Il Papa a pescatori e sanitari: faticare insieme, sensibili agli scartati dal sistema
Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano
Le origini della Chiesa, trainata inizialmente da un gruppo di pescatori, con sfide che ricalcano quelle affrontate oggi da chi continua a lavorare in mare. Le problematiche legate al mondo sanitario, chiamato a prendersi "cura di chi cura", per non lasciare indietro nessuno, raggiungendo gli "scartati" dal "sistema". Sono queste le cornici del discorso rivolto oggi, 23 novembre, da Papa Francesco ai pescatori provenienti da diverse marinerie italiane e ai partecipanti al convegno "Universalità e sostenibilità dei Servizi Sanitari Nazionali in Europa", che si è tenuto ieri presso la Pontificia Università Lateranense.
Il primo nucleo della Chiesa
Rivolgendosi inizialmente ai pescatori presenti in Aula Paolo VI, il Papa ricorda la recente Giornata Mondiale della Pesca, occorsa lo scorso 21 novembre, a quanto indietro nel tempo risalgano le origini di questa professione. "Ad essa", aggiunge Francesco, "sono legati anche gli inizi della Chiesa, affidata da Cristo a Pietro, che era pescatore in Galilea".
Costanti nella fatica
Nei testi evangelici, chi lavora in mare incarna "atteggiamenti importanti", secondo il Papa. In particolare, "la costanza nella fatica" e negli insuccessi. Atteggiamento che viene richiesto anche ai pescatori di oggi, di fronte a "nuovi urgenti problemi". Francesco ne elenca alcuni: "il difficile ricambio generazionale, i costi che continuano a crescere, la burocrazia che soffoca, la concorrenza sleale delle grandi multinazionali".
Il senso di comunità nell'equipaggio
Ad essi, il Papa contrappone il senso di comunità, di "equipaggio", che accomuna chi lavora in mare. "Pur nella diversità dei ruoli", afferma Francesco, "il successo del lavoro di ciascuno dipende dall'apporto di tutti". La pesca diventa così "scuola di vita" e "simbolo", sempre riprendendo i testi evangelici, della "vocazione degli apostoli".
"Prendersi cura di chi cura"
Il sapere lavorare di squadra, anche nella fatica, è ciò che accomuna il mestiere di pescatore a quello di sanitario. "Prendersi cura di chi cura", è l'invito del Papa; ovvero, riservare per sé stessi le stesse attenzioni rivolte ai pazienti.
Alla raccomandazione di "non trascurarsi", Francesco unisce l'appello a riconoscere la generosità di chi lavora in ambito sanitario, ricambiandola in garanzia di "rispetto, stima e aiuto" nei loro confronti"
Tutti hanno bisogno di cura
"Nessuno può essere emarginato al punto di non essere curato". Il Papa dedica il suo secondo spunto alla "compassione per gli ultimi". Nessuno, infatti "è così autosufficiente da non avere bisogno di cure". In tal senso, i sistemi sanitari hanno sviluppato nel corso della storia una particolare sensibilità "verso chi non è raggiunto dal 'sistema', verso gli scartati".
I santi "chinati sul letto di chi soffre"
Francesco menziona i santi che si sono distinti per la fondazione di ospizi "per malati e pellegrini". Figure "cliniche" nel senso più autentico del termine, ovvero "chinati sul letto di chi soffre": San Giovanni di Dio, San Giuseppe Moscati, Santa Teresa di Calcutta.
Consolazione: insieme nella solitudine
Evidenziando la predilezione nei confronti "di chi, caduto, giace abbandonato sulla strada", tipica delle professioni sanitarie, il Papa dona ai presenti una parola "bellissima": "consolazione, con-solatio, che indica l’essere uniti nella solitudine, che allora non è più solitudine".
La famiglia, "medicina" per sani e malati
Nel notare la presenza di "molte" famiglie, il Papa coglie l'occasione per rimarcare la loro importanza nel contesto delle professioni di pescatore e sanitario. Specialmente per i sacrifici dettati dagli "esigenti" orari di lavoro, che per il loro pieno coinvolgimento della persona e del suo ambiente divengono "arti". Ma anche per il sostegno, donato spesso "nella fatica".
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