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Yemen, emergenza Covid-19 ad Aden. Sì alla conferenza di donatori

Per il Paese, dove l’Onu stima sia in coso una delle peggiori crisi umanitarie del mondo, una chiamata alla solidarietà per aiutare la popolazione allo stremo e ora alle prese con la pandemia. L’intervista al ricercatore dell'Università Cattolica, Giuseppe Dentice

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

La guerra dal 2015, fame, malattie diffuse e ora la minaccia del coronavirus rischiano di far precipitare la situazione nel Paese considerato il più povero dell’area. Mentre viene decretato lo stato di emergenza ad Aden per il Covid-19, sarà l’Arabia Saudita, come annunciato dai suoi media, ad ospitare una conferenza di donatori per lo Yemen, organizzata in collaborazione con le Nazioni Unite. Servono risorse per i 24 milioni di yemeniti, oltre i due terzi della popolazione, che fanno affidamento esclusivamente sugli aiuti esterni. Già alla fine di aprile, l’alto Commissariato Onu per i rifugiati ha lanciato un allarme sulle terribili conseguenze della mancanza di fondi per gli sfollati interni e i rifugiati nel Paese.

Ricostruire il Paese e rispondere alla fame

Sono poche al momento le informazioni relative a questo appuntamento dei donatori, commenta Giuseppe Dentice, ricercatore presso l’Università Cattolica di Milano e l’Ispi: “Si sa che dovrebbe partecipare il principe Salman e che la conferenza dovrebbe muoversi in linea con quelle passate, ossia in aiuto alla ricostruzione e alla popolazione afflitta da fame, povertà, dalle conseguenze del conflitto. Si presuppone, inoltre, che l’evento dovrebbe anche riguardare l’emergenza sanitaria, che è anche legata alle conseguenze del coronavirus”.

Ascolta l’intervista a Giuseppe Dentice:

La minaccia del Covid-19

Il Paese si trova dunque ad affrontare anche il pericolo Covid-19: è emergenza sanitaria nella contesa città portuale di Aden, dove i casi di coronavirus ufficiali sono 35 e quattro le vittime. “Oltre ai dati diffusi - aggiunge Dentice - è presumibile che la situazione sia più grave e fuori controllo in alcune aree, tra cui quella di Aden, una delle più colpite insieme ad alcuni villaggi del Mar Rosso. Le autorità locali sono scarsamente capaci di gestire questa emergenza, che vede il Paese completamente sprovvisto di qualsiasi elemento basilare per la lotta e il contenimento della pandemia”.

 

Le cifre della crisi umanitaria

Oltre alle 100mila vittime per il conflitto in corso dal 2015 e ai 24 milioni di abitanti completamente dipendenti dagli aiuti, ci sono un milione tra sfollati interni e rifugiati che rischiano, secondo l’Onu, di perdere l’assistenza vitale per le loro necessità di base. "Queste persone - ha avvertito due settimane fa l’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati -  stanno già affrontando povertà e difficoltà spaventose. L’assenza di fondi lascerebbe circa 655.000 sfollati interni nel bisogno, così come i rifugiati e la popolazione in cerca di asilo nello Yemen, tra cui circa 281.000 persone”. L’Unhcr ha anche aggiunto che sta cercando urgentemente 89,4 milioni di dollari per fornire protezione e assistenza fondamentali a queste famiglie. “Se a ciò - aggiunge l’analista della Cattolica -  aggiungiamo anche altre dinamiche, legate ad esempio all’espulsione dei migranti africani, che sono stati mandati via dal Paese in direzione dell’Arabia Saudita, capiamo come la situazione sia estremamente emergenziale e difficile da gestire”.

Guerra e instabilità politica

In questa grave crisi sociale e sanitaria, persistono guerra e instabilità politica. Da un lato, risulta estremamente labile la tregua prorogata ad aprile dalla coalizione araba a guida saudita, che sostiene le forze yemenite contro i ribelli sciiti houti in una guerra giunta ormai al sesto anno; dall’altro i separatisti del Sud, che lo scorso 26 aprile hanno rotto l’accordo di pace con il governo e dichiarato l’auto-governo nella zona di Aden sembrano mantenere al momento il controllo di gran parte della città e soprattutto del porto, elemento estremamente strategico.   

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11 maggio 2020, 13:01