Consumo di risorse, per la pandemia l’Overshoot Day arriva 25 giorni dopo
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
I tanti lockdown nel mondo, per frenare la pandemia di Covid-19, hanno rallentato i consumi di energia e l’inquinamento, e quindi in questo 2020 l’Earth Overshoot Day, il giorno nel quale l’umanità finisce di consumare tutte le risorse che il pianeta ha prodotto nell’anno, arriva più di tre settimane dopo rispetto al 2019, il 22 agosto. Da quindici anni non arrivava così tardi, e lo scorso anno, cadendo il 29 luglio era stato stabilito il record negativo.
Non è un cambiamento strutturale, ma legato all’emergenza
Per il Global Footprint Network (Gfn), l’organizzazione internazionale di ricerca che calcola lo sfruttamento delle risorse naturali, cioè l’”impronta ecologica” dell’umanità, c’è però poco da gioire, perché non si tratta di un cambiamento strutturale, ma solo di un effetto della pandemia e delle misure adottate dai governi, che potrebbe essere vanificato già il prossimo anno, se non interveniamo sul nostro modo di produrre, distribuire e consumare.
Le emissioni di carbonio calate del 14,5%
Quest’anno per arginare il coronavirus sono stati chiusi per mesi uffici e i negozi, azzerati gli spostamenti e il turismo mettendo in ginocchio l'economia, e questo ha ridotto del 9,3%, rispetto all'anno scorso, la nostra impronta ecologica. Grazie alla flessione dei consumi energetici sono calate soprattutto le emissioni di carbonio (-14,5%), e il consumo di legname (-8,4%). Ma anche così noi abitanti della Terra consumiamo il 60 per cento in più di quanto il pianeta possa rinnovare in un anno. E’ come se utilizzassimo, sottolinea il Gfn, “le risorse di 1,6 pianeti Terra”.
Nel 2050 consumeremo il doppio di quanto la Terra produce
Dal 22 agosto, il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra del 2020, fino alla fine dell’anno, l’umanità andrà ad accrescere il proprio deficit ecologico con la Terra, che è aumentato costantemente dai primi anni ’70. Il primo Overshoot Day è stato il 21 dicembre 1971, e il Gfn calcola che se continuiamo di questo passo, intorno al 2050 consumeremo addirittura il doppio di quanto il pianeta produce in un anno. Le risorse alimentari sono le prime ad essere a rischio, secondo un calcolo basato sul consumo di frutta, verdura, carne, pesce, acqua e legname.
L’azione anti-Covid ha dimostrato che si può cambiare
Il Global Footprint Network, dalla sua sede di Oakland, negli Usa, invita però a cogliere l’opportunità “senza precedenti” che ci fornisce questa tragica pandemia, per “riflettere sul futuro che vogliamo creare”. Gli sforzi compiuti in tutto il mondo per rispondere al Covid-19, per i ricercatori del Gfn, guidati dal Ceo Laurel Hanscom “hanno dimostrato come sia possibile modificare il nostro stile di vita ed i livelli di consumo delle risorse ecologiche in un breve lasso di tempo”.
Uno sviluppo in armonia con il “budget ecologico” della Terra
Ora che abbiamo avviato una prima fase di ricostruzione dell’economia e delle nostre società, dovremmo attivare “strategie di sviluppo basate sulla sicurezza delle risorse e sulla ricerca della prosperità in armonia con il budget ecologico del pianeta”. L’esperienza della pandemia ci sta insegnando che “quando la vita umana viene messa al primo posto, i governi sono in grado di muoversi rapidamente, sia in termini di regolamentazioni che di spesa”. E poi che “l’umanità è un corpo unico e siamo più forti quando siamo uniti”.
La forza di un’umanità che ha un obiettivo comune
Ancora, le imprese e i singoli individui hanno dimostrato di potersi efficacemente allineare e collaborare “per perseguire un obiettivo comune, soprattutto quando riconoscono che le loro vite, e quelle di chi amano, sono a rischio”. Infine, abbiamo capito che “le azioni richieste per proteggere noi stessi, le nostre case e le nostre comunità, proteggono anche gli altri” e siamo testimoni “di ciò che può fare l’umanità nel perseguire un obiettivo comune”.
Fiorani: cambiare il nostro modello socioeconomico
Ne parliamo con Luca Fiorani, fisico e divulgatore scientifico, ricercatore dell’Enea, l’agenzia italiana per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che sta per pubblicare “Francesco sogna ancora. A 5 anni dalla Laudato Sì”, con le Edizioni Francescane Italiane, nuova edizione ampliata e riveduta del piccolo manuale di ecologia integrale “Il sogno 'folle' di Francesco” andato esaurito.
R. - Ci può essere una lezione per noi, dalla pandemia: dobbiamo in qualche modo arrivare a cambiare il nostro modello socioeconomico. Il Papa parla chiaramente, nella “Laudato Sì” di un cambiamento di paradigma. Dobbiamo imparare che il profitto non è tutto. L'aumento del prodotto interno lordo, ci può far pensare che la felicità consista unicamente nell’accumulo di soldi, di materiali. Invece dobbiamo capire che dobbiamo riorientare il nostro sistema verso quella sobrietà liberante, meravigliosa di cui ci parla il Papa nella sua enciclica Laudato si'.
Anche questa settimana, nell’udienza generale, il Papa ha detto che per essere migliori dopo la pandemia dobbiamo fermare il degrado ambientale, solo così il mondo sarà più sano…
R. - Noi abbiamo visto con drammaticità questo numero di morti per il coronavirus. Ma dobbiamo ricordare che si parla di centinaia di migliaia di morti all'anno dovuti all'inquinamento atmosferico. Ma non solo: abbiamo visto molti scienziati ipotizzare un rapporto tra inquinamento atmosferico e d'impatto di questo virus. Perché un polmone che ha respirato particolato, queste puzze che noi sentiamo nelle nostre arie cittadine, è un polmone già debilitato, che con l'arrivo di questa malattia si ammala più severamente.
I dati comunque restano drammatici. Il Global footprint network calcola che se continuiamo così nel 2050 ci serviranno le risorse di due pianeti…
R. - Questo è il dramma. Noi stiamo mangiando il cibo dei nostri figli, stiamo respirando la loro aria, stiamo usando le loro risorse. Non possiamo andare avanti così, anche perché c'è una questione di giustizia. Possiamo dire a un miliardo e 200 milioni di persone che non hanno acqua sicura, a circa 800 milioni di persone che sono malnutrite di non svilupparsi? E’chiaro che in qualche maniera noi paesi ricchi dobbiamo ridurre il nostro consumo di risorse e dobbiamo far sì che queste risorse siano più equamente distribuite. E tutti insieme, come mondo, dobbiamo fare in modo di non utilizzare più risorse di quante il pianeta non sia capace di ricreare. Dobbiamo fare in modo di non produrre più inquinamento di quanto il pianeta non sia capace di metabolizzare. Altrimenti andiamo incontro, effettivamente, alla catastrofe. La tecnologia ci può aiutare, gli stili di vita ci possono aiutare, ma il modello non deve essere orientato all'aumento del prodotto interno lordo, all'aumento del profitto. Deve essere orientato alla felicità dell'essere umano, che non si misura necessariamente in termini monetari. Ecco perché il Papa ci dice: si trova più felicità nei rapporti, nell'amicizia, nella musica, nella preghiera, in tutti quei valori spirituali che noi stiamo forse trascurando eccessivamente.
Come azioni concrete per ciascuno di noi il Global footprint network propone la riduzione di consumo di carne e delle emissioni di CO2…
R. - Noi stiamo cambiando la temperatura del pianeta con l'emissione di questi gas serra, la CO2, l'anidride carbonica che noi emettiamo quando bruciamo i combustibili fossili. Quindi ridurre la combustione di petrolio, carbone, gas naturale cosa vuol dire? Efficienza energetica e fonti rinnovabili. Ma non dobbiamo dimenticare il metano, che è un potentissimo gas serra: si calcola che una molecola di metano abbia l'effetto serra di circa 30 molecole di anidride carbonica. E’lo stomaco dei bovini che produce grandi quantità di metano. Se noi mangiamo carne bovina a pranzo e a cena, non soltanto intasiamo le nostre arterie con il colesterolo, ma inoltre facciamo sì che sia emessa una grande quantità di metano. Di più: molte foreste vengono tagliate per lasciar spazio a quelle praterie in cui fare allenamenti intensivi di bovini. Si calcola che portare sulla nostra tavola 1 kg di carne bovina comporti l'emissione equivalente di 35 kg di anidride carbonica. Mentre invece rifornirsi di proteine vegetali, che possono in gran parte avere lo stesso effetto per il nostro corpo, comporta a parità di massa l'emissione di poche centinaia di grammi di CO2. Quindi variamo la nostra dieta: sarà un bene per il nostro corpo e anche per il pianeta.
E tra le azioni possibili c’è anche il maggior utilizzo di energia da fonti rinnovabili?
R. – Mi sembra che tutti gli interventi dei governi, occidentali e non, che vanno verso un aumento dell'efficienza energetica siano veramente lodevoli. Perché se noi abbiamo un secchio, prima di preoccuparci di riempire di acqua questo secchio dobbiamo stare attenti che questo secchio non sia bucato. Altrimenti noi continueremo a cercare di riempire questo secchio, ma se è bucato non si riempirà mai. Prendiamo le nostre case: le statistiche sono impressionanti, quando noi facciamo uscire energia dalle nostre case, la buttiamo praticamente nell'ambiente. Veramente è molto importante l'efficienza energetica dei nostri edifici, delle nostre case, delle nostre scuole, dei nostri uffici pubblici, potremmo dire che l'efficienza energetica è il primo combustibile verde.
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