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Francesco: il male non viene da Dio, ma dai peccati dell'uomo

Nel Vangelo odierno, Gesù spiega che disgrazie e sventure non sono da attribuire a Dio. Allo stesso modo, afferma il Papa all’Angelus, i terribili fatti di queste settimane non sono un castigo dell’Onnipotente. “È il peccato che produce la morte; sono i nostri egoismi a lacerare le relazioni; sono le nostre scelte sbagliate e violente a scatenare il male”. La vera soluzione è la conversione

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Mentre tragiche notizie accompagnano questi giorni e ci si sente impotenti dinanzi al male, Papa Francesco all'Angelus rilancia interrogativi che oggi sorgono spontanei: “Si tratta forse di un castigo di Dio? È Lui a mandare una guerra o una pandemia per punirci dei nostri peccati? E perché il Signore non interviene?”.  Il Pontefice richiama, a tal proposito, l’insegnamento offerto da Gesù nel Vangelo odierno in cui commenta alcuni fatti di cronaca e contesta l’idea di imputare a Dio i nostri mali. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Dio non ci tratta secondo i nostri peccati, ma secondo la sua misericordia

Occorre stare attenti, avverte Francesco: “Quando il male ci opprime rischiamo di perdere lucidità e, per trovare una risposta facile a quanto non riusciamo a spiegarci, finiamo per incolpare Dio" attribuendogli “le nostre disgrazie e le sventure del mondo”. "E tante volte - aggiunge il Papa - la brutta e cattiva abitudine delle bestemmie viene da qui". Ma in realtà Dio “ci lascia sempre liberi”, “non interviene mai imponendosi, solo proponendosi”, “non usa mai violenza e, anzi, soffre per noi e con noi!”. “Da Dio non può mai venire il male” afferma il Papa, perché “‘non ci tratta secondo i nostri peccati’, ma secondo la sua misericordia”.

Ma invece di incolpare Dio, dice Gesù, bisogna guardarsi dentro: è il peccato che produce la morte; sono i nostri egoismi a lacerare le relazioni; sono le nostre scelte sbagliate e violente a scatenare il male. A questo punto il Signore offre la vera soluzione: qual è? La conversione: “Se non vi convertite – dice il Signore –, perirete tutti allo stesso modo”. È un invito pressante, specialmente in questo tempo di Quaresima. Accogliamolo con cuore aperto. Convertiamoci dal male, rinunciamo a quel peccato che ci seduce, apriamoci alla logica del Vangelo: perché, dove regnano l’amore e la fraternità, il male non ha più potere!

Convertirsi non è facile, ma Dio è paziente

E se la conversione è la strada che l’uomo deve imboccare di fronte al peccato, Francesco ricorda che Dio conosce la debolezza dell’uomo. Poiché “sa che convertirsi non è facile", "che tante volte ricadiamo negli stessi errori e negli stessi peccati; che ci scoraggiamo e, magari, ci sembra che il nostro impegno nel bene sia inutile in un mondo dove il male pare regnare”, spiega il Papa, Gesù “ci incoraggia con una parabola che racconta la pazienza di Dio verso di noi”. È la parabola dell’albero di fichi che non porta frutti, ma che non viene tagliato e al quale viene concesso altro tempo, un’altra possibilità. Un bel nome di Dio sarebbe “il Dio di un’altra possibilità”, prosegue il Pontefice, perchè "sempre ci dà un’altra opportunità".

Così è la sua misericordia. Così fa il Signore con noi: non ci taglia fuori dal suo amore, non si perde d’animo, non si stanca di ridarci fiducia con tenerezza. Fratelli e sorelle, Dio crede in noi! Dio si fida di noi e ci accompagna con pazienza. La pazienza di Dio con noi. Non si scoraggia, ma ripone sempre speranza in noi. Dio è Padre e ti guarda da padre: come il migliore dei papà, non vede i risultati che non hai ancora raggiunto, ma i frutti che potrai ancora portare; non tiene il conto delle tue mancanze, ma incoraggia le tue possibilità; non si sofferma sul tuo passato, ma scommette con fiducia sul tuo futuro.

Il Papa conclude ribadendo che "Dio ci è vicino", con misericordia e tenerezza, che lo stile di Dio è la vicinanza. E invita a chiedere a Maria di infonderci speranza e coraggio e di accendere in noi il desiderio della conversione.

Pace in Ucraina

Dopo la preghiera mariana dell'Angelus, Francesco lancia un nuovo appello perchè si ponga fine alla guerra in Ucraina, che definisce "un massacro insensato" per il quale non c'è giustificazione. Rivolge inoltre il suo pensiero ai rifugiati e a quanti stanno soffrendo a causa dei bombardamenti, ricordando che il 25 marzo, consacrerà, in comunione con tutti i vescovi del mondo, l'Ucraina e la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Infine, tra i fedeli presenti in piazza San Pietro, il Papa saluta le diverse realtà del soccorso radunatesi in occasione del trentennale di fondazione del "118" che hanno sfilato in via della Conciliazione, il Rinnovamento Carismatico Cattolico "Charis", l’unico riconosciuto ufficialmente, e i membri del Movimento dei Focolari. 

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20 marzo 2022, 12:35

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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