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Alessandro Bergonzoni seduto al suo "tavolo delle trattative" Alessandro Bergonzoni seduto al suo "tavolo delle trattative"

Arte per la pace, a Roma “Il tavolo delle trattative” di Bergonzoni

Nell’ambito dei “LibriCome” 2025, è stata esposta a Roma l’installazione artistica di sensibilizzazione contro la guerra, costruita con le protesi delle vittime dei conflitti, dal comico bolognese. “Voglio parlare del mondo amato, non armato”, racconta l'artista. "Non bastano più la solidarietà e l'indignazione - spiega a Vatican News - serve l'immedesimazione per fermare questa carne-officina”

Fabio Colagrande – Città del Vaticano

“Non serve più solo fare spettacoli, scrivere sui giornali, manifestare. Dobbiamo cominciare a diventare. Questa è una ri-evoluzione sovrumana. Io voglio che l’Europa diventi Europia, pia, sacra, non solo europea, e questo è fondamentale”. Ci si sente sempre spaesati quando si è a colloquio con Alessandro Bergonzoni, il comico e umorista bolognese che da quarant’anni calca i palcoscenici italiani con il suo teatro surreale, costruito sulla reinvenzione della parola. Da tempo ormai, il suo linguaggio fatto di calembour e arguzie, lungi dall’essere uno sterile esercizio di stile, è al servizio di una poetica della solidarietà, dell’attenzione agli ultimi e della pace. Così è per una delle sue recenti installazioni performative - altro genere artistico in cui si cimenta da un po’ - e cioè “Il tavolo delle trattative”, approdato, dopo l'inaugurazione bolognese, dal 21 al 23 marzo all’Auditorium Parco della Musica di Roma, nell’ambito di “LibriCome”, la festa del libro e della lettura.

"Mi mandate delle gambe?"

Si tratta di una tavola bianca sostenuta da otto gambe che sono in realtà protesi di uomini, donne e bambini mutilati a causa dei conflitti armati. “Questo tavolo non l’ho fatto io”, spiega l’artista. “L’ha fatto la guerra. Lo hanno fatto tutte le persone che hanno perso le gambe”. Le protesi per allestirlo, Bergonzoni se le è fatte arrivare infatti dall’associazione Emergency che dal ’98 gestisce un Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale nel Kurdistan iracheno, data l'elevata presenza nell'area di persone amputate a causa delle mine. “Quest’opera l’hanno costruita le vittime della guerra - spiega ancora - ed è un tavolo dove adesso timidamente e malamente, in ritardo, le persone si stanno sedendo attorno. Ma sappiano, le persone che ci si siedono attorno, che quel tavolo sta ancora in piedi, grazie o per sfortuna o per ‘disgrazia ricevuta’, di tutte le persone che hanno perso i loro arti, ecco perché a me interessa collegare arte ad arti”. “È stata un'avventura farle arrivare qui”, continua Bergonzoni. “Perché fare questa domanda: ‘mi mandate delle gambe, datemi le gambe’, significa sempre un qualche cosa di surreale. Ne stanno arrivando delle altre, perché io sto preparandone tanti altri di  tavoli. Uno vorrei che andasse a Bruxelles, non abbiamo escluso il Vaticano, non abbiamo escluso le scuole”. Un’installazione di sensibilizzazione artistica e sociale, dunque, che vuole costringere i visitatori o spettatori, a confrontarsi plasticamente con gli effetti di quella che Papa Francesco chiama, dal 2014, la “terza guerra mondiale a pezzi”. “Noi dobbiamo sederci a questo ‘tavolo delle trattative’ - aggiunge il comico - toccando quelle gambe lì, per chiedere scusa non alla persona che colpiamo magari con un piede, ma alle persone che quel piede non ce l'hanno più. Perché di solito le protesi le vediamo solo in ‘vitro’ - cioè in televisione, su internet - ma dovremmo piuttosto chiedere a quelli di Emergency cosa vedono quando tagliano le gambe o quando si trovano quelle persone lì davanti, noi dobbiamo fare questo, è il nostro mestiere”.

Fermiamo la "carne-officina"

A febbraio, per il Giubileo degli artisti e del mondo della cultura, il Papa ha scritto un’omelia in cui si afferma che “la vera arte non è mai comoda, offre la pace dell'inquietudine”. Anche il tavolo di Bergonzoni non è comodo ma volutamente traballante e costringe chi ci si siede a restare in tensione. “Mi piace molto e mi lusinga essere in sintonia col Papa”, ci dice subito. Il tema della “tenerezza”, quello della “bandiera bianca”, sono altri argomenti che in passato hanno visto il comico - che era tra quelli ricevuti da Francesco in Vaticano nel giugno 2024 - in sintonia con il magistero pontificio. “Oggi ci è chiesto di ascoltare non solo la geopolitica, non solo l'intelligence, ma appunto l'intelligenza, la creazione, la fantasia, l'immaginazione. Sono le uniche che possono dare risposte a questa carneficina, che io ormai chiamo ‘carne-officina’, perché si sta lavorando per produrre altra carne da macello, trasformando le aziende in produttori di armi”.  “Credo che il Papa non vada tirato per la giacchetta quando fa comodo e quando non fa comodo no”, aggiunge Bergonzoni. “Credo che occorra una visione universale. Qui noi parliamo sempre di Europa, di Oriente, di Occidente, ma il problema è l'universo, ed è un tema che molti non vogliono toccare assolutamente”.

Ascolta l'intervista all'attore e umorista Alessandro Bergonzoni

Europa, meglio amata che armata

Ricordiamo a Bergonzoni, un vero “mago” delle parole, che Papa Francesco, il 18 marzo, in una lettera al direttore del Corriere della sera, ha scritto che “in questo momento dobbiamo disarmare le parole per disarmare le menti e disarmare la terra”. Lui di rimando ci ricorda di aver scritto a metà marzo un articolo per il quotidiano La Stampa, nei giorni in cui l’Ue aveva lanciato il progetto “ReArm Europe” e in Italia erano state convocate le piazze per l’Europa. “Io l’ho intitolato l'Europa amata”, ci spiega. “Perché voglio parlare del mondo amato, non armato. Ed è importante, è fondamentale, perché non è vero assolutamente che ci possono essere delle armi di difesa o di attacco. Gino Strada (il fondatore di Emergency ndr) diceva che non era un pacifista ma che era contro la guerra e lui curava i malati, ne ha curati sei milioni e curava le persone di tutte e due le parti”, aggiunge Bergonzoni.

Bergonzoni in udienza dal Papa con gli artisti del mondo dell'umorismo nel giugno 2024
Bergonzoni in udienza dal Papa con gli artisti del mondo dell'umorismo nel giugno 2024   (Vatican Media)

Non basta la solidarietà, serve l'immedesimazione

“Arrivano i Dunque”, il suo più recente spettacolo teatrale, dopo l’esordio a Milano nel novembre scorso, è arrivato in scena al Teatro Duse di Bologna in questi giorni. “Si parla di te-altro, te e l'altro”, racconta. “Perché io credo nell'immedesimazione, non possiamo più avere solo solidarietà, commuoverci falsamente o essere scandalizzati o indignati. Dobbiamo abitare, vestire, indossare queste persone, come le vittime delle guerre, perché sono figli nostri”. “Io sono stato a Bologna quando sono arrivate le vittime del naufragio di Cutro nel febbraio 2023 e sono stato a seppellirle insieme all'Imam”, aggiunge. “È inutile pensare che non sono nostri, sono i figli di tutte le guerre e ne arriveranno sempre di più. Quindi questa Europa che è diversa, dicono, dalle altre culture, si comporti in maniera universale e diversa, dia un grande segnale di cultura unica, se lo è”.

Cosa si perde chi crede di vincere

Gli chiediamo perché è così facile riarmarsi ed è così difficile trattare, sedersi al tavolo. “Il problema - spiega - è che la bandiera bianca significherebbe rendere indietro quello che abbiamo preso. La bandiera bianca apre il periodo di risarcimento - non rinascimento o risorgimento - e significa cedere qualcosa”. “Si ha paura di non vincere - aggiunge Bergonzoni -  ma non sa cosa perde chi crede di vincere. In questo momento la pace non può essere una pace giusta, se aspettiamo la pace giusta arriviamo all'estinzione, quindi deve essere una pace compromessa, diplomatica, concedente, trattante e significa che non puoi essere tu che vinci, allora dividi et impera o unisci e impara”. “Il problema - spiega - è che la pace non è erotica, la pace risulta infantile, risulta banale, la guerra è più eroica, più epica e non c'è niente da fare, prevale l'animalità di noi uomini”. "Leonardo Da Vinci ha fatto il Cenacolo e ha inventato delle cose utopiche che nessuno avrebbe detto si sarebbero realizzate", aggiunge Bergonzoni. "Oggi, Leonardo è una società italiana che fa aerei civili e militari che tutte le sere dall'abitacolo, non dal cenacolo, crea delle 'ultime cene', perché bombarda delle persone che non ci saranno mai più" 

 

Il "tavolo delle trattative" realizzato con le protesi delle vittime delle guerre
Il "tavolo delle trattative" realizzato con le protesi delle vittime delle guerre

Dobbiamo diventare sovrumani

“Anche il cardinale Zuppi, l'arcivescovo di Bologna, che ho la fortuna di frequentare e conoscere - aggiunge l'autore del 'tavolo delle trattative' - dice sempre che dobbiamo tornare umani. Ma il problema è che per tornare umani bisogna esserlo stato. Noi dobbiamo diventare sovrumani, manca sovrumanità, manca santità. Non è possibile che siano santi sempre gli altri o pochi. Lo dico anche alla Chiesa: non chiedete solo di essere umili. In questo momento dobbiamo fare un salto quantico, un salto in altro, dobbiamo salire, trascendere, se non trascendiamo noi, moriremo. Ed è peccato che però a morire siano sempre gli altri”. “Ecco che cosa dobbiamo fare, dobbiamo collegarci, non si può dividere il mondo in buoni, i cattivi, lui, lei, l'altro... Dobbiamo aprire: questo costa molto, ma la mia domanda è: l'estinzione costa poco?”.

Un tavolo che cammina

Il “tavolo delle trattative”, inaugurato a febbraio a Bologna e passato a Roma per “LibriCome” 2025, è, nell’intenzione del suo creatore, il primo di una serie di tavoli. Saranno tutti donati ad Emergency perché li possa vendere in un'asta di beneficenza.  “Io non vendo queste opere”, ci spiega. “Però prima devono camminare, devono andare in Europa. Ci si devono sedere tutti, la von der Leyen si deve sedere lì, deve toccarla”. “A Bologna - racconta - ho fatto sedere attorno al tavolo il rappresentante della comunità islamica, quello della Comunità ebraica, il sindaco della città e il cardinale Zuppi e gli ho invertito i nomi: Zuppi era diventato sindaco di Bologna, Yassine Lafram era diventato rappresentante della Comunità ebraica e Daniele De Paz era diventato quello della comunità musulmana. Li ho invertiti tutti e gli ho chiesto di parlare sentendosi l'altro ed è stata una performance meravigliosa”. Ecco a cosa possono servire un’installazione artistica e il teatro, in tempi di guerra.

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25 marzo 2025, 10:00