Francesco: le persone che amano i più fragili sono i "benedetti" di Dio
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La carità come criterio per definirsi amici del Re, Gesù, e per distinguere il suo regno da quelli del mondo, è al centro del pensiero del Papa all'Angelus di oggi. Un Angelus che per la prima volta il Papa, affetto da ieri da un leggero stato influenzale, recita dalla cappella di Casa Santa Marta in diretta televisiva, diversamente ma in modo analogo da quanto fatto durante il periodo del lockdown per il Covid, quando aveva pronunciato la preghiera mariana dall'interno del Palazzo apostolico senza affacciarsi su Piazza San Pietro.
Grazie per la vostra presenza
La riflessione preparata viene letta da monsignor Paolo Braida, capo ufficio della Segreteria di Stato. Ma è Francesco ad aprire l'appuntamento domenicale con parole di saluto ai circa 12 mila fedeli e pellegrini convenuti in Piazza, che lo seguono grazie ai maxischermi, e a quelli collegati via tv, radio e streaming:
Cari fratelli e sorelle, buona domenica! Oggi, non posso affacciarmi dalla finestra perché ho questo problema di infiammazione ai polmoni e a leggere la riflessione sarà monsignor Braida che le conosce bene perché è lui che le fa e le fa sempre così bene. Grazie tante per la vostra presenza.
Il giudizio finale
La catechesi commenta il brano odierno del Vangelo di Matteo, quello in cui Gesù parla del giudizio finale raccontando di un Re che, seduto sul trono davanti a cui sono radunati tutti i popoli, separa da una parte i "benedetti" e dall'altra i "maledetti" assegnando a ciascuno il premio o il castigo eterno. Ma, si domanda il Papa, quali sono i criteri di tale separazione? Non quelli del mondo per cui un uomo potente gratifica chi l'ha aiutato a raggiungere ricchezza e potere. Gli amici di questo Re, secondo Gesù, sono altri:
Sono coloro che lo hanno servito nelle persone più deboli. Questo perché il Figlio dell’uomo è un Re completamente diverso, che chiama i poveri “fratelli”, che si identifica con gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli ammalati, i carcerati, e dice: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me".
Tante le situazioni di sofferenza
Il Re di cui parla il Vangelo guarda alle realtà "purtroppo sempre molto attuali" di sofferenza e di fragilità che contraddistinguono tanti. Francesco ne nomina alcune :
Affamati, persone senza tetto, spesso vestite come possono, affollano le nostre strade: le incontriamo ogni giorno. E anche per ciò che riguarda infermità e carcere, tutti sappiamo cosa voglia dire essere malati, commettere errori e pagarne le conseguenze.
Il Figlio dell'Uomo predilige i più fragili
Secondo la logica di Gesù i "benedetti" sono dunque coloro che rispondono a queste necessità con amore, mettendosi al servizio dei più bisognosi, "facendosi vicini" concretamente. Il Papa ribadisce:
E questo perché Gesù, il nostro Re che si definisce Figlio dell’uomo, ha le sue sorelle e i suoi fratelli prediletti nelle donne e negli uomini più fragili. La sua “sala regale” è allestita dove c’è chi soffre e ha bisogno di aiuto. Questa è la “corte” del nostro Re. E lo stile con cui sono chiamati a distinguersi i suoi amici, quelli che hanno Gesù per Signore, è il suo stesso stile: la compassione, la misericordia, la tenerezza.
"Crediamo nel potere dell'amore?"
Papa Francesco conclude la sua riflessione con alcune domande che ci aiutano a capire da che parte stiamo, se crediamo nell'importanza della misericordia e "nel potere dell'amore", se ci sentiamo coinvolti in prima persona nei bisogni dei sofferenti che troviamo sulla nostra strada, sapendo che questo significa essere amici del Re.
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