, assistente degli scout, che caricava i ragazzi della parrocchia nella sua Fiat Uno e li portava a vedere il Napoli, amava cucinare e organizzava fagiolate nei locali della sua chiesa di San Nicola di Bari, ma firmava anche volantini come “Basta alla dittatura armata della camorra” e li leggeva in chiesa, ci sarà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il capo dello Stato, il primo ad arrivare in queste terre, il 21 marzo, giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, inizierà la sua visita davanti alla tomba di don Diana, nel cimitero di Casal di Principe. Lì incontrerà i fratelli di don Peppino, Marisa ed Emilio e il testimone dell’omicidio Augusto Di Meo. Un filo di dolore li lega: anche Mattarella ha visto un fratello, Piersanti, cadere vittima della mafia nel 1980, quando era presidente della Regione Sicilia.
Visita alla tomba e nella chiesa dove don Peppe fu ucciso
Subito dopo, il presidente farà tappa all’Istituto superiore "Guido Carli", dove insieme agli studenti incontrerà il sindaco Renato Natale, che ringrazia “la più alta carica dello Stato, che arriva nella nostra comunità per ricordare un sacerdote che ha dato la vita per il suo popolo”. Alle 13 è prevista la tappa con pranzo alla Nco, la Nuova cucina organizzata che ha cambiato la narrazione di un acronimo che rappresentava morte, la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Nella cooperativa lavorano ragazzi con disabilità e saranno loro a servire le pietanze a Mattarella. Che infine si sposterà nella chiesa di San Nicola, dove don Giuseppe fu ucciso dal killer Giuseppe Quadrano, ma è possibile che ci sia un fuori programma nella “Casa don Diana”, già villa di camorristi confiscata dallo Stato e oggi sede del Comitato don Peppe Diana.
Il 19 marzo le promesse del nuovo gruppo scout di Casal di Principe
Comitato che insieme al coordinamento provinciale Libera Caserta, all'Agesci, al Masci, alla Diocesi di Aversa e al Comune di Casal di Principe, ha organizzato per l’anniversario un calendario fitto di appuntamenti. Il 19 marzo don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, porterà i fiori sulla tomba di don Diana e parteciperà alla Messa che don Diana quella mattina di 29 anni fa non riuscì a celebrare. Alle 7.30, nella parrocchia di San Nicola, presiederà la celebrazione il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo. Il 19 marzo, inoltre, gli scout dell'Agesci invaderanno le strade di Casal di Principe e alle 15, nel piazzale del cimitero, rinnoveranno la promessa insieme al nascente gruppo scout Casal di Principe 1. Tra loro anche Iole Diana, nipote di don Peppe, figlia del fratello Emilio, nata un anno dopo il suo omicidio, una dei capi animatori del nuovo gruppo. Da tutta Italia tante guide e scout arrivano a Casal di Principe sia per campi invernali ed estivi e alcuni, ricorda l’Agesci, e “decidono di far nascere imprese sociali, associazioni, cooperative sociali e di gestire beni confiscati”. La storia del gruppo scout appena nato si può ascoltare sul canale podcast dell’Agesci domani dalle ore 20. Ma già la sera del 18 marzo, alle 20,30, la chiesa di San Nicola si animerà con le musiche e le parole del concerto-preghiera "Per amore del mio Popolo" che il maestro etnomusicologo Ambrogio Sparagna ha composto con gli scritti di don Diana, letti dalla voce narrante di Peppe Servillo degli Avion Travel.
Sardo: voleva portare i ragazzi lontano dalla camorra
Di questo e di altri appuntamenti, parliamo con Raffaele Sardo, giornalista sempre vissuto nell’aversano, corrispondente di Repubblica, 66 anni, due di più di quelli che avrebbe don Peppe, tra i fondatori del Comitato dedicato al sacerdote, e già direttore del giornale locale Lo Spettro, che pubblicò il volantino-appello “Basta alla dittatura armata della camorra” e anche alcuni articoli firmati da don Diana.
Quale ricordo ti resta oggi di don Peppe Diana che ha anche scritto sulla rivista Spettro che dirigevi trent'anni fa?
Quello di un giovane prete che amava la vita innanzitutto, e stava soprattutto con i ragazzi, che lui voleva portare su una strada diversa da quella che, in quei tempi, portava direttamente nelle braccia della camorra. E mi piace ricordarlo così, con la sua spigliatezza, con la sua voglia di vivere.
E di don Peppe giornalista, invece, cosa vuoi ricordare?
Lui ha scritto un articolo che mi piace spesso ricordare, dal titolo: “La forza della parola”. Lui credeva nella forza della parola, diceva che le parole riescono dove le armi non riescono e pesano di più, per cui sono importanti, ma soprattutto il parlare, dire, fare, convincere le persone ad abbandonare la strada della camorra. Lui si batteva soprattutto per questo e aveva legato la sua ispirazione sacerdotale, soprattutto al fatto di salvare i ragazzi da quella strada. Aveva creato un gruppo di Azione Cattolica e soprattutto voleva fare un gruppo scout a Casal di Principe, ma non gli hanno dato il tempo.
Un gruppo che nasce adesso e che farà le promesse scout proprio il giorno dell'anniversario…
Qualche settimana fa è nato ufficialmente, ma tutti i ragazzi e le ragazze del gruppo Casal di Principe 1, con i loro capi, faranno la loro promessa scout proprio il 19 marzo, davanti al cimitero dove è sepolto, nel giorno del 29.mo anniversario della sua uccisione. Peppino era uno scout, stava anche con i Foulard blanc e aveva in mente di costituire questo gruppo nella sua chiesa di San Nicola, dove è stato ammazzato. Lui non c'è riuscito: stava ad Aversa e faceva anche l'assistente spirituale degli scout, ma non gli hanno dato il tempo. Con le promesse del 19 marzo ci sarà chi continuerà il suo sogno e tra coloro i quali faranno la promessa c'è la nipote di don Peppino, Iole, la figlia del fratello Emilio.
Quali altri momenti di questo 29.mo anniversario vuoi ricordare? Soprattutto tra quelli organizzati dal Comitato Don Peppe Diana, del quale tu sei un socio fondatore?
Ce ne sarà uno importante sabato sera, un concerto-preghiera che verrà proposto nella chiesa dove fu ucciso don Diana, a cura di Ambrogio Sparagna. È un concerto di canti religiosi, ma anche canti popolari, perché Peppino amava la musica popolare. C'è la voce narrante di Peppe Servillo, artista casertano che è frontman degli Avion Travel, ma qui nell'occasione porta questo spettacolo con Ambrogio Sparagna ed è la voce di don Peppino. E’ uno spettacolo che coinvolge perché mette in musica le parole di don Diana, molte scritte nel famoso documento letto a Natale in tutte le chiese parrocchiali di Casal di Principe che ha per titolo “Per amore del mio popolo”. E con le parole “per amore del mio popolo non tacerò” mi piace ricordarlo. E poi domenica mattina, il 19 marzo, alle 07:30, diversi parroci guidati dal vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, diranno quella messa che don Peppino non riuscì a dire quella mattina del 1994. E ci sarà anche don Luigi Ciotti, presidente dell'associazione Libera e poi soprattutto dopo la messa amici, scout, tante persone che amano don Peppe si recheranno sulla sua tomba nel cimitero di Casal di Principe a portare un fiore. Per dire a tutti che non bisogna dimenticare don Peppino Diana, perché lui, al pari di don Puglisi, è stato ammazzato dalla mafia e dalla camorra, soprattutto per quello che faceva per la sua attività. Don Puglisi è già beato, per don Peppino la causa di beatificazione non è ancora iniziata. Ci sono i primi passi, ma sono già passati trent'anni, e speriamo che quello che per noi è già assodato, cioè che don Peppe è un martire della Chiesa, venga sancito anche ufficialmente dalla Curia vescovile casertana e poi anche dalla Chiesa universale.
Uno dei libri che hai pubblicato su Don Peppe ha come sottotitolo “Un martire in terra di camorra”. Immagini l'incontro in Paradiso tra il sacerdote e il padre Gennaro, morto nel 2011, nel quale parlano insieme di quello che è avvenuto dopo la morte di don Peppe. Oggi, 29 anni dopo, possiamo davvero dire che Casal di Principe non è più terra di camorra, anche grazie al suo sacrificio?
Casal di Principe è sicuramente cambiata. La camorra, così come l'abbiamo conosciuta negli anni passati, non c'è più, è stata disarticolata. Alcuni dei capi sono morti, alcuni sono in carcere, altri sono pentiti. Però questo non significa che la camorra è sparita, anzi c'è una presenza diffusa, ma è cambiato l'humus in cui oggi si muove. La società civile è molto più attenta, le forze dell'ordine controllano davvero il territorio, cosa che non succedeva nel passato. Per cui c'è una condizione sicuramente diversa. E nel caso in cui i camorristi pensassero di riorganizzare nuovamente una forza “militare” e violenta, io spero che ci sarà chi resisterà, nella società civile e soprattutto che le forze dell'ordine non gli daranno il tempo di fare passi di questa natura. Per cui credo che oggi le condizioni per una ripresa almeno immediata della camorra non ci siano.
Tra gli eventi c'è anche la presentazione di un libro curato dall'associazione Libera, con anche le autrici del Comitato don Peppe Diana, “Oltre la camorra, una storia di resistenza. Valerio Taglione partigiano del bene”. Ci ricordi chi era Valerio Taglione che anche Vatican News ha intervistato in occasione dei 25 anni della morte di don Peppe, come presidente del Comitato?
Valerio purtroppo ci ha lasciato l'otto maggio 2020 a 52 anni, per un tumore. Era uno dei ragazzi di don Diana, uno dei “suoi” scout, quando era piccolo. Insieme con lui abbiamo fondato il Comitato don Peppe Diana e lui, in qualche modo, ha preso il testimone che gli ha lasciato don Peppe e ha portato avanti questa battaglia per tantissimi anni, fino a quando ha avuto la forza, fino agli ultimi giorni. Perché Valerio, nonostante la malattia lo stesse divorando, continuava a essere presente a tutte le iniziative del Comitato don Peppe Diana e non solo. Poi c'è stata la pandemia che ha chiuso tutte le attività, ma lui è rimasto presente. Ci vedevamo on line, in chat, e fino all'ultimo ha lottato e ha lasciato un'eredità a tutti noi. Ci ha detto: “Continuate quello che abbiamo cominciato, perché don Diana, le sue idee, quello che lui ha lasciato a tutti noi, non deve morire con noi”.
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