Francesco: i cristiani credibili fanno quello che dicono, e curano la vita interiore
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Per essere credibili "come persone e come cristiani", cerchiamo “di praticare quello che predichiamo” senza avere “il cuore doppio” e non preoccupiamoci solo “di mostrarci impeccabili all’esterno” ma prendiamoci cura “della nostra vita interiore nella sincerità del cuore”. E’ l’invito che Papa Francesco rivolge a tutti, questa domenica, commentando, prima della preghiera dell’Angelus, il brano evangelico di san Matteo (23, 1-12), nella liturgia odierna, sulle parole di Gesù agli scribi e farisei “che dicono e non fanno” e che “tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente”, per apparire.
La distanza tra il dire e il fare
Il Papa, nella sua catechesi, si sofferma su due aspetti: “la distanza tra il dire e il fare e il primato dell’esteriore sull’interiore”. Riguardo al primo, sottolinea che alle guide religiose del popolo d’Israele, “che pretendono di insegnare agli altri la Parola di Dio e di essere rispettati in quanto autorità del Tempio”, Gesù contesta “la doppiezza della loro vita: predicano una cosa, ma poi ne vivono un’altra”. Come già lamentava il Signore attraverso il profeta Isaia: “Questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me”.
Questo è il pericolo su cui vigilare: la doppiezza del cuore. Anche noi abbiamo questo pericolo. Questa doppiezza del cuore che mette a rischio l’autenticità della nostra testimonianza e anche la nostra credibilità come persone e come cristiani.
No alla doppiezza, soprattutto se hai responsabilità
Siamo fragili, riconosce Francesco, e quindi sperimentiamo tutti “una certa distanza tra il dire e il fare”. Ma avere “il cuore doppio”, vivere con “un piede in due scarpe” senza farcene un problema, è un'altra cosa. Soprattutto “quando siamo chiamati – nella vita, nella società o nella Chiesa – a rivestire un ruolo di responsabilità”
Ricordiamoci questo: no alla doppiezza! Per un prete, un operatore pastorale, un politico, un insegnante o un genitore, vale sempre questa regola: ciò che dici, che predichi agli altri, impegnati tu a viverlo per primo. Per essere maestri autorevoli bisogna prima essere testimoni credibili.
Il primato dell'esteriore sull'interiore
Il secondo aspetto, “il primato dell’esteriore sull’interiore”, per il Pontefice è una conseguenza del primo. Infatti, “vivendo nella doppiezza, gli scribi e i farisei sono preoccupati di dover nascondere la loro incoerenza per salvare la loro reputazione esteriore”. Perché, “se la gente sapesse cosa c’è davvero nel loro cuore”, sarebbero svergognati, perdendo tutta la loro credibilità. E allora compiono opere per apparire giusti, per “salvare la faccia”.
Il trucco è molto comune: si truccano la faccia, truccano la vita, truccano il cuore… E questa gente “truccata” non sa vivere la verità. E tante volte, anche noi, abbiamo questa tentazione della doppiezza.
Non preoccupiamoci solo di mostrarci impeccabili all'esterno
Papa Francesco conclude chiedendo a tutti un esame di coscienza: “Cerchiamo di praticare quello che predichiamo – è la sua domanda - oppure viviamo nella doppiezza? Diciamo una cosa, e ne facciamo un’altra?"
Siamo preoccupati solo di mostrarci impeccabili all’esterno, truccati, oppure ci prendiamo cura della nostra vita interiore nella sincerità del cuore?
La Vergine Maria, è la sua preghiera finale, “che ha vissuto con integrità e umiltà del cuore secondo la volontà di Dio, ci aiuti a diventare testimoni credibili del Vangelo”.
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